
Il Papa come custode della verità rivelata, non suo arbitro
Il Papa non ha l’autorità per permettere ai divorziati “risposati” di ricevere la Santa Comunione?
No. Poiché gli insegnamenti della Chiesa provengono da Dio stesso, nemmeno un Papa ha l’autorità per cambiarli. Né ha l’autorità per allentare nessuno dei comandi di Dio che ci richiedono di ordinare la nostra vita sulla Sua verità. Il Papa ha l’autorità di stabilire o modificare la disciplina della Chiesa in alcune questioni, ma anche in questo caso solo in modi coerenti con la Verità rivelata e la salvezza delle anime.
Deriva dalla legge divina la disposizione del diritto canonico che vieta di ammettere alla santa comunione coloro che perseverano ostinatamente in peccato grave manifesto. Quindi nemmeno un Papa può introdurre cambiamenti legislativi o prassi pastorali che si oppongano a questa fondamentale legge e insegnamento della Chiesa.
Ci sono dirigenti della Chiesa che offrono una solida guida ai fedeli in queste questioni?
Sì. I cardinali Carlo Caffarra e Raymond Burke e il vescovo Athanasius Schneider sono tra i principali firmatari della Dichiarazione di fedeltà all’insegnamento immutabile della Chiesa e alla sua disciplina ininterrotta sul matrimonio . Le centinaia di fedeli sacerdoti che hanno firmato questa dichiarazione affermano che mentre le piaghe del divorzio e della depravazione sessuale si diffondono ovunque, anche nella vita della Chiesa, è dovere dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli cattolici dichiarare, con una sola voce, la loro fedeltà agli immutabili insegnamenti della Chiesa sul matrimonio, come pure alla sua disciplina ininterrotta, come ricevuta dagli Apostoli, cioè:
Che una coscienza ben formata non giungerà mai alla conclusione che, dati i limiti di una persona, il suo rimanere in una situazione oggettivamente peccaminosa possa essere la sua migliore risposta al Vangelo, né che questo è ciò che Dio stesso gli chiede;
Che le persone non possono considerare il sesto comandamento e l’indissolubilità del matrimonio come semplici ideali da perseguire;
Quel discernimento personale e pastorale non può mai portare i divorziati civilmente “risposati” a concludere che la loro unione adultera possa essere moralmente giustificata dalla “fedeltà” al nuovo partner, che sia impossibile recedere dall’unione adultera, o che, così facendo , si esporrebbero a nuovi peccati;
Che i divorziati civilmente “risposati” e che non possono adempiere al grave obbligo di separarsi, sono moralmente obbligati a vivere da fratello e sorella e ad essere particolarmente vigili per non dare scandalo;
Che non c’è una via di mezzo tra l’essere nella grazia di Dio e l’essere privati di essa dal peccato mortale, e quindi che la crescita spirituale per chi vive in uno stato oggettivo di peccato consiste nell’abbandonare quella situazione;
Che la complessità delle situazioni e il diverso grado di responsabilità tra i casi non impediscono ai parroci di concludere che coloro che hanno unioni irregolari si trovino in uno stato oggettivo di peccato grave manifesto;
E che i divorziati civilmente “risposati” e che permangono nel loro stato oggettivo di adulterio, non possono mai essere considerati dai confessori viventi in stato di grazia oggettivo e aventi diritto all’assoluzione o all’ammissione alla santa Comunione, a meno che non manifestino il vero contrizione con la ferma risoluzione di abbandonare il loro stato di vita. [1]
Anche molti teologi laici, come il prof. Peter Kwasniewski, si sono fatti avanti per affermare la pura verità sulla situazione senza precedenti di oggi, vale a dire: “Nella misura in cui le linee guida di Buenos Aires [per l’attuazione di Amoris Laetitia ] consentono ciò che la Chiesa ha sempre proibiti non per legge umana ma per legge divina, sono falsi, e ogni vero cattolico li rifiuterà senza esitazione”. [2]
Alla ricerca della pace di Cristo
Potrebbe mai essere lecito per un cattolico divorziato validamente sposato che ha stretto una nuova relazione intima (o anche un “matrimonio” civile) continuare a convivere con quel nuovo partner?
Per tali persone è di primaria importanza il dovere di cessare di dare pubblico scandalo, di separarsi dal partner illecito e di ritornare dal proprio vero coniuge (quando possibile). Ma nel caso di una persona il cui vero coniuge non desidera un ricongiungimento e che ha avuto figli con il nuovo partner, potrebbe esserci una certa libertà a questo riguardo. Papa Giovanni Paolo II descrive tale possibilità per «coloro che, pentiti di aver infranto il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad intraprendere uno stile di vita che non sia più in contraddizione con l’indissolubilità del matrimonio. Ciò significa, in pratica, che quando, per gravi motivi, come ad esempio l’educazione dei figli, un uomo e una donna non possono soddisfare l’obbligo di separarsi, si assumono il dovere di vivere in completa continenza, cioè, dall’astinenza dagli atti propri dei coniugi”. [3]
Naturalmente, il loro obbligo di evitare lo scandalo in tal caso sarebbe tanto più grave. Non solo devono astenersi da ogni manifestazione di intimità propria dei coniugi, ma (poiché la loro condizione di divorziati risposati può essere largamente conosciuta nella comunità) devono anche aver cura di far sapere a tutti che non vivono più come marito e moglie, e invece vivono castamente insieme, sotto lo stesso tetto ma non nello stesso letto.
Come possono i cattolici divorziati compensare i tanti pericoli e le tentazioni che li assalgono?
Un mezzo per farlo è concentrarsi sul lavoro profondamente gratificante di allevare adeguatamente i propri figli. Un altro modo importante è costruire una vita spirituale particolarmente fervente. Per quest’ultimo sarà utile il consiglio di un direttore spirituale:
“L’ozio, come dicono le Scritture ispirate, è un pericolo per chiunque, ma lo è particolarmente per i divorziati. Per ozio non si intende solo starsene seduti a non far niente, ma anche andare in giro a fare cose inutili o inadatte. Una persona divorziata che trascorre molto tempo in incontri sociali misti, non solo perde tempo, ma crea occasioni per tentazioni.
“Non importa quanto giovane possa essere un uomo o una donna divorziata, non importa quanto tetro e difficile possa sembrare il lungo tratto del futuro sotto le restrizioni a cui è soggetta una persona divorziata, la grazia di Dio è pronta in abbondanza per rendere possibile una vita virtuosa e anche facile per uno così. Ma questa grazia va cercata, e ricercata con uno zelo proporzionato al bisogno dell’anima.
“Pertanto le persone divorziate dovrebbero confessarsi almeno ogni poche settimane per continuare a controllare se stanno eseguendo i severi comandi di Dio. Dovrebbero ricevere la Comunione spesso, anche ogni giorno se possibile, sapendo che questo Sacramento sarà il mezzo attraverso il quale potranno crescere abbastanza nell’amore di Dio per resistere a tutte le tentazioni dell’amore peccaminoso. E devono adottare un programma fisso di preghiera quotidiana e di lettura spirituale in modo che possano sviluppare una vera vita interiore, cioè una in cui crescano costantemente in unione consapevole con Dio. [4]
NOTE DI FINE
[1] Cfr . http://www.filialappeal.org/
[2] “Perché è impossibile per la Chiesa cattolica accettare un nuovo matrimonio”, 17 aprile 2018, LifeSiteNews; https://www.lifesitenews.com/blogs/why-its-impossible-for-the-catholic-church-to-ever-accept-remarriage
[3] Familiaris Consortio , 84
[4] Rev. Donald Miller, C.Ss.R., Programma per i cattolici divorziati , Liguorian Press, 1962.
Leggi altre parti:
Fonte: Il Centro di Fatima