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5L’accordo nucleare con l’Iran, Hitler e gli Ayatollah

L’accordo nucleare con l’Iran, Hitler e gli Ayatollah

L’accordo di Vienna del 14 luglio 2015 sullo sviluppo e l’uso dell’energia nucleare da parte dell’Iran e la revoca delle sanzioni riporta inevitabilmente alla mente l'”Accordo di Monaco” stipulato dai governi di Gran Bretagna e Francia con il dittatore nazista Adolf Hitler il 30 settembre 1938.

Credere alla parola di Hitler…

Hitler chiese la resa dei territori in Cecoslovacchia (Sudeti) i cui abitanti parlavano tedesco come condizione per preservare la pace in Europa. Ha assicurato alle altre potenze che la resa di queste regioni sarebbe stata la sua ultima richiesta territoriale.

I rappresentanti di Gran Bretagna e Francia – i primi ministri Neville Chamberlain ed Edouard Daladier – si fidarono della parola del dittatore nazista e firmarono l’accordo che autorizzava la Germania ad annettere quei territori come mezzo per “salvare la pace”.

Invece di “Pace per il nostro tempo”, la più sanguinosa delle guerre

Tornando a Londra quel giorno, il primo ministro britannico Neville Chamberlain disse davanti a una folla esultante che questo accordo aveva assicurato “la pace per il nostro tempo”.

Meno di sei mesi dopo, tuttavia, il 15 marzo 1939, le truppe tedesche occuparono il resto della Cecoslovacchia e nel settembre dello stesso anno invasero la Polonia, dando così inizio alla seconda guerra mondiale, in cui morirono circa 75 milioni di persone.

Nutrire la bestia per placarla?

La storia ha dimostrato il fallimento della politica di “appeasement” di Neville Chamberlain nei confronti di Hitler, che pretendeva concessioni sempre maggiori.

Oggi la stessa politica viene applicata all’Iran ed è giusto temere che abbia gli stessi risultati.

Credere ai leader iraniani…

L’accordo di Vienna del 14 luglio 2015:

   consente all’Iran di mantenere la maggior parte della sua infrastruttura di arricchimento nucleare e di far funzionare le sue centrifughe, consacrandolo come stato di soglia nucleare e consentendo la sua rapida evasione come stato dotato di armi nucleari;
   consente all’Iran di sviluppare missili balistici con cui colpire l’America;
   consente all’Iran di dotarsi di armi nucleari tra dieci anni;
   abolisce molte delle sanzioni statunitensi imposte all’Iran dalla crisi degli ostaggi dell’ambasciata iraniana del 1979, anche se l’Iran è il principale sostenitore statale mondiale del terrorismo;
   premia il regime degli Ayatollah con la restituzione di circa 100 miliardi di dollari in beni iraniani congelati dopo la crisi degli ostaggi dell’ambasciata e che sarà libero di utilizzare nella sua jihad contro l’America;
  consente alle imprese internazionali di investire in Iran generando ancora più finanziamenti per il regime per diffondere la rivoluzione islamista;
   mette in atto un risibile sistema di ispezioni “sorveglia la volpe sul pollaio” per controllare l’adempimento da parte dell’Iran delle sue promesse;
   è un’enorme vittoria della guerra psicologica per l’Iran, che rafforza così il regime islamista, mentre indebolisce notevolmente la leadership dell’America nel mondo;
   innesca una corsa agli armamenti in Medio Oriente, poiché gli alleati degli Stati Uniti e gli avversari iraniani vedono l’America come il garante della pace sempre più inaffidabile nella regione.

L’accordo con l’Iran si basa sulle promesse fatte dai rappresentanti di quel paese. Ma a che servono le promesse del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e del presidente Hassan Rouhani se il vero potere politico è conferito agli ayatollah?

“Il leader supremo dell’Iran”

Infatti, la massima autorità politica e religiosa della Repubblica islamica dell’Iran è l’Ayatollah Sayyed Ali Hosseini Khamenei, che detiene i titoli di “Guida suprema dell’Iran” e “Leader della rivoluzione” compiuti nel 1979. È anche il Comandante supremo delle Forze Armate, guida la politica estera e decide su questioni relative alla guerra e alla pace.

Pertanto, nel valutare le possibilità che l’Iran mantenga le promesse fatte a Vienna, è imperativo accertare ciò che il “leader supremo dell’Iran”, l’Ayatollah Ali Khamenei, pensa degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti sono il “diavolo incarnato” e devono essere distrutti
Khamenei considera l’America “il diavolo incarnato” e quattro giorni dopo la firma dell’accordo a Vienna, ha applaudito “Morte all’America” ​​cantando masse iraniane, chiedendo a Dio di ascoltare le loro preghiere:

Durante le manifestazioni giornaliere di Al-Quds la scorsa settimana, Khamenei ha osservato con apprezzamento: “Avete sentito ‘Morte a Israele’, ‘Morte agli Stati Uniti’. Potresti sentirlo. L’intera nazione è stata scossa da questi slogan. Non era solo confinato a Teheran. L’intera nazione, si poteva sentire, era coperta da questo grande movimento. Quindi chiediamo a Dio Onnipotente di accettare queste preghiere del popolo iraniano”.

Queste affermazioni e i sentimenti che esprimono danno fiducia che l’Iran manterrà la sua parola e ci si può fidare durante questi dieci anni?
E ha senso firmare un accordo con un regime fanatico che ha promesso di distruggerci, dotandolo di armi nucleari solo dieci anni dopo?

Il Medio Oriente può incendiare il mondo

Il Medio Oriente è una delle parti più sensibili del mondo e un conflitto nucleare in questa regione può coinvolgere l’intero pianeta.
L’accordo di Monaco con Hitler portò a una sanguinosa guerra che durò cinque anni con milioni di vittime. Ora ci viene chiesto di accettare un accordo che consentirà l’accesso alle armi nucleari a un paese dominato da fanatici che odiano l’America. Una nuova guerra nucleare può provocare molte più distruzioni e in molto meno tempo rispetto alla carneficina a cui si è assistito durante la seconda guerra mondiale.

L’America può permettersi di correre questo rischio?

Prudenza e Fortezza, virtù necessarie

Unendosi a milioni di americani preoccupati, l’American Society for the Defense of Tradition Family and Property – TFP esorta rispettosamente i leader politici della nostra nazione a non lasciarsi trascinare da un ottimismo imprudente e infondato, ma piuttosto ad abbandonare questo cattivo affare ricordando il ammonimento dalla Scrittura: “I prudenti vedono il pericolo e si rifugiano, ma i semplici vanno avanti e pagano la pena” (Proverbi 22:3).

Possa la Beata Vergine Maria, Madre del Principe della Pace (Is 9,6), ottenere dal suo Divin Figlio grazie di prudenza, fortezza e soprattutto saggezza per i leader della nostra nazione in questo pericoloso crocevia della storia americana.

TFP americana 7 settembre 2015

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