
Dipinto anonimo, XVII secolo, Messico.
Come ha fatto la Santa Casa a decollare dalle sue fondamenta e riapparire intatta a circa 2.000 miglia di distanza, dove rimane fino ad oggi?
In un convegno organizzato dal Centro Culturale “Amici del Timone” a Staggia Senese, Italia, dal titolo “La storia dell’incredibile trasloco della Casa di Maria di Nazareth a Loreto”, è stato sviluppato un tema che sfida l’ingegneria.
Infatti, la Santa Casa, luogo di nascita della Madonna e dove l’Arcangelo Gabriele le annunciò l’Incarnazione, si trova da molti secoli nella città di Loreto ( Santa Casa di Loreto ), nelle Marche, affacciata sul mare Adriatico.
Tuttavia, l’Annunciazione è avvenuta a Nazaret, in Terra Santa, dove rimangono ancora oggi le fondamenta della Santa Casa. Se confrontate con le dimensioni e le caratteristiche della Casa Loreto, combaciano perfettamente; ma le somiglianze e le concordanze non finiscono qui.
Come ha fatto la Santa Casa a decollare, per così dire, dalle sue fondamenta e riapparire a circa 2000 miglia di distanza, dove è rimasta intatta fino ad oggi?
Secondo testimonianze storiche, il trasloco avvenne nel XIII secolo; ma come si sarebbe potuto fare viste le scarse risorse tecnologiche dell’epoca?
La mossa è attribuita ad un’azione angelica ufficialmente riconosciuta dai Papi e sostenuta dai santi. Tuttavia, tali autorevoli approvazioni non hanno lo scopo di spiegare la procedura materiale, che ha trasportato un oggetto delle dimensioni di una casa da un continente all’altro praticamente dall’oggi al domani.
Questo trasferimento, tuttavia, è stato confermato da testimonianze storiche, documentarie e archeologiche. Ancora una volta, per lo stupore di molti, la scienza conferma la Chiesa.
A questo convegno è intervenuto il Prof. Giorgio Nicolini, che ha dedicato al caso la sua vita di studio e di ricerca. Sulla base di queste evidenze scientifiche, dimostrò indiscutibilmente la veridicità del trasferimento miracoloso.
Durante la sua conferenza, il professor Nicolini ha dimostrato l’esistenza di molti documenti e testimonianze oculari del trasferimento, che la scienza e il metodo umano non possono spiegare. Ha anche stabilito una cronologia del cambio di posizione.
1. Il 9 maggio 1291 la Santa Casa era ancora a Nazareth.
2. Nella notte tra il 9 e il 10 maggio 1291, percorse quasi 2.000 miglia e raggiunse Tersatto (ora Tersatto ), nella regione della Dalmazia, in quello che oggi è un sobborgo di Rijeka, in Croazia.
In quell’occasione Nicolò Frangipane, feudatario di Tersatto inviò personalmente una delegazione a Nazareth per accertare se la Santa Casa fosse effettivamente scomparsa dalla sua sede originaria. Gli emissari non solo ne verificarono la scomparsa ma trovarono le fondamenta su cui era edificata la casa e da cui erano state tolte le mura in blocco. Attorno a queste fondamenta a Nazareth fu costruita la Basilica dell’Annunciazione. A Loreto la Santa Casa poggia saldamente, senza fondamenta, direttamente sul terreno.
3. Nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294 la Santa Casa scomparve da Tersatto e sbarcò “in vari luoghi” d’Italia. Soggiornò per nove mesi su una collina che domina il porto di Ancona, che venne così chiamata “Posatora”, dal latino “ posat et ora” (appoggiare, sbarcare e pregare).
Sul luogo fu edificata una chiesa a memoria, come fu registrato all’epoca e firmato da un sacerdote “Don Matteo”, probabilmente testimone oculare.
Anche due lapidi commemorano questo avvenimento. Uno è dello stesso periodo dell’evento ed è scritto in antico latino volgare. L’altro, del XVI secolo, è scritto in volgare ed è una copia del più antico.
La lapide più antica di Posatora menzionava già la “Madonna di Loreto”, precisando che l’iscrizione fu fatta dopo l’allontanamento della Casa dal sito.
4. Nel 1295, dopo nove mesi a Posatora, la Santa Casa si trasferì in un bosco appartenuto a una donna di nome Loreta, presso il paese di Recanati. Da qui deriva il nome Loreto.
5. Tra il 1295 e il 1296, dopo aver trascorso otto mesi in questo luogo, la Santa Casa fu miracolosamente trasportata in un podere sul Monte Prodo appartenente a due fratelli della famiglia Antici.
6. Nel 1296, dopo quattro mesi in questo podere, la Santa Casa partì e sbarcò su una strada pubblica del Monte Prodo che collega Recanati ad Ancona, dove si trova tuttora.

Innumerevoli altri elementi attestano la verità storica di questa inspiegabile traduzione della Santa Casa. Ad Ancona furono costruite tre chiese, due ancora esistenti, testimonianza che testimoni oculari videro la Santa Casa “volante” arrivare ad Ancona e fermarsi a Posatora.
Inoltre a Forio, sull’isola d’Ischia, i pescatori che commerciavano con Ancona tornarono narrando gli avvenimenti avvenuti nel 1295. Le loro segnalazioni indussero gli abitanti della città ad erigere una basilica dedicata a “Santa Maria di Loreto”. Hanno visto con i propri occhi anche la Santa Casa di Ancona.
Vari vescovi della regione hanno approvato la venerazione delle traduzioni miracolose. Per secoli i Papi rinnovarono le approvazioni fino a quando Urbano VIII, nel 1624, stabilì definitivamente il 10 dicembre come Festa della Traslazione della Santa Casa di Maria Madre di Dio.
Diversi Papi, tra cui Paolo II, Giulio II, Leone X, Pio IX, Leone XIII e Pio XI documentarono il loro riconoscimento della traduzione. Questi rispettivi documenti, al di là del loro aspetto religioso in cui i Papi riconoscono l’evento come soprannaturale, sono riconosciuti come documenti preziosi dalla scienza storica.
Il professor Nicolini ha fortemente rimproverato la mentalità materialista, a volte agnostica, atea o protestante, che cerca di screditare l’autenticità della Santa Casa venerata a Loreto.
In un certo senso, questa opposizione ha incoraggiato studi più approfonditi, che hanno finito per dimostrare che la Santa Casa proveniva effettivamente dalla Terra Santa. Le prove includono la composizione chimica del materiale utilizzato per costruire la casa, la sua forma e molti dettagli architettonici.
Alcuni, negando la traduzione angelica, arrivarono al punto di inventare una storia secondo cui una fantasiosa famiglia principesca dell’Epiro chiamata “Angeli” aveva smantellato la casa e l’aveva trasportata mattone dopo mattone su richiesta dei crociati di fronte all’avanzata distruttiva dei musulmani. Quella “famiglia” ha poi ricostruito la casa di Loreto.
Un’operazione del genere, con le condizioni di trasporto del XIII secolo, sarebbe stata un’impresa più miracolosa della traslazione angelica.

Le pietre ei mattoni sono tenuti insieme da una malta la cui composizione fisica e chimica si trova solo in Palestina e precisamente nella regione di Nazareth. Sono inesistenti nelle Marche o altrove in Italia.
Inoltre, se la casa è stata smantellata e ricostruita luogo dopo luogo lungo il suo percorso – come affermano i suoi fantasiosi oppositori – non si comprende come abbia potuto mantenere le esatte proporzioni geometriche della casa di Nazareth, le cui fondamenta, fino ad oggi, corrispondono perfettamente le mura di Loreto.
Né sarebbe stato possibile che nessuno vedesse o sentisse lo smantellamento della casa e poi la ricostruzione, soprattutto nel breve arco di una notte al centro del santuario di Nazareth e poi ancora in Croazia e in Italia.
Ancora più inspiegabile è il fatto che la Santa Casa si sia finalmente posata su una vecchia strada sterrata. Su questa strada il passaggio di animali e carrozze apriva naturalmente solchi al centro della carreggiata, alzando i bordi stradali e formando fossati su entrambi i lati. Così, per come è atterrata la casa, i suoi tre muri, privi di fondamenta, sono sostenuti in parte a terra e in parte all’aria aperta. Oggi i pellegrini possono vederlo da soli attraverso un pavimento di vetro.

Il Comune di Recanati, peraltro, aveva già allora vietato la costruzione di abitazioni sulla pubblica via e aveva disposto la demolizione di tutti gli edifici ritenuti in violazione dell’ordinanza. Come, allora, qualcuno avrebbe potuto ricostruire una casa tagliando la strada senza che nessuno se ne accorgesse?
Un altro grande scoglio viene dalla mancanza di mezzi in quei giorni per trasportare un’intera casa, anche se smantellata mattone per mattone e pietra per pietra. Peserebbe qualche tonnellata. Il trasporto su strada sarebbe stato probabilmente irrealizzabile a causa del ritardo e della quantità di carri, animali e uomini che avrebbe richiesto. Il trasporto via mare, sebbene più fattibile, sarebbe stato anche troppo dispendioso in termini di tempo e soggetto a perdite a causa delle tempeste.
Ancora più complicato sarebbe tagliare i muri in segmenti e portarli intatti in un viaggio di 2.000 miglia e poi incollarli di nuovo insieme senza lasciare tracce delle giunture. Questi fattori materiali, ha spiegato il Prof. Giorgio Nicolini, postulano l’impossibilità di tale trasporto con i mezzi tecnici del tempo.
Dalla lunga e dettagliata dimostrazione del professor Nicolini è chiaramente molto più ragionevole credere alla traduzione angelica risultante da un’opera mirabile di Dio, per il quale nulla è impossibile, e che ha operato miracoli ben più grandi.
Per mani umane aver compiuto una tale traslazione è da considerare un evento ancora più miracoloso di quello compiuto per opera degli angeli.
