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4Il primo grido d’allarme: in difesa dell’Azione Cattolica

Il primo grido d'allarme: in difesa dell'Azione Cattolica
Il primo grido d’allarme: in difesa dell’Azione Cattolica

Quest’anno ricorre l’80° anniversario della pubblicazione del libro, In difesa dell’Azione Cattolica, del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira. Questo libro ha denunciato i germi del progressismo all’interno della Chiesa in Brasile con notevoli intuizioni profetiche.Per commemorare questo libro, l’American Society for the Defense of Tradition, Family and Property (TFP) pubblicherà articoli che raccontano la storia di questo lavoro. Questo articolo è tratto dal libro Teologia della liberazione: come il marxismo si è infiltrato nella Chiesa cattolica ( libro in inglese ) scritto da Julio Loredo de Izcue.

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Nel suo libro sul Concilio Vaticano II, il Prof. Roberto de Mattei scrive:

“Per quanto riguarda le nuove tendenze eterodosse che cominciavano a diffondersi nella Chiesa, il primo grido d’allarme venne inaspettatamente dall’America Latina, dove il progressismo era arrivato negli anni Trenta attraverso il movimento liturgico mitteleuropeo. . . .

. . . Nel giugno 1943 fu pubblicato il suo libro [Plinio Corrêa de Oliveira] intitolato In difesa dell’Azione Cattolica con la prefazione del nunzio Benedetto Aloisi Masella. . . . Il lavoro . . . è stata la prima profonda confutazione delle deviazioni che si annidavano all’interno dell’Azione Cattolica in Brasile e, riflettendoci, nel mondo”.

All’epoca Plinio Corrêa de Oliveira è stato presidente del Consiglio arcidiocesano dell’Azione cattolica di San Paolo e già una figura cattolica di spicco in Brasile. Arguto osservatore, vide l’azione deleteria del processo rivoluzionario che, mentre annacquava l’influenza della Chiesa allontanando sempre più le persone dalla pratica religiosa, minava nella loro mentalità i fondamenti stessi della Fede. Quel processo, poi chiamato secolarizzazione, fu accolto con favore dai settori cattolici influenzati dalla nuova cristianità umanista, anticapitalista e antiborghese proposta da Jacques Maritain. Dall’altra, c’era la sfida posta dai movimenti totalitari altrettanto secolarizzati, in quanto le soluzioni che offrivano erano false e fondate su ideali nazionalistici o razzisti piuttosto che sulla restaurazione dei principi cristiani.

Di fronte a questa doppia sfida, Plinio Corrêa de Oliveira ha difeso l’autonomia della Chiesa: “I cattolici devono essere anticomunisti, antinazisti, antiliberali, antisocialisti. . . proprio perché sono cattolici”.2 Propugnava un apostolato forte e risoluto che sfidasse i movimenti secolari sul proprio terreno, ad esempio attraverso marce di giovani cattolici con tanto di bandiere e bande musicali. Egli interpretò così correttamente il loro appetito per simboli che evocassero ordine e gerarchia, certo che avrebbero attratto nella Chiesa schiere di giovani idealisti. Tuttavia, le sue proposte non furono accolte dalla dirigenza, già più incline al dialogo e al compromesso che a insegnare e dirigere. La storia ha registrato il divieto dell’arcivescovo di São Paulo a 15.000 giovani di sfilare per le strade della città durante la Conferenza Regionale delle Compagnie Mariane nel 1935.

Sebbene sia difficile fare congetture storiche, è lecito chiedersi (e alcuni studiosi lo hanno fatto),3 quale sarebbe stato l’esito se la gerarchia avesse adottato la politica pastorale proposta da Plinio Corrêa de Oliveira. In altre parole, un cattolicesimo forte, definito e militante, che tendeva a una sacralizzazione della società civile, cioè alla restaurazione della civiltà cristiana. Il leader cattolico era convinto che un simile approccio potesse invertire la crisi imminente. Massimo Introvigne commenta che dall’azione di Plinio Corrêa de Oliveira “emerge l’idea che la soluzione ‘meno religione’ invece di ‘più religione’ ai problemi della Chiesa. . . non risale al 1950 e l’influenza di brasiliani e stranieri rapiti dal marxismo ma era già molto presente negli anni ’40.

Poiché molti ambienti cattolici tendevano al dialogo ea soccombere agli errori moderni (“meno religione”), l’infiltrazione di tali errori crebbe, trovando giustificazione nelle nuove scuole teologiche. Come presidente dell’Azione Cattolica arcidiocesana, Plinio Corrêa de Oliveira si rese conto della vasta portata di quell’infiltrazione. Inizialmente cercò di contrastarlo intervenendo nel movimento per ricondurlo all’intento di Pio XI. Tuttavia, la sua azione è stata gravemente ostacolata. A quel punto, ha preso una decisione che lui stesso spiega:

“Proprio allora scoppiò la tragedia, provocata dai germi progressisti. . . .

. . . Il male veniva diffuso con grande arte, abilità e capacità di reclutamento. Quindi, in mezzo all’imprudenza generale, bisognava lanciare un grido di allerta per richiamare l’attenzione di tutti. Così è stato. . . abbiamo pubblicato il libro bomba, In difesa dell’Azione Cattolica . È stato un gesto kamikaze. O il progressismo verrebbe fatto saltare in aria, o lo faremmo noi”.

Senza sottovalutare un’analisi teologica e canonica, alla quale dedica diversi capitoli, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira è stato particolarmente intento a denunciare la crisi così come è stata realmente vissuta nelle file del movimento cattolico, con particolare attenzione alla nuova mentalità che ha alimentato Esso. Di particolare interesse è la terza parte (“Problemi interni all’Azione cattolica”), in cui il leader brasiliano denuncia il crescente lassismo nell’ammissione di nuovi membri e nell’espulsione di coloro che si erano dimostrati indegni. Coloro che aderirono alla nuova mentalità si rifiutarono di condannare dottrine erronee o di punire atteggiamenti impropri, giustificando il loro liberalismo come un obbligo di carità. Rifiutarono esplicitamente il carattere militante della Chiesa e adottarono invece un atteggiamento buonista tendente al relativismo.

Nell’introduzione invita all’azione: “Azione Cattolica . . . rischierebbe già di essere rivolta contro i propri fini se l’azione di (fortunatamente) piccoli gruppi dove l’errore ha trovato entusiasti adepti non fosse coraggiosamente frenata». Purtroppo, come osserva Massimo Introvigne, «l’analisi dei mali dell’Azione Cattolica proposta daIn difesa dell’Azione Cattolicaè rimasta inascoltata. . . . dalla maggioranza dei vescovi e dei sacerdoti”. A questo proposito, non possiamo non ricordare il lamento del cardinale Bernardino Echeverría alla morte del cattolico nel 1995: «Ah, se solo quella voce fosse stata ascoltata!»

Giulio Loredo 3 febbraio 2023

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