Infine, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!

3Notre Charge Apostolique

Papa San Pio X: Notre Charge Apostolique, il nostro mandato apostolico - Lettera apostolica di Papa San Pio X all'episcopato francese che condanna Le Sillon diretta da Marc Sangnier

Il nostro mandato apostolico

Lettera Apostolica di Papa San Pio X all’Episcopato francese
di condanna di Le Sillon diretta da Marc Sangnier

Il Nostro Mandato Apostolico richiede da Noi di vigilare sulla purezza della Fede e sull’integrità della disciplina cattolica. Richiede da Noi che proteggiamo i fedeli dal male e dall’errore; tanto più quando il male e l’errore sono presentati in un linguaggio dinamico che, celando con parole emotive e altisonanti nozioni vaghe ed espressioni ambigue, rischia di infiammare il cuore degli uomini alla ricerca di ideali, pur attraenti, ma nefasti. Tali erano non molto tempo fa le dottrine dei cosiddetti filosofi del XVIII secolo, le dottrine della Rivoluzione e del Liberalismo che sono state così spesso condannate; tali sono ancora oggi le teorie del Sillon che, sotto l’apparenza luminosa della generosità, troppo spesso mancano di chiarezza, logica e verità. Queste teorie non appartengono al cattolico o,

Abbiamo discusso a lungo, Venerabili Fratelli, prima di decidere di pronunciare solennemente e pubblicamente il Nostro pensiero sul Sillon. Solo quando la tua preoccupazione aumentò la nostra, decidemmo di farlo. Perché Noi amiamo, infatti, i giovani valorosi che combattono sotto la bandiera del Sillon, e li riteniamo degni di lode e ammirazione sotto molti aspetti. Amiamo i loro capi, che Noi riconosciamo con piacere come anime nobili, al di sopra delle volgari passioni, e ispirate dalla più nobile forma di entusiasmo nella loro ricerca del bene. Avete visto, Venerabili Fratelli, come, pervasi da una viva realizzazione della fratellanza degli uomini, e sostenuti nei loro sforzi disinteressati dall’amore per Gesù Cristo e dalla stretta osservanza dei loro doveri religiosi, cercassero coloro che faticano e soffrono in per rimetterli in piedi.

Ciò avveniva poco dopo che il Nostro Predecessore Leone XIII di felice memoria aveva pubblicato la sua notevole Enciclica sulla condizione della classe operaia. Parlando attraverso il suo capo supremo, la Chiesa aveva appena effuso la tenerezza del suo amore materno sugli umili e gli umili, e sembrava che chiamasse un numero sempre crescente di persone a lavorare per il ripristino dell’ordine e giustizia nella nostra società inquieta. Non era opportuno, allora, che i capi del Sillon si facessero avanti e mettessero al servizio della Chiesa le loro schiere di giovani credenti che potessero esaudire i suoi desideri e le sue speranze? E, infatti, il Sillon ha innalzato tra gli operai lo stendardo di Gesù Cristo, simbolo di salvezza per i popoli e le nazioni. Alimentando la sua azione sociale alla fonte della grazia divina, ha imposto il rispetto della religione ai gruppi meno volenterosi, abituando gli ignoranti e gli empi all’ascolto della Parola di Dio. E, non di rado, durante i dibattiti pubblici, puntati da una domanda, o dal sarcasmo, li vedevi balzare in piedi e proclamare con orgoglio la loro fede di fronte a un pubblico ostile. Questo era il periodo di massimo splendore del Sillon; il suo lato più luminoso spiega gli incoraggiamenti ei segni di approvazione che i vescovi e la Santa Sede diedero generosamente quando questo fervore religioso oscurava ancora la vera natura del movimento sillonista. Questo era il periodo di massimo splendore del Sillon; il suo lato più luminoso spiega gli incoraggiamenti ei segni di approvazione che i vescovi e la Santa Sede diedero generosamente quando questo fervore religioso oscurava ancora la vera natura del movimento sillonista. Questo era il periodo di massimo splendore del Sillon; il suo lato più luminoso spiega gli incoraggiamenti ei segni di approvazione che i vescovi e la Santa Sede diedero generosamente quando questo fervore religioso oscurava ancora la vera natura del movimento sillonista.

Bisogna infatti dire, Venerabili Fratelli, che le nostre attese sono state ampiamente deluse. Venne il giorno in cui osservatori perspicaci potevano discernere tendenze allarmanti all’interno del Sillon; il Sillon stava perdendo la strada. Poteva essere altrimenti? I suoi leader erano giovani, pieni di entusiasmo e fiducia in se stessi. Ma non erano adeguatamente dotati di conoscenze storiche, di sana filosofia e di solida teologia per affrontare senza pericolo i difficili problemi sociali in cui li coinvolgevano il loro lavoro e le loro inclinazioni. Non erano sufficientemente attrezzati per stare in guardia contro la penetrazione di concetti liberali e protestanti sulla dottrina e sull’obbedienza.

Hanno ricevuto non pochi consigli. L’ammonimento veniva dopo il consiglio ma, con Nostro dolore, sia il consiglio che i rimproveri uscirono dalla guaina delle loro anime sfuggenti e non servirono a nulla. Le cose giunsero a un punto tale che, se tacessimo ancora, saremmo venuti meno al Nostro dovere. La verità la dobbiamo ai Nostri cari figli del Sillon che si lasciano trascinare dal loro generoso ardore lungo il cammino disseminato di errori e pericoli. Dobbiamo la verità a un gran numero di seminaristi e sacerdoti che sono stati sottratti dal Sillon, se non dall’autorità, almeno dalla guida e dall’influenza dei vescovi. Lo dobbiamo anche alla Chiesa in cui il Sillon semina discordia e di cui mette in pericolo gli interessi.

In primo luogo Dobbiamo riprendere con forza la pretesa del Sillon di sottrarsi alla giurisdizione dell’autorità ecclesiastica. I capi del Sillon, infatti, affermano di lavorare in un campo che non è quello della Chiesa; affermano di perseguire solo fini di ordine temporale e non di ordine spirituale; che il sillonista è semplicemente un cattolico dedito al miglioramento della classe operaia e agli sforzi democratici traendo dalla pratica della sua fede l’energia per i suoi sforzi disinteressati. Affermano che, né più né meno che un artigiano cattolico, agricoltore, economista o politico, il sillonista è soggetto a norme comuni di comportamento, ma senza essere vincolato in modo speciale dall’autorità della Chiesa.

Rispondere a questi errori è fin troppo facile; a chi faranno credere che i sillonisti cattolici, i preti ei seminaristi iscritti nelle loro file abbiano in vista nel loro lavoro sociale, solo gli interessi temporali della classe operaia? Mantenere questo, pensiamo, sarebbe un insulto per loro. La verità è che i dirigenti sillonisti sono idealisti confessi e irrefrenabili; pretendono di rigenerare la classe operaia elevando prima la coscienza dell’Uomo; hanno una dottrina sociale, e hanno principi religiosi e filosofici per la ricostruzione della società su nuove fondamenta; hanno una particolare concezione della dignità umana, della libertà, della giustizia e della fratellanza; e, nel tentativo di giustificare i propri sogni sociali, proponevano il Vangelo, ma interpretato a modo loro; e ciò che è ancora più grave,

Inoltre, insegnano queste idee nei loro gruppi di studio, le inculcano ai loro amici e le introducono anche nelle loro procedure di lavoro. Perciò sono realmente professori di morale sociale, civile e religiosa; e quali che siano le modifiche che introducono nell’organizzazione del movimento sillonista, abbiamo il diritto di dire che i fini del Sillon, il suo carattere e la sua azione appartengono al campo della morale che è il dominio proprio della Chiesa. Di fronte a tutto ciò, i sillonisti si ingannano quando credono di operare in un campo che esula dai limiti dell’autorità della Chiesa e del suo potere dottrinale e direttivo.

Anche se le loro dottrine fossero esenti da errori, sarebbe pur sempre una gravissima violazione della disciplina cattolica rifiutare ostinatamente la direzione di coloro che hanno ricevuto dal cielo la missione di guidare le persone e le comunità sulla retta via della verità e del bene. Ma, come abbiamo già detto, il male è molto più profondo; il Sillon, trascinato da un mal concepito amore per i deboli, è caduto in errore.

In effetti, il Sillon si propone di elevare e rieducare la classe operaia. Ma sotto questo aspetto i principi della dottrina cattolica sono stati definiti, e la storia della civiltà cristiana testimonia la loro benefica fecondità. Il nostro Predecessore di felice memoria le ha ribadite in documenti magistrali, e tutti i cattolici che si occupano di questioni sociali hanno il dovere di studiarle e di tenerle presenti. Insegnava, tra l’altro, che «la Democrazia cristiana deve conservare la diversità delle classi, che è certamente caratteristica di uno Stato ben costituito, e deve cercare di dare alla società umana la forma e il carattere che Dio, suo Autore, le ha dato. .” Il nostro Predecessore ha denunciato “Una certa Democrazia che si spinge fino a collocare la sovranità nel popolo e mira alla soppressione delle classi e al loro livellamento. Nello stesso tempo, Leone XIII stabilì per i cattolici un programma d’azione, l’unico in grado di riportare la società alle sue secolari basi cristiane. Ma cosa hanno fatto i leader del Sillon? Non solo hanno adottato un programma e un insegnamento diversi da quello di Leone XIII (che sarebbe di per sé una decisione singolarmente audace da parte dei laici assumendo così, in concomitanza con il Sommo Pontefice, il ruolo di direttore dell’azione sociale nella Chiesa ); ma hanno apertamente respinto il programma tracciato da Leone XIII, e ne hanno adottato un altro diametralmente opposto. Ma cosa hanno fatto i leader del Sillon? Non solo hanno adottato un programma e un insegnamento diversi da quello di Leone XIII (che sarebbe di per sé una decisione singolarmente audace da parte dei laici assumendo così, in concomitanza con il Sommo Pontefice, il ruolo di direttore dell’azione sociale nella Chiesa ); ma hanno apertamente respinto il programma tracciato da Leone XIII, e ne hanno adottato un altro diametralmente opposto. Ma cosa hanno fatto i leader del Sillon? Non solo hanno adottato un programma e un insegnamento diversi da quello di Leone XIII (che sarebbe di per sé una decisione singolarmente audace da parte dei laici assumendo così, in concomitanza con il Sommo Pontefice, il ruolo di direttore dell’azione sociale nella Chiesa ); ma hanno apertamente respinto il programma tracciato da Leone XIII, e ne hanno adottato un altro diametralmente opposto.

Rifiutano inoltre la dottrina richiamata da Leone XIII sui principi essenziali della società; mettono l’autorità nel popolo, o la sopprimono gradualmente e si sforzano, come loro ideale, di effettuare il livellamento delle classi. In opposizione alla dottrina cattolica, dunque, si procede verso un ideale condannato.

Sappiamo bene che si lusingano con l’idea di elevare la dignità umana e la condizione discreditata della classe operaia. Sappiamo che essi vogliono rendere giuste e perfette le leggi del lavoro e i rapporti tra datori di lavoro e dipendenti, facendo così prevalere sulla terra una giustizia più completa e una misura maggiore di carità, e provocando anche una trasformazione profonda e feconda nella società, mediante la quale l’umanità farebbe un progresso inimmaginabile. Certamente, Noi non biasimiamo questi sforzi; sarebbero eccellenti sotto ogni aspetto se il sillonista non dimenticasse che il progresso di una persona consiste nello sviluppare le sue capacità naturali con nuove motivazioni; che consiste anche nel permettere a queste motivazioni di operare nell’ambito e in conformità con le leggi della natura umana. Ma, al contrario, ignorando le leggi che governano la natura umana e rompendo i limiti entro i quali esse operano, la persona umana è condotta non verso il progresso, ma verso la morte. Questo, tuttavia, è ciò che vogliono fare con la società umana; sognano di cambiarne le fondamenta naturali e tradizionali; sognano una Città Futura costruita su principi diversi, e osano proclamarli più fecondi e più benefici dei principi su cui poggia l’attuale Città Cristiana.

No, Venerabili Fratelli, dobbiamo ripetere con la massima energia in questi tempi di anarchia sociale e intellettuale in cui ognuno si assume l’incarico di insegnare come maestro e legislatore: la Città non può essere edificata diversamente da come Dio l’ha edificata; la società non può essere costituita senza che la Chiesa ne ponga le basi e ne sorvegli l’opera; no, la civiltà non è ancora qualcosa da trovare, né la Città Nuova deve essere costruita su nozioni confuse; è esistita ed esiste ancora: è la civiltà cristiana, è la Città Cattolica. Deve solo essere allestito e restaurato continuamente contro gli attacchi incessanti di folli sognatori, ribelli e miscredenti. OMNIA INSTAURARE IN CRISTO.

Ora, per non essere accusati di giudicare troppo frettolosamente e con ingiustificato rigore le dottrine sociali del Sillon, vogliamo esaminarne i punti essenziali.

Il Sillon ha una lodevole sollecitudine per la dignità umana, ma intende la dignità umana alla maniera di alcuni filosofi, di cui la Chiesa non si sente affatto orgogliosa. La prima condizione di quella dignità è la libertà, ma intesa nel senso che, salvo che in materia religiosa, ogni uomo è autonomo. Questo è il principio base da cui il Sillon trae ulteriori conclusioni: oggi il popolo è sotto tutela sotto un’autorità distinta da lui stesso; devono liberarsi: emancipazione politica. Dipendono anche dai datori di lavoro che possiedono i mezzi di produzione, sfruttano, opprimono e degradano i lavoratori; devono scrollarsi di dosso il giogo: emancipazione economica. Infine, sono governati da una preponderanza di casta nella direzione degli affari. Il popolo deve staccarsi da questo dominio: l’emancipazione intellettuale. L’appiattimento delle differenze da questo triplice punto di vista porterà all’uguaglianza tra gli uomini, e tale uguaglianza è vista come vera giustizia umana. Un assetto socio-politico che poggia su questi due pilastri della Libertà e dell’Uguaglianza (cui si aggiungerà prossimamente la Fraternità), è quello che chiamano Democrazia.

Tuttavia, la libertà e l’uguaglianza non sono, per così dire, altro che un lato negativo. L’aspetto distintivo e positivo della Democrazia è da ricercarsi nella partecipazione più ampia possibile di tutti al governo della cosa pubblica. E questo, a sua volta, comprende un triplice aspetto, cioè politico, economico e morale.

In un primo momento, il Sillon non vuole abolire l’autorità politica; al contrario, lo ritiene necessario; ma vuole dividerlo, anzi moltiplicarlo in modo che ogni cittadino diventi una specie di re. L’autorità, così ammettono, viene da Dio, ma risiede principalmente nel popolo e si esprime attraverso le elezioni o, meglio ancora, attraverso la selezione. Tuttavia, rimane ancora nelle mani del popolo; non sfugge al loro controllo. Sarà un’autorità esterna, ma solo in apparenza; infatti sarà interna perché sarà un’autorità assentita.

A parità di condizioni, lo stesso principio si applicherà all’economia. Tolto a un gruppo specifico, il management si moltiplicherà così bene che ogni lavoratore diventerà esso stesso una specie di datore di lavoro. Il sistema con cui il Sillon intende realizzare questo ideale economico non è il Sillonismo, dicono; è un sistema di corporazioni in numero tale da indurre una sana competizione e tutelare l’indipendenza dei lavoratori; in questo modo non saranno vincolati ad alcuna gilda in particolare.

Veniamo ora all’aspetto principale, l’aspetto morale. Poiché, come abbiamo visto, l’autorità è molto ridotta, è necessaria un’altra forza per integrarla e per fornire un contrappeso permanente contro l’egoismo individuale. Questo nuovo principio, questa forza, è l’amore dell’interesse professionale e dell’interesse pubblico, cioè l’amore del fine stesso della professione e della società. Visualizza una società in cui, nell’animo di ognuno, accanto all’innato amore per l’interesse personale e per il benessere della famiglia, prevale l’amore per la propria occupazione e per il benessere della comunità. Immaginate questa società in cui, nella coscienza di tutti, gli interessi personali e familiari sono talmente subordinati che su di essi prevale sempre un interesse superiore. Una tale società non potrebbe quasi fare a meno di qualsiasi autorità? E non sarebbe l’incarnazione dell’ideale della dignità umana, in cui ogni cittadino ha l’anima di un re e ogni lavoratore l’anima di un padrone? Strappato alla meschinità degli interessi privati, ed elevato agli interessi della professione e, ancor più in alto, a quelli dell’intera nazione e, ancora più in alto, a quelli dell’intero genere umano (perché il campo visivo del Sillon non è delimitato dai confini nazionali, abbraccia tutti gli uomini fino ai confini della terra), il cuore umano, allargato dall’amore per il bene comune, abbraccerebbe tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Tale è l’ideale di grandezza e nobiltà umana da raggiungere attraverso la famosa trilogia popolare: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ. con ogni cittadino che ha l’anima di un re e ogni lavoratore l’anima di un padrone? Strappato alla meschinità degli interessi privati, ed elevato agli interessi della professione e, ancor più in alto, a quelli dell’intera nazione e, ancora più in alto, a quelli dell’intero genere umano (perché il campo visivo del Sillon non è delimitato dai confini nazionali, abbraccia tutti gli uomini fino ai confini della terra), il cuore umano, allargato dall’amore per il bene comune, abbraccerebbe tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Tale è l’ideale di grandezza e nobiltà umana da raggiungere attraverso la famosa trilogia popolare: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ. con ogni cittadino che ha l’anima di un re e ogni lavoratore l’anima di un padrone? Strappato alla meschinità degli interessi privati, ed elevato agli interessi della professione e, ancor più in alto, a quelli dell’intera nazione e, ancora più in alto, a quelli dell’intero genere umano (perché il campo visivo del Sillon non è delimitato dai confini nazionali, abbraccia tutti gli uomini fino ai confini della terra), il cuore umano, allargato dall’amore per il bene comune, abbraccerebbe tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Tale è l’ideale di grandezza e nobiltà umana da raggiungere attraverso la famosa trilogia popolare: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ. a quelli di tutta la nazione e, più in alto, a quelli di tutto il genere umano (perché il campo visivo del Sillon non è delimitato dai confini nazionali, abbraccia tutti gli uomini fino ai confini della terra), il cuore umano, ampliato dall’amore per la ricchezza comune, avrebbe abbracciato tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Tale è l’ideale di grandezza e nobiltà umana da raggiungere attraverso la famosa trilogia popolare: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ. a quelli di tutta la nazione e, più in alto, a quelli di tutto il genere umano (perché il campo visivo del Sillon non è delimitato dai confini nazionali, abbraccia tutti gli uomini fino ai confini della terra), il cuore umano, ampliato dall’amore per la ricchezza comune, avrebbe abbracciato tutti i compagni della stessa professione, tutti i compatrioti, tutti gli uomini. Tale è l’ideale di grandezza e nobiltà umana da raggiungere attraverso la famosa trilogia popolare: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ.

Questi tre elementi, cioè politico, economico e morale, sono interdipendenti e, come abbiamo detto, l’elemento morale è dominante. Infatti, nessuna Democrazia politica può sopravvivere se non è ancorata a una Democrazia economica. Ma né l’uno né l’altro sono possibili se non sono radicati nella consapevolezza da parte della coscienza umana di essere investiti di responsabilità ed energie morali reciprocamente proporzionate. Ma data l’esistenza di quella consapevolezza, così creata da responsabilità coscienti e forze morali, il tipo di Democrazia che ne deriva rifletterà naturalmente nei fatti la coscienza e le forze morali da cui scaturisce. Allo stesso modo, anche la Democrazia politica uscirà dal sistema delle corporazioni commerciali. Così, sia le Democrazie politiche che quelle economiche, le seconde portatrici delle prime,

Insomma, questa è la teoria, si potrebbe dire il sogno del Sillon; ed è ciò a cui mira il suo insegnamento, ciò che chiama l’educazione democratica del popolo, cioè elevare al massimo la coscienza e la responsabilità civica di ciascuno, da cui risulterà la Democrazia economica e politica e il regno della GIUSTIZIA, della LIBERTÀ , UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ.

Questa breve spiegazione, Venerabili Fratelli, vi mostrerà chiaramente quanta ragione abbiamo di dire che il Sillon oppone dottrina a dottrina, che cerca di edificare la sua Città su una teoria contraria alla verità cattolica, e che falsifica le basi e le nozioni essenziali che regolano le relazioni sociali in ogni società umana. Le seguenti considerazioni renderanno ancora più evidente questa opposizione.

Il Sillon pone l’autorità pubblica principalmente nel popolo, dal quale poi sfocia nel governo in modo tale, però, che continua a risiedere nel popolo. Ma Leone XIII condannò assolutamente questa dottrina nella sua Enciclica “ Diuturnum Illud ” sul governo politico in cui disse:

“Scrittori moderni in gran numero, seguendo le orme di coloro che si definirono filosofi nel secolo scorso, dichiarano che ogni potere viene dal popolo; di conseguenza coloro che esercitano il potere nella società non lo esercitano dalla propria autorità, ma da un’autorità loro delegata dal popolo ea condizione che possa essere revocata dalla volontà del popolo da cui lo detengono. Al contrario è il sentimento dei cattolici che ritengono che il diritto di governo derivi da Dio come suo principio naturale e necessario».

Certo, il Sillon sostiene che l’autorità – che in primo luogo si colloca nel popolo – discende da Dio, ma in modo tale: “come dal basso verso l’alto, mentre nell’organizzazione della Chiesa il potere discende dall’alto verso il basso”.

Ma oltre che essere anormale per la delega del potere ascendere, poiché è nella sua natura discendere, Leone XIII confutò in anticipo questo tentativo di conciliare la Dottrina cattolica con l’errore del filosofismo. Infatti, continua: «È necessario qui osservare che coloro che presiedono al governo della cosa pubblica possono, in verità, in certi casi, essere scelti dalla volontà e dal giudizio della moltitudine senza ripugnanza o opposizione alla dottrina cattolica. Ma mentre questa scelta contraddistingue il governante, non gli conferisce l’autorità di governare; non delega il potere, designa la persona che ne sarà investita”.

Del resto, se il popolo resta il detentore del potere, che ne è dell’autorità? Un’ombra, un mito; non c’è più legge propriamente detta, non c’è più obbedienza. Il Sillon lo riconosce: infatti, poiché esige quella triplice emancipazione politica, economica e intellettuale in nome della dignità umana, la Città Futura nella cui formazione è impegnata non avrà né padroni né servi. Tutti i cittadini saranno liberi; tutti i compagni, tutti i re. Un comando, un precetto sarebbe visto come un attacco alla loro libertà; la subordinazione a qualsiasi forma di superiorità sarebbe una diminuzione della persona umana e l’obbedienza un disonore. È così, Venerabili Fratelli, che la dottrina tradizionale della Chiesa rappresenta i rapporti sociali, anche nella società più perfetta? Non ogni comunità di persone, dipendenti e ineguali per natura, bisogno di un’autorità per dirigere la loro attività verso il bene comune e per far rispettare le sue leggi? E se in una comunità si trovano individui perversi (e ci sono sempre), l’autorità non dovrebbe essere tanto più forte quanto più minaccioso è l’egoismo dei malvagi? Inoltre – a meno che non ci si inganni molto nella concezione della libertà – si può dire con un atomo di ragione che autorità e libertà siano incompatibili? Si può insegnare che l’obbedienza è contraria alla dignità umana e che l’ideale sarebbe sostituirla con “l’autorità accettata?” L’apostolo san Paolo non prevedeva la società umana in tutti i suoi possibili stadi di sviluppo, quando ordinava ai fedeli di sottomettersi ad ogni autorità? L’obbedienza agli uomini come legittimi rappresentanti di Dio, cioè in ultima analisi l’obbedienza a Dio, degradare l’uomo e ridurlo a un livello indegno di se stesso? La vita religiosa che si fonda sull’obbedienza è contraria all’ideale della natura umana? I santi, gli uomini più obbedienti, erano solo schiavi e degenerati? Infine, immaginate condizioni sociali in cui Gesù Cristo, se tornasse sulla terra, non darebbe esempio di obbedienza e, inoltre, non direbbe più: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è Di Dio? ” “Rendere a Cesare ciò che è di Cesare ea Dio ciò che è di Dio? ” “Rendere a Cesare ciò che è di Cesare ea Dio ciò che è di Dio? “

Insegnando tali dottrine, e applicandole alla sua organizzazione interna, il Sillon, quindi, semina nozioni erronee e fatali sull’autorità, sulla libertà e sull’obbedienza, tra la vostra gioventù cattolica. Lo stesso vale per la giustizia e l’uguaglianza; il Sillon dice che si sta sforzando di stabilire un’era di uguaglianza che, proprio per questo, sarebbe anche un’era di maggiore giustizia. Quindi, per il Sillon, ogni disuguaglianza di condizione è un’ingiustizia, o almeno una diminuzione della giustizia? Si tratta di un principio che contrasta nettamente con la natura delle cose, un principio favorevole alla gelosia, all’ingiustizia e sovversivo di ogni ordine sociale. Quindi, solo la Democrazia realizzerà il regno della perfetta giustizia! Non è questo un insulto ad altre forme di governo che vengono così degradate al livello di sterili espedienti? Oltretutto, i Sillonisti si scontrano ancora su questo punto con l’insegnamento di Leone XIII. Nell’Enciclica sul governo politico, che abbiamo già citato, avrebbero potuto leggere questo: tramandato dai loro antenati”.

E l’Enciclica allude alle tre ben note forme di governo, sottintendendo così che la giustizia è compatibile con ognuna di esse. E l’Enciclica sulla condizione della classe operaia non afferma chiaramente che la giustizia può essere ristabilita all’interno dell’assetto sociale esistente, poiché indica i mezzi per farlo? Indubbiamente Leone XIII non intendeva parlare di qualche forma di giustizia, ma di giustizia perfetta. Pertanto, quando diceva che la giustizia si poteva trovare in ognuna delle tre suddette forme di governo, insegnava che sotto questo aspetto la democrazia non gode di un privilegio speciale. I sillonisti che sostengono il contrario, o fanno orecchie da mercante all’insegnamento della Chiesa o si formano un’idea di giustizia e di uguaglianza che non è cattolica.

Lo stesso vale per la nozione di Fraternità che fondavano sull’amore dell’interesse comune o, al di là di tutte le filosofie e religioni, sulla mera nozione di umanità, abbracciando così con uguale amore e tolleranza tutti gli esseri umani e le loro miserie, siano essi intellettuale, morale o fisico e temporale. Ma la dottrina cattolica ci dice che il dovere primario della carità non sta nella tolleranza delle false idee, per quanto sincere, né nell’indifferenza teorica o pratica verso gli errori e i vizi in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nella zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale come pure per il loro benessere materiale. La dottrina cattolica ci dice inoltre che l’amore per il prossimo scaturisce dall’amore per Dio, che è Padre di tutti e meta dell’intera famiglia umana; e in Gesù Cristo di cui siamo membra, al punto che facendo del bene agli altri facciamo del bene a Gesù Cristo stesso. Qualsiasi altro tipo di amore è pura illusione, sterile e fugace.

In effetti, abbiamo l’esperienza umana di società pagane e secolari di epoche passate per dimostrare che la preoccupazione per interessi comuni o affinità di natura pesa molto poco contro le passioni e i desideri selvaggi del cuore. No, Venerabili Fratelli, non c’è vera fraternità al di fuori della carità cristiana. Mediante l’amore di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo nostro Salvatore, la carità cristiana abbraccia tutti gli uomini, tutti conforta e conduce tutti alla stessa fede e alla stessa felicità celeste.

Separando la fraternità dalla carità cristiana così intesa, la Democrazia, lungi dall’essere un progresso, significherebbe un disastroso passo indietro per la civiltà. Se, come Noi desideriamo con tutto il Nostro cuore, la vetta più alta possibile del benessere della società e dei suoi membri deve essere raggiunta attraverso la fraternità o, come si dice anche, la solidarietà universale, tutte le menti devono essere unite nella conoscenza della Verità, tutte le volontà unite nella moralità e tutti i cuori nell’amore di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo. Ma questa unione è realizzabile solo dalla carità cattolica, ed è per questo che solo la carità cattolica può guidare il popolo nel cammino del progresso verso la civiltà ideale.

Infine, alla radice di tutti i loro errori sulle questioni sociali, ci sono le false speranze dei sillonisti sulla dignità umana. Secondo loro, l’Uomo sarà un uomo veramente degno di questo nome solo quando avrà acquisito una coscienza forte, illuminata e indipendente, capace di fare a meno di un padrone, obbedendo solo a se stesso, e capace di assumersi le responsabilità più impegnative senza vacillare. Tali sono i paroloni con cui si esalta l’orgoglio umano, come un sogno che trasporta l’uomo senza luce, senza guida e senza aiuto nel regno dell’illusione in cui sarà distrutto dai suoi errori e dalle sue passioni in attesa del giorno glorioso della sua piena coscienza. E quel grande giorno, quando verrà? A meno che la natura umana non possa essere cambiata, il che non è in potere dei sillonisti, verrà mai quel giorno? I santi che hanno portato la dignità umana al suo punto più alto, possedevano quel tipo di dignità? E che dire degli umili di questa terra che non possono elevarsi così in alto ma si accontentano di arare modestamente il loro solco al livello dove la Provvidenza li ha posti? Coloro che adempiono diligentemente i loro doveri con cristiana umiltà, obbedienza e pazienza, non sono anch’essi degni di essere chiamati uomini? Nostro Signore non li toglierà un giorno dalla loro oscurità e li collocherà in cielo tra i principi del suo popolo? non sono anch’essi degni di essere chiamati uomini? Nostro Signore non li toglierà un giorno dalla loro oscurità e li collocherà in cielo tra i principi del suo popolo? non sono anch’essi degni di essere chiamati uomini? Nostro Signore non li toglierà un giorno dalla loro oscurità e li collocherà in cielo tra i principi del suo popolo?

Chiudiamo qui le nostre osservazioni sugli errori del Sillon. Non pretendiamo di aver esaurito l’argomento, perché dovremmo ancora richiamare la vostra attenzione su altri punti altrettanto falsi e pericolosi, ad esempio sul modo di interpretare il concetto di potere coercitivo della Chiesa. Ma dobbiamo ora esaminare l’influenza di questi errori sulla condotta pratica e sull’azione sociale del Sillon.

Le dottrine silloniste non sono mantenute nel dominio della filosofia astratta; vengono insegnate ai giovani cattolici e, peggio ancora, si cerca di applicarle nella vita di tutti i giorni. Il Sillon è considerato il nucleo della Città Futura e, di conseguenza, viene realizzato a sua immagine il più possibile. In effetti, il Sillon non ha gerarchia. L’élite al governo è emersa dalla base per selezione, cioè imponendosi attraverso la sua autorità morale e le sue virtù. Le persone vi si uniscono liberamente e liberamente possono lasciarlo. Gli studi si fanno senza maestro, tutt’al più con un consigliere. I gruppi di studio sono veri e propri bacini intellettuali in cui ogni membro è al tempo stesso maestro e allievo. La fratellanza più completa prevale tra i suoi membri e avvicina le loro anime in intima comunione: da qui l’anima comune del Sillon. È stata chiamata “amicizia”. Anche il prete, entrando, abbassa la dignità eminente del suo sacerdozio e, per uno strano capovolgimento di ruoli, diventa studente, si pone alla pari dei suoi giovani amici, e non è altro che un compagno.

In queste pratiche democratiche e nelle teorie della Città Ideale da cui scaturiscono, riconoscerete, Venerabili Fratelli, la causa nascosta della mancanza di disciplina che tante volte avete dovuto rimproverare al Sillon. Non c’è da stupirsi che non troviate nei dirigenti e nei loro compagni formati su questa linea, siano essi seminaristi o sacerdoti, il rispetto, la docilità e l’obbedienza che sono dovuti alla vostra autorità ea voi stessi; non c’è da stupirsi che tu sia consapevole di un’opposizione di fondo da parte loro, e che, con tuo dolore, tu li veda ritirarsi del tutto da opere che non sono quelle del Sillon o, se costretti per obbedienza, che si conformino con disgusto. Tu sei il passato; sono i pionieri della civiltà del futuro. Tu rappresenti la gerarchia, disuguaglianze sociali, autorità e obbedienza – istituzioni logore a cui i loro cuori, catturati da un altro ideale, non possono più sottomettersi. Fatti così tristi da farci venire le lacrime agli occhi testimoniano questo stato d’animo. E non possiamo, con tutta la Nostra pazienza, superare un giusto sentimento di sdegno. Ora quindi! La sfiducia nei confronti della Chiesa, loro Madre, viene instillata nelle menti dei giovani cattolici; si insegna loro che dopo diciannove secoli non ha ancora potuto edificare in questo mondo una società su fondamenta vere; Non ha compreso le nozioni sociali di autorità, libertà, uguaglianza, fraternità e dignità umana; si racconta che i grandi Vescovi e Re, che hanno reso la Francia quella che è e l’hanno governata così gloriosamente,

Il respiro della Rivoluzione è passato di qua, e possiamo concludere che, mentre le dottrine sociali del Sillon sono erronee, il suo spirito è pericoloso e la sua educazione disastrosa.

Ma allora, cosa pensare della sua azione nella Chiesa? Cosa dobbiamo pensare di un movimento così puntiglioso nel suo marchio di cattolicesimo che, a meno che tu non ne abbracci la causa, saresti quasi considerato un nemico interno della Chiesa e non capiresti nulla del Vangelo e di Gesù Cristo! Riteniamo necessario insistere su questo punto perché proprio il suo ardore cattolico ha assicurato al Sillon fino a poco tempo fa preziosi incoraggiamenti e l’appoggio di illustri personaggi. Bene ora! giudicando le parole ei fatti, ci sentiamo in dovere di dire che nelle sue azioni così come nella sua dottrina, il Sillon non dà soddisfazione alla Chiesa.

In primo luogo, il suo cattolicesimo accetta solo la forma democratica di governo che considera la più favorevole alla Chiesa e, per così dire, la identifica con essa. Il Sillon, quindi, sottomette la sua religione a un partito politico. Non è necessario dimostrare qui che l’avvento della Democrazia universale non riguarda l’azione della Chiesa nel mondo; abbiamo già ricordato che la Chiesa ha sempre lasciato alle nazioni la cura di darsi la forma di governo che esse ritengano più adatta alle loro esigenze. Ciò che vogliamo affermare ancora una volta, dopo il Nostro Predecessore, è che è un errore e un pericolo vincolare per principio il cattolicesimo ad una particolare forma di governo. Questo errore e questo pericolo sono tanto maggiori quando la Religione è associata a una sorta di Democrazia le cui dottrine sono false. Ma questo è quello che sta facendo il Sillon. Per amore di una particolare forma politica, compromette la Chiesa, semina divisione tra i cattolici, strappa i giovani e persino i sacerdoti e i seminaristi all’azione puramente cattolica, e sta consumando come una perdita morta parte delle forze vive della nazione .

Ed ecco, Venerabili Fratelli, una sbalorditiva contraddizione: proprio perché la religione dovrebbe trascendere tutte le parti, ed è appellandosi a questo principio, che il Sillon si astiene dal difendere la Chiesa assediata. Certo, non è la Chiesa che è scesa nell’arena politica: l’hanno trascinata lì per mutilarla e per spogliarla. Non è dunque dovere di ogni cattolico usare le armi politiche che possiede per difenderla? Non è un dovere confinare la politica nel suo dominio e lasciare sola la Chiesa se non per darle ciò che le è dovuto? Ebbene, alla vista delle violenze così fatte alla Chiesa, ci duole spesso vedere i sillonisti incrociare le braccia tranne quando è loro vantaggio difenderla; li vediamo dettare o mantenere un programma che in nessun luogo e in nessun modo si può chiamare cattolico. Tuttavia ciò non impedisce agli stessi uomini, quando sono pienamente impegnati nella lotta politica e spinti dalla provocazione, di proclamare pubblicamente la loro fede. Cosa dobbiamo dire se non che ci sono due uomini diversi nel Sillonist; l’individuo, che è cattolico, e il sillonista, l’uomo d’azione, che è neutrale!

C’è stato un tempo in cui il Sillon, in quanto tale, era veramente cattolico. Riconosceva una sola forza morale: il cattolicesimo; ei Sillonisti solevano proclamare che la Democrazia avrebbe dovuto essere cattolica o non esistere affatto. Arrivò il momento in cui cambiarono idea. Hanno lasciato a ciascuno la sua religione o la sua filosofia. Hanno smesso di chiamarsi cattolici e, alla formula “La democrazia sarà cattolica” hanno sostituito “La democrazia non sarà anticattolica”, non più di quanto non sarà antiebraica o antibuddista. Era l’epoca del “Grande Sillon”. Per la costruzione della Città Futura hanno fatto appello ai lavoratori di tutte le religioni e di tutte le sette. A questi si chiedeva solo una cosa: condividere lo stesso ideale sociale, rispettare tutte le credenze e portare con sé una certa scorta di forza morale. Certo: dichiararono che “I capi del Sillon mettono la loro fede religiosa al di sopra di tutto. Ma possono negare agli altri il diritto di trarre la loro energia morale da dove possono? In cambio, si aspettano che gli altri rispettino il loro diritto di attingere la propria energia morale dalla fede cattolica. Di conseguenza chiedono a tutti coloro che vogliono cambiare la società odierna in direzione della Democrazia, di non opporsi gli uni agli altri a causa delle convinzioni filosofiche o religiose che possono separarli, ma di marciare mano nella mano, non rinnegando le proprie convinzioni, ma cercando di fornire sul terreno di realtà pratiche, la prova dell’eccellenza delle loro convinzioni personali. Forse su questo terreno di emulazione si realizzerà un’unione tra anime portatrici di diverse convinzioni religiose o filosofiche.

Recentemente è stato scartato il termine “Grande Sillon” ed è nata una nuova organizzazione senza modificare, anzi, lo spirito e il sostrato delle cose: “Per organizzare ordinatamente le diverse forze di attività, il Sillon rimane tuttora come Anima, Spirito, che pervaderà i gruppi e ispirerà il loro lavoro”. Così, una schiera di nuovi gruppi, cattolici, protestanti, liberi pensatori, ora apparentemente autonomi, sono invitati a mettersi al lavoro: “I compagni cattolici lavoreranno tra loro in un’organizzazione speciale e impareranno e si istruiranno. I democratici protestanti e liberi di pensare faranno altrettanto dalla loro parte. Ma tutti noi, cattolici, protestanti e liberi pensatori, avremo a cuore di armare i giovani, non in vista della lotta fratricida,

Queste dichiarazioni e questa nuova organizzazione dell’azione sillonista richiedono osservazioni molto serie.

Abbiamo qui, fondata da cattolici, un’associazione interconfessionale che deve lavorare per la riforma della civiltà, impresa che è soprattutto di carattere religioso; perché non c’è vera civiltà senza una civiltà morale, e non c’è vera civiltà morale senza la vera religione: è una verità provata, un fatto storico. I nuovi sillonisti non possono fingere di lavorare semplicemente sul “terreno delle realtà pratiche” dove le differenze di fede non contano. Il loro capo è così consapevole dell’influenza che le convinzioni della mente hanno sull’esito dell’azione, che li invita, a qualunque religione appartengano, “a fornire sul terreno di realtà pratiche, la prova dell’eccellenza della le loro convinzioni personali”. E con buona ragione: infatti,

Detto questo, cosa pensare della promiscuità in cui i giovani cattolici si ritroveranno con gli eterodossi e gli increduli in un’opera di questo genere? Non è mille volte più pericoloso per loro di un’associazione neutrale? Cosa pensare di questo appello a tutti gli eterodossi, ea tutti i non credenti, a dimostrare l’eccellenza delle proprie convinzioni in ambito sociale in una sorta di gara apologetica? Questa gara non è durata diciannove secoli in condizioni meno pericolose per la fede dei cattolici? E non era tutto merito della Chiesa cattolica? Cosa dobbiamo pensare di questo rispetto per tutti gli errori, e di questo strano invito fatto da un cattolico a tutti i dissidenti a rafforzare le loro convinzioni attraverso lo studio, affinché abbiano fonti sempre più abbondanti di nuove forze? Cosa pensare di un’associazione in cui tutte le religioni e anche il Libero Pensiero possano esprimersi apertamente e in piena libertà? Per i sillonisti che, nelle conferenze pubbliche e altrove, proclamano con orgoglio la loro fede personale, non intendono certo tacere gli altri né intendono impedire a un protestante di affermare il suo protestantesimo, e allo scettico di affermare il suo scetticismo. Infine, cosa pensare di un cattolico che, entrando nel suo gruppo di studio, lasci fuori dalla porta il suo cattolicesimo per non allarmare i suoi compagni che, «sognando un’azione sociale disinteressata, non sono inclini a farla servire al trionfo della interessi, circoli e persino condanne, qualunque esse siano? Tale è la professione di fede del Comitato di azione sociale di Nuova Democrazia che ha ripreso l’obiettivo principale della precedente organizzazione e che, dicono, “rompe il doppio senso che circonda il Greater Sillon sia negli ambienti reazionari che in quelli anticlericali”. , è ora aperta a tutti gli uomini «che rispettano le forze morali e religiose e sono convinti che nessuna vera emancipazione sociale è possibile senza il lievito di un generoso idealismo».

Ahimè! sì, il doppio senso è rotto: l’azione sociale del Sillon non è più cattolica. Il sillonista, in quanto tale, non lavora per una cerchia, e «la Chiesa», dice, «non può in alcun modo beneficiare delle simpatie che la sua azione può suscitare». Una strana situazione, davvero! Temono che la Chiesa approfitti per un fine egoistico e interessato dell’azione sociale del Sillon, come se tutto ciò che giovava alla Chiesa non giovasse a tutto il genere umano! Un curioso capovolgimento di nozioni! La Chiesa potrebbe trarre vantaggio dall’azione sociale! Come se i più grandi economisti non avessero riconosciuto e dimostrato che è solo l’azione sociale che, se seria e feconda, deve giovare alla Chiesa! Ma ancora più strano, allarmante e triste allo stesso tempo, e le correnti della Grazia Divina – il tutto essendo stato edificato, legato insieme e impregnato dalla vita e dallo spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo – quando pensiamo, dico, a tutto questo, è spaventoso vedere nuovi apostoli che tentano avidamente di fare meglio con un comune scambio di vago idealismo e virtù civiche. Cosa produrranno? Cosa verrà fuori da questa collaborazione? Una mera costruzione verbale e chimerica in cui vedremo, ardenti in una confusione e in una seducente confusione, le parole Libertà, Giustizia, Fraternità, Amore, Uguaglianza ed esultanza umana, tutte poggiate su una dignità umana mal compresa. Sarà un’agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto, ma che andrà a vantaggio dei meno utopici sfruttatori del popolo. Sì, possiamo davvero dire che il Sillon, con gli occhi fissi su una chimera,

Temiamo che il peggio debba venire: il risultato finale di questa crescente promiscuità, beneficiaria di questa azione sociale cosmopolita, non può che essere una Democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica. Sarà una religione (poiché il Sillonismo, così hanno detto i leader, è una religione) più universale della Chiesa cattolica, unendo tutti gli uomini per diventare fratelli e compagni in un “Regno di Dio” finale. — “Noi non lavoriamo per la Chiesa, lavoriamo per l’umanità”.

Ed ora, presi dalla più profonda tristezza, Ci chiediamo, Venerabili Fratelli, che fine ha fatto il Cattolicesimo del Sillon? Ahimè! questa organizzazione che un tempo offriva aspettative così promettenti, questa corrente limpida e impetuosa, è stata imbrigliata nel suo corso dai moderni nemici della Chiesa, e ora non è altro che un misero affluente del grande movimento di apostasia che si sta organizzando in ogni paese per l’istituzione di una Chiesa Unica Mondiale che non avrà né dogmi, né gerarchia, né disciplina per la mente, né freno per le passioni, e che, con il pretesto della libertà e della dignità umana, riporterebbe al mondo (se tale una Chiesa potrebbe vincere) il regno dell’astuzia e della forza legalizzate, e l’oppressione dei deboli e di tutti coloro che faticano e soffrono.

Conosciamo fin troppo bene le officine oscure in cui si elaborano queste maliziose dottrine che non dovrebbero sedurre le menti lucide. I capi del Sillon non hanno saputo difendersi da queste dottrine. L’esaltazione dei loro sentimenti, la benevolenza indiscriminata dei loro cuori, il loro misticismo filosofico, mescolato con una misura di illuminismo, li hanno portati verso un altro Vangelo che credevano fosse il vero Vangelo del Nostro Salvatore. A tal punto che parlano di Nostro Signore Gesù Cristo con una familiarità sommamente irriverente, e che – essendo il loro ideale affine a quello della Rivoluzione – non temono di tracciare tra Vangelo e Rivoluzione paragoni blasfemi per i quali non si può scusare fatto che sono dovute a qualche composizione confusa e troppo frettolosa.

Desideriamo richiamare la vostra attenzione, Venerabili Fratelli, su questa distorsione del Vangelo e sul carattere sacro di Nostro Signore Gesù Cristo, Dio e uomo, prevalente nel Sillon e altrove.

Appena ci si avvicina alla questione sociale, in alcuni ambienti è di moda mettere prima da parte la divinità di Gesù Cristo, e poi accennare solo alla sua illimitata clemenza, alla sua compassione per tutte le umane miserie, alle sue pressanti esortazioni all’amore del nostro prossimo e alla fratellanza degli uomini. È vero, Gesù ci ha amati di un amore immenso, infinito, ed è venuto sulla terra per soffrire e morire perché, raccolti intorno a Lui nella giustizia e nell’amore, animati dagli stessi sentimenti di carità reciproca, tutti gli uomini potessero vivere nella pace e nella felicità. . Ma per la realizzazione di questa felicità temporale ed eterna, Egli ha posto con suprema autorità la condizione che dobbiamo appartenere al suo gregge, che dobbiamo accettare la sua dottrina, che dobbiamo praticare la virtù e che dobbiamo accettare l’insegnamento e la guida di Pietro e dei suoi successori. Ulteriore, mentre Gesù era gentile con i peccatori e con coloro che si sviavano, non rispettava le loro false idee, per quanto sincere potessero apparire. Li amava tutti, ma li istruiva per convertirli e salvarli. Mentre chiamava a sé per confortare coloro che faticavano e soffrivano, non era per predicare loro la gelosia di una chimerica uguaglianza. Mentre sollevava gli umili, non era per instillare in loro il sentimento di una dignità indipendente e ribelle al dovere dell’obbedienza. Mentre il suo cuore traboccava di dolcezza per le anime di buona volontà, sapeva anche armarsi di santo sdegno contro i profanatori della casa di Dio, contro i miserabili che scandalizzavano i piccoli, contro le autorità che schiacciano il popolo con il peso di pesanti fardelli senza stendere una mano per sollevarli. Era tanto forte quanto gentile. Egli ha rimproverato, minacciato, castigato, sapendo e insegnandoci che la paura è l’inizio della saggezza e che a volte è giusto che un uomo tagli un arto offensivo per salvare il suo corpo. Infine, non annunciava alla società futura il regno di una felicità ideale da cui sarebbe stata bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e con il suo esempio, ha tracciato la via della felicità possibile in terra e della perfetta felicità in cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che sarebbe sbagliato applicare solo alla propria vita personale per conquistare la salvezza eterna; questi sono insegnamenti eminentemente sociali,

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Quanto a voi, Venerabili Fratelli, proseguite diligentemente l’opera del Salvatore degli uomini, emulando la Sua mitezza e la Sua forza. Ministro di ogni miseria; nessun dolore sfugga alla tua sollecitudine pastorale; nessun lamento ti trovi indifferente. Ma, d’altra parte, predica senza paura i loro doveri ai potenti e agli umili; è vostro compito formare la coscienza delle persone e dei pubblici poteri. La questione sociale sarà molto più vicina a una soluzione quando tutti gli interessati, meno esigenti quanto ai rispettivi diritti, adempiranno con più rigore i loro doveri.

Inoltre, poiché nello scontro degli interessi, e specialmente nella lotta contro le forze disoneste, la virtù dell’uomo, e anche la sua santità, non sono sempre sufficienti a garantirgli il pane quotidiano, e poiché le strutture sociali, attraverso il loro naturale gioco, devono essere ideato per contrastare gli sforzi dei senza scrupoli e consentire a tutti gli uomini di buona volontà di raggiungere la loro legittima parte di felicità temporale, Desideriamo ardentemente che tu prenda parte attiva all’organizzazione della società con questo obiettivo in mente. E, a tal fine, mentre i vostri sacerdoti si dedicheranno con zelo alla santificazione delle anime, alla difesa della Chiesa, ed anche alle opere di carità in senso stretto, ne sceglierete alcuni, equilibrati e di buon cuore disposizione attiva, titolari di dottorato in filosofia e teologia, conosci a fondo la storia delle civiltà antiche e moderne, e le avvierai allo studio non tanto alto, ma più pratico delle scienze sociali, per metterle al momento opportuno alla guida delle tue opere di azione cattolica . Ma questi preti non si lascino ingannare, nel labirinto delle opinioni correnti, dai miracoli di una falsa Democrazia. Non prendano in prestito dalla Retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo, le frasi altezzose, piene di promesse; tanto altisonanti quanto irraggiungibili. Si convincano che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate solo ieri; che la Chiesa e lo Stato, in ogni tempo e in felice concerto, hanno suscitato a tal fine feconde organizzazioni; che la Chiesa, che non ha mai tradito la felicità del popolo acconsentendo a dubbie alleanze, non deve liberarsi dal passato; che occorre solo riprendere, con l’aiuto di veri operatori di restaurazione sociale, gli organismi che la Rivoluzione ha frantumato, e adattarli, nello stesso spirito cristiano che li ha ispirati, al nuovo ambiente che nasce dalla lo sviluppo materiale della società odierna. In effetti, i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né innovatori: sono tradizionalisti. al nuovo ambiente derivante dallo sviluppo materiale della società odierna. In effetti, i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né innovatori: sono tradizionalisti. al nuovo ambiente derivante dallo sviluppo materiale della società odierna. In effetti, i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né innovatori: sono tradizionalisti.

Desideriamo che i giovani sillonisti, liberati dai propri errori, lungi dall’impedire quest’opera eminentemente degna della vostra sollecitudine pastorale, vi apportino il loro contributo leale ed efficace in modo ordinato e con la dovuta sottomissione.

Ci rivolgiamo ora ai capi del Sillon con la fiducia di un padre che parla ai suoi figli, e chiediamo loro, per il loro bene e per il bene della Chiesa e della Francia, di affidare a voi la loro guida. Siamo certamente consapevoli dell’entità del sacrificio che chiediamo loro, ma sappiamo che sono di una disposizione sufficientemente generosa per accettarlo e, in anticipo, nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui Noi siamo indegni rappresentanti, Noi benedicili per questo. Quanto alla base del Sillon, desideriamo che si raggruppino secondo le diocesi per lavorare, sotto l’autorità dei rispettivi vescovi, alla rigenerazione cristiana e cattolica del popolo, nonché al miglioramento della sua quantità.

Questi gruppi diocesani saranno per il momento indipendenti l’uno dall’altro. E, per mostrare chiaramente che hanno rotto con gli errori del passato, prenderanno il nome di “cattolico Sillon”, e ciascuno dei membri aggiungerà al suo titolo sillonista la qualifica di “cattolico”. Va da sé che ogni sillonista cattolico rimarrà libero di conservare le sue preferenze politiche, purché depurate da tutto ciò che non è del tutto conforme alla dottrina della Chiesa. Se alcuni gruppi rifiutano, Venerabili Fratelli, di sottomettersi a queste condizioni, dovete considerare proprio il fatto che essi rifiutano di sottomettersi alla vostra autorità. Quindi, dovrai esaminare se rimangono entro i limiti della pura politica o economia, o se persistono nei loro errori precedenti. Nel primo caso, è chiaro che non avrai più a che fare con loro che con il corpo generale dei fedeli; in quest’ultimo caso, dovrai prendere le opportune misure, con prudenza ma anche con fermezza.

I sacerdoti dovranno tenersi del tutto fuori dai gruppi dissidenti, e saranno contenti di estendere individualmente a ciascun membro l’aiuto del loro sacro ministero, applicando loro nel tribunale della penitenza le comuni norme di morale riguardo alla dottrina e alla condotta. Per quanto riguarda i gruppi cattolici, mentre i sacerdoti ei seminaristi possono favorirli e aiutarli, si asterranno dall’unirsi a loro come membri; perché conviene che la falange sacerdotale rimanga al di sopra delle associazioni laiche anche quando queste sono utilissime e animate dallo spirito migliore. Tali sono le misure pratiche con cui abbiamo ritenuto necessario confermare questa lettera sul Sillon e sui Sillonisti. Dal profondo della Nostra anima preghiamo perché il Signore faccia comprendere a questi uomini ea questi giovani le gravi ragioni che lo hanno spinto. Possa Egli donare loro la docilità del cuore e il coraggio per mostrare alla Chiesa la sincerità del loro fervore cattolico. Quanto a voi, Venerabili Fratelli, il Signore susciti nei vostri cuori verso di loro – poiché d’ora innanzi saranno vostri – i sentimenti di un vero amore paterno.

Nell’esprimere questo auspicio e per ottenere questi risultati tanto desiderabili, concediamo di tutto cuore a voi, al vostro clero e al vostro popolo la Nostra Benedizione Apostolica.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 agosto 1910, anno ottavo del Nostro Pontificato.
Pio X, papa

Papa San Pio X 25 agosto 1910

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