Infine, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!

7La prima guerra mondiale post-moderna

di Julio Loredo

Diventa sempre più nitida la percezione che il conflitto che in questi giorni oppone la Russia all’Ucraina sia la prima guerra mondiale post-moderna. Mondiale non nel senso che impegna le forze armate di più Paesi (anche se questa non è un’eventualità da scartare), ma nel senso che colpisce tutto il mondo, scindendo l’opinione pubblica internazionale in due opposti schieramenti, con sempre meno spazio per rimanere “neutrali”. La guerra armata si combatte in Ucraina, ma quella psicologica si gioca a livello planetario.

La guerra ibrida

Da quando, nel secolo VI a.C., Sun Tzu rilevò i fattori psicologici coinvolti in una guerra, questi elementi sono stati sempre presenti, in maggiore o minore grado, in tutti i conflitti che hanno purtroppo insanguinato la storia dell’umanità. A lungo ritenuto un elemento accessorio della guerra, nel secolo XX l’aspetto psicologico ha acquisito un’importanza sempre crescente. Furono creati appositi ministeri per la propaganda, come il Minculpop in Italia, il Reichsministerium für Volksaufklärung und Propaganda in Germania, oppure il Dipartimento di Dezinformatsia del KGB sovietico. All’epoca si parlava ancora della propaganda come elemento coadiuvante in un conflitto.

Man mano, però, gli esperti capirono che si trattava di una guerra a sé – intrecciata al conflitto armato e a quello politico – che poteva a volte vincere battaglie decisive anche da sola. Nacque così il concetto di guerra psicologica (Psychological Warfare), che mette in atto operazioni psicologiche (Psy-ops), spesso più efficaci di quelle belliche. La guerra psicologica, il suo nome lo dice, punta a provocare reazioni psicologiche nella propria opinione pubblica – per spronarla – e soprattutto in quella nemica – per deprimerla. Le vecchie tecniche di persuasione ideologica hanno man mano lasciato il campo a quelle psicologiche. Queste nuove tecniche, scrive Plinio Corrêa de Oliveira, “non sono inferiori [alla propaganda ideologica] e, sotto alcuni aspetti, perfino la superano, come tecniche di persuasione indiretta e implicita”.[1]

Con l’avvento di internet, la guerra psicologica ha dato un salto qualitativo.

L’internet ci ha abituato a vivere in due universi paralleli: l’uno reale e l’altro virtuale. E, sempre più, quello virtuale prende il sopravvento su quello reale. I giovani di oggi – e con essi un numero crescente di adulti – riescono sempre meno a distinguere fra la realtà e l’immaginazione alimentata dalla rete. La psicologa statunitense Jean Twenge, che per anni ha studiato i cambiamenti generazionali, segnala per esempio che i ragazzi oggi praticano meno una sessualità reale che una virtuale, e scambiano volentieri una festa in presenza per un chat in rete.[2] E oggi si affaccia l’inquietante mondo del metaverso, in cui possiamo vivere una vita del tutto virtuale, senza quasi contatti con quella reale. Poche settimane fa, per esempio, i giornali hanno dato notizia del primo “matrimonio” avvenuto nel metaverso.

Questa capacità di creare universi virtuali paralleli ha permesso agli esperti in guerra psicologica di accedere a un livello superiore: la cosiddetta guerra ibrida (Hybrid Warfare). Il termine è stato proposto da Franck Hoffman e designa una teoria della strategia militare che mescola la guerra convenzionale, la guerra irregolare e la guerra informatica.[3] La NATO Review la definisce così: “La guerra ibrida implica un’interazione o una fusione di strumenti di potere convenzionali e non convenzionali e strumenti di sovversione. Questi strumenti sono combinati in modo sincronizzato per sfruttare le vulnerabilità di un antagonista e ottenere effetti sinergici[4].

Un elemento della guerra ibrida, che punta a influenzare la psicologia dei potenziali avversari, consiste nell’impiantare nella loro mente una narrativa che faccia comodo ai propri interessi. Per “narrativa” si intende una spiegazione globale di una certa situazione, che, anche se virtuale, ha una sua logica interna e un suo dinamismo proprio. In altre parole, sembra proprio vera. Ogni narrativa ha, poi, una macchina propagandistica – questa molto reale! – a suo servizio.

Per esempio, una centrale operativa lancia un tweet. Poi, un supercomputer lo riprende e lo ritwitta automaticamente attraverso milioni di account fasulli, fino a farlo diventare un trend, quindi qualcosa di attendibile. L’attendibilità è accresciuta dal fatto che commentatori e propagandisti – il più delle volte troll – lo riprendono nei propri social, fino a trasformarlo in verità stabilita. Elemento essenziale della falsa narrativa è il contenere un nucleo di realtà, altrimenti nessuno ci crederebbe. Attorno a questo nucleo, con tecniche raffinate, si costruisce una narrativa che ha una sua logica interna, ma ormai quasi tutta legata al mondo virtuale.

In questo modo, gli avversari iniziano a operare secondo i parametri di una narrativa creata ad arte dal nemico, senza rendersene nemmeno conto. Sempre più incapaci di distinguere fra la realtà e la narrativa virtuale, si lasciano sedurre da quest’ultima.

Elemento importante nella guerra ibrida – come anzi in ogni operazione di guerra psicologica – è la creazione di una carica di agitazione che, agendo a livello temperamentale, ostacola la fredda e oggettiva percezione della realtà. Le rivoluzioni, lo sappiamo, si fanno sempre nel baccano, mai nella serenità.

La prima volta che si parlò di “guerra ibrida” in un conflitto reale fu durante l’invasione russa della Crimea, nel 2014. Secondo un esperto, [La Russia] ha raggiunto i suoi obiettivi in virtù della fusione di forze speciali ‘negabili’, attori armati locali, potere economico, disinformazione e sfruttamento della polarizzazione socio-politica in Ucraina”.[5]

La pandemia di COVID 19: una prova generale?

Più di un analista ha sollevato l’ipotesi che la surreale polemica che ha accompagnato la pandemia di COVID 19 sia stata una sorta di prova generale di guerra ibrida, almeno nelle sue componenti psicologiche.

Lungo la storia, l’umanità ha conosciuto centinaia di epidemie, dalle piaghe dell’antico Egitto fino alla “spagnola” del secolo scorso. Mai, però, si era visto che un’emergenza sanitaria diventasse anche un confronto ideologico e perfino religioso. A proposito della pandemia di COVID 19, si sono formati due opposti schieramenti. Oltre agli aspetti prettamente scientifici del dibattito, si è trattato dello scontro fra due opposte narrative, ognuna con la sua logica interna, largamente irreducibile a un ragionamento sereno e oggettivo, ognuna con la sua macchina propagandistica. Il dibattito sanitario si è talmente ideologizzato da suggerire che vaccinarsi implicava ipso facto schierarsi col mondialismo libertario e massonico, implicava tradire la vera Chiesa e la Civiltà cristiana; non vaccinarsi equivaleva a proclamare la propria illibatezza cattolica e contro-rivoluzionaria. Gli animi si sono surriscaldati, un clima di frenesia si è impadronito di molti, acuito dalla pressione psicologica provocata dalle assurde imposizioni sanitarie e dalla crisi economica incombente.

Nelle Regole del discernimento, Sant’Ignazio di Loyola insegna che possiamo intuire l’origine di un’azione spirituale dai suoi risultati: buoni o cattivi. Nel primo caso, c’è da pensare che l’azione venga da Dio, nel secondo caso che venga dal demonio. Qual è stato il lascito della polemica sopra menzionata? Il triste spettacolo del mondo cattolico, conservatore e tradizionalista, dilaniato da cima a fondo fra due campi, amicizie spezzate, famiglie divise, movimenti sfasciati… Qui prodest? A chi ha giovato tutta questa polemica?

Il conflitto Russia-Ucraina

Il clima di frenesia e di divisione provocato dalla pandemia non si era ancora placato, quand’ecco che scoppia un conflitto armato sul confine orientale dell’Europa. E, senza soluzione di continuità, i due opposti schieramenti sorti nel corso della polemica sanitaria, diventano – grosso modo – i due opposti schieramenti riguardo alle parti in conflitto. Il che fa sorgere il sospetto che, dal punto di vista della guerra psicologica, fra i due eventi ci possa essere una relazione non del tutto aleatoria.

Lungi da me disprezzare le ragioni che hanno portato tante persone benintenzionate verso il campo putiniano. Le capisco. Discepolo del prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso dovette affrontare una simile situazione riguardo al nazismo,[6] mi sia permesso però di suggerire un po’ di prudenza. 

I russi sono diventati maestri nell’arte della guerra ibrida. La chiamano Guerra di Nuova Generazione, una teoria della guerra non convenzionale che privilegia gli aspetti psicologici, centrati sulle persone. Qualcuno dirà: ma anche l’Occidente utilizza la guerra ibrida. Infatti, si tratta di una tecnica ormai diffusa. Non si tratta di opporre una narrativa a un’altra, ma di fare un appello alla serenità e all’oggettività. Altrimenti corriamo il rischio di prendere l’ennesima bidonata. Di fronte a due posizioni, nessuna delle quali consone alla dottrina e allo spirito di Santa Romana Chiesa, dobbiamo conservare la nostra indipendenza intellettuale, proclamando con Plinio Corrêa de Oliveira: I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti, antimassoni… appunto perché cattolici.[7]

La prospettiva di Fatima

Non esiste oggettività più perfetta che il giudizio di Colui che è il Padrone della storia, e che nel 1917 parlò all’umanità per bocca della Sua Madre Santissima, la Madonna, a Fatima.

Alla luce del messaggio di Fatima, il quadro dei nostri giorni è chiarissimo. Ci troviamo alle mosse finali di una lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che potremmo chiamare di lotta mortale, se uno dei contendenti non fosse immortale. L’aspetto più dinamico della Rivoluzione erano allora gli “errori della Russia”, cioè il comunismo. Oggi siamo di fronte a una Rivoluzione molto peggiore: quella morale e culturale, continuatrice del comunismo. L’unica risposta efficace è la Contro-Rivoluzione. Diceva Plinio Corrêa de Oliveira: “Il nostro leit-motiv dev’essere la Civiltà cattolica, apostolica, romana nella sua integrità, nella sua assolutezza e minuziosità. Ecco quello che dobbiamo desiderare!”.

Non dobbiamo mai perderci d’animo, né prendere delle facili scorciatoie (soprattutto quando suggerite dalla propaganda). Dobbiamo mantenere il nostro spirito fisso sulla considerazione delle prospettive ultime del messaggio della Madonna di Fatima. Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili, verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di MariaInfine, il mio Cuore Immacolato Trionferà. È una prospettiva grandiosa di universale vittoria del Cuore regale e materno della santissima Vergine. È una promessa pacificante, attraente e soprattutto maestosa ed entusiasmante.

Note

[1] Plinio Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito e Dialogo, Edizioni Il Giglio, Napoli 2012, pp. 15-16.

[2] Jean M. Twenge, Iperconnessi. Perché i ragazzi oggi crescono meno ribelli, più tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti, Einaudi, 2017.

[3] Franck Hoffman, Conflict in the 21st Century: The Rise of Hybrid Wars, Arlington, Virginia: Potomac Institute for Policy Studies, 2007.

[4] Arsalan Bilal, “Hybrid Warfare – New Threats, Complexity, and ‘Trust’ as the Antidote”, NATO Review, 30 novembre 2021.

[5] Ibid.

[6] Cfr. Roberto de Mattei, Il crociato del secolo XX. Plinio Corrêa de Oliveira, Piemme 1996, pp. 75ss.

[7] Plinio Corrêa de Oliveira, “Pela grandeza e liberdade da Ação Católica”, O Legionário, n. 331, 13 gennaio 1939.

Fonte: TFP – Tradizione Famiglia Proprietà

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Pubblicato da gianluca05

Pace: l’altra condizione della Madonna di Julio Loredo Da quando Papa Francesco ha annunciato che consacrerà la Russia (e l’Ucraina) al Cuore Immacolato di Maria, insieme a tutti i vescovi del mondo – ai quali ha rivolto un preciso appello in questo senso – tutto il mondo cattolico vive nell’attesa di questo storico evento. C’è chi, mosso da spirito pio, vede nel gesto pontificio una soluzione definitiva che metterà fine alla guerra, porterà alla conversione della Russia e al risanamento morale del mondo moderno. Altri, invece, mossi da spirito critico, vi segnalano possibili omissioni e contraddizioni. In ogni caso, bisogna rimarcare come l’annuncio di Papa Francesco – mettendo Fatima al centro degli avvenimenti contemporanei – abbia toccato una fibra profonda nell’opinione pubblica mondiale. L’atto di Francesco si collega a una precisa richiesta fatta dalla Madonna a Fatima nel 1917. Parlando ai pastorelli, la Madonna volle parlare al mondo intero, esortando tutti gli uomini alla preghiera, alla penitenza, all’emendazione della vita. In modo speciale, Ella parlò al Papa e alla sacra Gerarchia, chiedendo loro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato. Queste richieste, la Madre di Dio le fece di fronte alla situazione religiosa in cui si trovava il mondo intero all’epoca delle apparizioni. La Madonna indicò tale situazione come estremamente pericolosa. L’empietà e l’impurità avevano a tale punto preso possesso della terra, che per punire gli uomini sarebbe esplosa quella autentica ecatombe che fu la Grande Guerra 1914-1918. Questa conflagrazione sarebbe terminata rapidamente, e i peccatori avrebbero avuto il tempo di emendarsi, secondo il richiamo fatto a Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, una suprema ecatombe, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per i cattolici: “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa (...) I buoni saranno martirizzati. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”. “Per impedire tutto questo – continua la Madonna – verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”. Dopo un periodo di estrema tribolazione e di terribili castighi “come non si sono mai visti” (santa Giacinta di Fatima), la Madonna promette il trionfo finale: “Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”. Ancor oggi gli esperti discutono sulla validità o meno delle varie consacrazioni fatte da Pio XII e da Giovanni Paolo II. La Madonna aveva posto tre condizioni: che la consacrazione fosse fatta dal Sommo Pontefice, che menzionasse la Russia, e che fosse fatta in unione con tutti i vescovi del mondo. In un modo o nell’altro, a tutte le consacrazioni – 1942, 1952, 1982, 1984 – mancava almeno una di delle condizioni. Dopo aver affermato perentoriamente che la consacrazione del 1984, fatta da Giovanni Paolo II, non era valida, la veggente suor Lucia aveva cambiato opinione, attestando invece la sua conformità a quanto richiesto dalla Madonna. Questa è la posizione più diffusa negli ambienti della Chiesa e fra i fedeli in generale. Non vogliamo entrare in un tema tanto complesso. Facciamo però notare che, alla Cova da Iria, la Madonna indicò due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi con cui ci minacciava. Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio. E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che oggi, molto più che nel 1917, lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta, e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi. A questo punto bisogna fare una osservazione, e cioè che, se non si vedessero le cose in questo modo, il messaggio di Fatima sarebbe assurdo. Infatti, se la Madonna affermò nel 1917 che i peccati del mondo erano giunti a un tale livello da richiedere il castigo di Dio, non parrebbe logico che questi peccati siano continuati ad aumentare per più di mezzo secolo, che il mondo si sia rifiutato ostinatamente e fino alla fine di prestare ascolto a quanto gli fu detto a Fatima, e che il castigo non arrivi. Sarebbe come se Ninive non avesse fatto penitenza e, nonostante tutto, le minacce del profeta non si fossero realizzate. Per di più, la stessa consacrazione richiesta dalla Madonna non avrebbe l’effetto di allontanare il castigo se il genere umano dovesse restare sempre più attaccato alla empietà e al peccato. Infatti, fintanto che le cose staranno così, la consacrazione avrà qualcosa di incompleto. Insomma, siccome non si è operato nel mondo l’enorme trasformazione spirituale richiesta alla Cova da Iria, stiamo sempre più avanzando verso l’abisso. E, nella misura in cui avanziamo, tale trasformazione sta diventando sempre più improbabile. Applaudiamo l’atto di Papa Francesco e ci sommiamo toto corde a esso se seguirà i requisiti posti dalla Madonna a Fatima. Tuttavia, finché a questo atto non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro l’immoralità dilagante – aborto, omosessualità, LGBT, mode indecenti, pornografia, gender e via dicendo – la semplice consacrazione della Russia – per quanto gradita alla Divina Provvidenza – non allontanerà il castigo. Mi sia permesso di sollevare un’altra perplessità, e non di piccolo peso. A Fatima la Madonna indicò, come l’elemento allora più dinamico del processo rivoluzionario che portava l’umanità verso l’abisso, gli “errori della Russia”, ossia il comunismo, che proprio nell’Unione Sovietica trovò la sua sede e fuoco di espansione. Non ci sarà una vera conversione finché questa ideologia non sarà rigettata in ogni sua manifestazione. Ora, proprio in questo campo il pontificato di Papa Francesco si è contraddistinto per la sua prossimità all’estrema sinistra: dalla vicinanza alla dittatura cubana, al sostegno ai “movimenti popolari” latinoamericani di matrice marxista, senza dimenticare i contatti col patriarca Kiryll, che della dittatura sovietica fu fedele servitore e propagandista. Anche qui, salvo miglior giudizio, ci sembra che, finché all’atto di venerdì a San Pietro non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro il comunismo e i suoi epigoni, la sola consacrazione della Russia non fungerà da toccasana per risparmiare una catastrofe alla civiltà contemporanea. Fonte: TFP - Tradizione Famiglia Proprietà -

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