Con l’avvicinarsi del Sinodo panamazzonico, cresce il numero delle voci preoccupate. Fino a pochi mesi fa, il Sinodo sembrava un evento quasi folcloristico, un’eco da terre lontane e misteriose senza alcun impatto sul continente europeo. Ora comincia ad essere visto nella sua giusta dimensione: una minaccia ai fondamenti della Chiesa universale e della Fede.
Questa nuova percezione è aiutata dal massiccio coinvolgimento della Chiesa cattolica in Germania nella preparazione del Sinodo. Particolarmente forte è stata la partecipazione tedesca alla riunione semisegreta della Commissione preparatoria svoltasi di recente in Vaticano. Appare chiaro che certe correnti teologiche progressiste d’oltralpe stanno approfittando del Sinodo amazzonico per imporre i propri schemi eversivi.
Edward Pentin, il corrispondente da Roma del National Catholic Register , ha giustamente affermato: “C’è un forte sospetto che i vescovi tedeschi stiano usando il Sinodo per approvare il proprio programma, che è fondamentalmente quello di cambiare l’insegnamento della Chiesa sulla morale e soprattutto sulle questioni sessuali. Come se volessero entrare dalla porta sul retro. In cima all’agenda del partito tedesco c’è l’ordinazione degli uomini sposati e la ridefinizione del ministero sacerdotale per includere le donne.
Al tempo del Concilio Vaticano II si usava un’espressione per indicare l’origine tedesca delle dottrine riformiste allora proposte dalla sinistra ecclesiastica. Si diceva che “il Reno sfocia nel Tevere”, che era anche il titolo di un famoso libro di p. Ralph Wiltgen. Ora, il molto più potente Rio delle Amazzoni si è unito al Reno.
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Una figura centrale nella Commissione preparatoria è il vescovo di origine austriaca Erwin Kräutler, direttore della Rete ecclesiale panamazzonica ( REPAM ). Da molti anni è strettamente legato all’estrema sinistra brasiliana, fino a prendere parte in prima persona ad atti di protesta politica. Oggi è uno dei principali promotori delle cosiddette correnti indigeniste. Mons. Kräutler è stato anche uno dei principali consulenti dell’enciclica Laudato si’ , base dottrinale del Sinodo. Si dice che abbia proposto a papa Francesco l’idea di un Sinodo per l’Amazzonia.
Era presente anche mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen e presidente dell’organizzazione umanitaria latinoamericana Adveniat , della Conferenza episcopale tedesca. Il suo ruolo non è piccolo; controlla il vasto flusso di denaro tedesco verso l’America Latina. Le sue idee sono molto chiare: «Il Sinodo sull’Amazzonia sarà un punto di svolta per tutta la Chiesa. Niente sarà come prima ”.
Non poteva certo mancare il cardinale Walter Kasper, noto per le sue posizioni eterodosse, soprattutto in teologia morale. Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e uno dei promotori della rivoluzione sessuale in teologia, è stato invitato ma non ha potuto venire per motivi di salute. Altre figure presenti alla riunione semisegreta della Commissione preparatoria sono state il teologo Josef Sayer, ex amministratore delegato del MISEREOR, il canonista Thomas Schüller e l’ex suora Doris Wagner-Reisinger.
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Non è un caso, quindi, che la reazione più forte al Sinodo (ad oggi) sia arrivata da un prelato tedesco: il cardinale Walter Brandmüller, già presidente del Pontificio Comitato di scienze storiche. In una dichiarazione che è circolata in tutto il mondo, il cardinale ha affermato: “Va affermato ora con insistenza che l’ Instrumentum laboris contraddice l’insegnamento vincolante della Chiesa in punti decisivi e deve quindi essere qualificato come eretico. L’ Instrumentum Laboris per il Sinodo dell’Amazzonia costituisce un attacco ai fondamenti della Fede, e in un modo che finora non era stato ritenuto possibile. Quindi deve essere respinto con tutta risolutezza.
Oltre al contributo del “Reno” al prossimo Sinodo panamazzonico, cioè cambiando la disciplina canonica per consentire il clero sposato e le donne diaconesse, il cardinale Brandmüller analizza in profondità l’input del “Fiume Amazzonico”. Il Sinodo si propone nientemeno che di reinterpretare l’intera Chiesa dalle sue fondamenta in chiave “amazzonica”. Vogliono realizzare una nuova “ Chiesa dal volto amazzonico ”.
L’ Instrumentum laboris chiama l’Amazzonia un “locus theologicus”, cioè una fonte della rivelazione divina, ribaltando così il metodo teologico tradizionale. La Chiesa non deve più evangelizzare l’Amazzonia, ma l’Amazzonia deve “convertire” la Chiesa. Tuttavia, questa “conversione” non va intesa nel senso tradizionale, cioè abbandonare il peccato per praticare la virtù. Invece, è una “conversione ecologica”. In altre parole, il culto della Natura sostituisce quello di Dio. Il documento di lavoro vaticano non menziona le Sacre Scritture come fondamento della Verità. In effetti, questi fondamenti vengono reinterpretati alla luce delle religioni naturali dei nativi amazzonici.
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Il monaco e teologo benedettino p. Ha ragione Giulio Meiattini: “Questa è la mossa più ardita che potesse essere pensata e tentata dalla segreteria di un sinodo della Chiesa cattolica. Il documento [ Instrumentum laboris ] propone e contiene niente di meno che un capovolgimento ab imis fundamentis dell’idea stessa di Chiesa e di fede cristiana».
Se il Reno che si riversa nel Tevere ha causato il disastro postconciliare, cosa ci si può aspettare dal ben più possente Rio delle Amazzoni?
Giulio Loredo 18 luglio 2019
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