Infine, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!

4“Pienezza terrena” e “pienezza escatologica” del Regno di Cristo: precisazioni teologiche

Dopo le “prime battute” con cui ho cercato di chiarire la dimensione eminentemente mariana del Trionfo e della sua connessione vitale con il Cuore di Maria, è necessario fare alcune precisazioni di ordine teologico per non cadere in errori e in false speranze relative alla venuta del Trionfo del Cuore Immacolato, del Regno di Cristo attraverso il regno di Maria.

Il Trionfo del Cuore Immacolato, questo regno di Maria, non va confuso con la seconda venuta di Cristo, che si realizzerà alla fine dei tempi, il cui giorno e la cui ora « nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre » (Mt 24,36). È quella che, con un’espressione tecnica, la Chiesa chiama “parusia”, cioè l’ultima venuta di Cristo nella gloria: una realtà teologale, un evento glorioso. “Parusia” significa “presenza”.

C’è una duplice parusia del Signore Gesù:

  • la prima è già avvenuta con l’Incarnazione e si compì nel segno dell’umiltà e dell’annientamento;
  • la seconda èquella che avverrà alla fine dei tempi e si compirà nel segno della gloria e della maestà regale (1).

Tra queste due venute di Cristo “nella carne” la Chiesa insegna che non ve ne sarà una intermedia. Quindi il Trionfo del Cuore Immacolato non realizzerà né la parusia né un’inesistente “venuta intermedia” del Signore (sic!), che sedicenti profeti insistono a proclamare confondendo le idee ai fedeli, ma si tratta di una teoria in contrasto con l’insegnamento delle Scritture, della Tradizione e del Magistero di duemila anni. Se di “venuta intermedia” si vuole parlare, l’unico modo in cui si può intendere correttamente è quello spiegato da san Bernardo da Chiaravalle che chiarisce che tre sono le venute del Signore:

« La prima, quando Lui è venuto con la sua incarnazione, la seconda è quotidiana, quando Lui viene da ognuno di noi, con la sua grazia e la terza, quando verrà a giudicare il mondo » (2).

La seconda venuta è, dunque, una “venuta nella grazia”, accolta e approfondita da coloro che attendono il Signore e bramano la sua presenza e la sua salvezza. Questa venuta si compie attraverso il Battesimo e si rinnova e approfondisce ogni volta che si vuole, in forza della grazia santificante nella quale l’anima cristiana dimora:

« Se la prima venuta è quella descritta dai Vangeli e la terza è quella descritta dall’Apocalisse, entrambe venute visibili, la seconda può essere solo quella invisibile, “nello spirito e nella potenza”, l’“adventus medius” che va realizzandosi nella storia della Chiesa » (3).

Non si può parlare di una seconda venuta del Signore Gesù nella carne prima della terza venuta, quella gloriosa alla fine dei tempi. È da escludere del tutto. Questa purtroppo è un’affermazione fuorviante, che rasenta l’eresia ed è riconducibile al Millenarismo che, va ricordato, è stato condannato a più riprese dalla Chiesa, a partire dal Concilio di Efeso (431 d.C.).

L’insegnamento della Chiesa in questa materia è che il ritorno del Kyrios “nella carne” è posticipato alla fine del mondo. Per cui l’epoca del trionfo che si attende « non sarà caratterizzata dal dominio di Gesù Cristo tornato fisicamente in gloria sulla terra, ma solo da una sua maggiore influenza spirituale esercitata mediante la Chiesa » (4).

Altro errore che va scongiurato è quello di interpretare la “pienezza” della grazia propria del Trionfo come l’affermazione del regno venturo di Cristo in quel grado di perfezione “finale”, “escatologica” che in realtà si realizzerà solo alla fine dei tempi:

« Nella storia vi possono essere solo anticipazioni […]. La costituzione definitiva del regno di Dio è quindi un avvenimento post-storico » (5).

« Poiché l’uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana. La libertà deve sempre di nuovo essere conquistata per il bene » (6).

Si può dire, quindi, che l’èra di pace stabilirà “in pienezza” il regno di Cristo solo a condizione che tale pienezza sia intesa nel senso di pienezza “terrena” e “storica”, e quindi imperfetta. Sarebbe sbagliato credere che l’èra di pace segnerà « il costituirsi glorioso del Regno messianico » (7), di cui parla il Catechismo. Tale regno messianico arriverà infatti solo alla fine del mondo, col Giudizio generale di Cristo. Su questo punto fa chiarezza il Catechismo della Chiesa Cattolica quando precisa:

« Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo giudizio dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa » (8).

Essendo una pienezza terrena, si tratterà di una perfezione nel grado, nella misura e secondo le condizioni proprie della realtà terrena, una realtà costitutivamente imperfetta, contingente, provvisoria, segnata dalle conseguenze del peccato originale che non saranno ancora eliminate dalla “grazia” propria del regno di Maria. Proprio perché durante l’èra di pace questo regno di Cristo si realizzerà in maniera “imperfetta”, il peccato continuerà ad esistere, e questo anche se per tutto questo periodo Satana resterà “incatenato” e quindi incapace di sedurre gli uomini.

Fatte queste opportune precisazioni, va però detto che di certo si assisterà a un sovvertimento, un rovesciamento della situazione attuale, per cui il peccato sarà come nascosto, coperto dall’effusione di grazia e virtù di cui saranno ricolmate la terra e la Chiesa, così come ora la grazia è soffocata dall’oceano di male, menzogna e peccato che regnano nel mondo.

Per cui, riassumendo:

  • è più che ragionevole supporre che durante l’èra di pace si realizzi con una certa “compiutezza” il regno di Cristo, ma in ogni caso non in maniera perfetta, come invece avverrà dopo il Giudizio generale, nell’eternità;
  • la prospettiva suggerita dalle rivelazioni private di un prossimo regno di Cristo sulla terra (che si realizzi nel tempo, nella storia), è ammissibile solo nella misura in cui non contempla una presenza fisica di Gesù (cioè una presenza corporea, “in carne e ossa”, per così dire). La presenza “fisica” di Gesù nel mondo in realtà si manifesta già ora nell’Eucarestia. È questa l’unica forma in cui il Corpo di Cristo sarà “fisicamente” presente fra di noi fino alla fine del mondo, una presenza che sarà compresa, vissuta e valorizzata profondamente dagli uomini durante il tempo del Trionfo.

Note:

1) Cf R. Lavatori, Il Signore verrà nella gloria. L’Escatologia alla luce del Vaticano II, EDB, Bologna 2007, pp. 65-76.

2) San Bernardo da Chiaravalle, Sermones de TiempoEn el Adviento del SegnorSermon V, in Obras Completas, BAC, Madrid 1953, vol. I, p. 177.

3) G. Vignelli, Fine del mondo? O avvento del Regno di Maria?, Fede & Cultura, Verona 2013, p. 86.

4) Ivi, p. 125.

5) M. Schmaus, I Novissimi,Marietti, Torino 1969, p. 84.

6) Benedetto XVI, Lettera Enciclica Spe Salvi, n. 24, p. 1006.

7) Catechismo della Chiesa Cattolica, 672.

8) Ivi,  677.

Fonte: Tempi di Maria

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