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2Una “Chiesa sinodale” confusa e capovolta

Una “Chiesa sinodale” confusa e capovolta
Una “Chiesa sinodale” confusa e capovolta
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“Una facile ripetizione di ciò che è ovvio o è già stato detto”

Dopo le notizie più disparate sul Sinodo sulla famiglia del 2015, l’evento si è concluso con un documento ambiguo che consente un’interpretazione contraddittoria della dottrina cattolica, aprendo le porte alla Comunione ai divorziati e civilmente “risposati” (appunto, adulteri). Il discorso finale di papa Francesco ha ulteriormente aumentato la confusione affermando che il Sinodo non era per «sistemare tutte le questioni che hanno a che fare con la famiglia» e quindi ha evitato di «cadere in una facile ripetizione di ciò che è ovvio o già detto».

Che strana affermazione. Non si dovrebbero ripetere le verità della fede perché è “facile” e perché sono già state dette? Come interpretare questa affermazione alla luce dell’incisiva esortazione di san Paolo a Timoteo: «Annuncia la parola; essere persistente se è conveniente o scomodo; convincere, rimproverare, incoraggiare con ogni pazienza e insegnamento” (2 Tim. 4:2)?

Tanto più che ci troviamo nella stessa situazione predetta dall’Apostolo quando esortava il suo discepolo: «Verrà infatti il ​​tempo in cui gli uomini non tollereranno la sana dottrina, ma, seguendo i propri desideri e la loro insaziabile curiosità, accumuleranno maestri e smetterà di ascoltare la verità e sarà deviato verso i miti” (2 Tim. 4:3-4).

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Sì, il nostro tempo richiede più di ogni altro una “facile ripetizione” delle dottrine già insegnate dalla Chiesa sullo stato di peccato in cui si trovano i divorziati “risposati” (stato oggettivo di adulterio) e i sodomiti ostinati. Questa ripetizione costante della dottrina rende manifesta la tradizione della Chiesa; ed è così che i successori di Pietro e degli Apostoli adempiono al mandato divino: “Annunciare il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15).

Il cardinale Kasper: “Una teologia profonda, una teologia in ginocchio”

Nel suo discorso, Papa Francesco non solo non è riuscito a stabilire la verità di fronte alla confusione del documento sinodale, ma ha criticato aspramente quei Padri sinodali dal “cuore chiuso” che si nascondono “dietro gli insegnamenti della Chiesa” seduti “sulla cattedra di Mosè” a giudicare feriti famiglie con “superiorità e superficialità”. Non è difficile vedere che questa critica è rivolta a coloro che nel Sinodo hanno difeso la dottrina tradizionale della Chiesa sull’adulterio.

Una “Chiesa sinodale” confusa e capovolta
La costante ripetizione della dottrina rende manifesta la tradizione della Chiesa e adempie il mandato divino. Specialmente nei tempi predetti dall’Apostolo, “…quando gli uomini non tollereranno la sana dottrina ma…accumuleranno maestri e smetteranno di ascoltare la verità e saranno deviati verso i miti” (2 Tim. 4:3-4).

Il Papa, infatti, ha spesso manifestato la sua ammirazione per le tesi dei novatori nelle sue interviste e soprattutto lodando e sostenendo ripetutamente il cardinale Walter Kasper, capofila indiscusso di questa corrente, la cui dottrina Francesco si è spinto a definire «una teologia profonda… fare teologia in ginocchio”.

Un preoccupante programma di riforma della Chiesa

Se quanto accaduto al Sinodo è estremamente preoccupante, forse lo è ancora di più il programma presentato da papa Francesco per una riforma integrale della Chiesa.

Intervenendo il 17 ottobre 2015 a una cerimonia di commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del sinodo dei vescovi, Francesco ha proposto di attuare il processo di trasformazione della Chiesa cattolica in una “Chiesa sinodale”.

Esaminando attentamente questo discorso, si vede che questa “sinodalizzazione” della Chiesa porta ad abbandonare la struttura gerarchica e monarchica della Chiesa e ad adottare atteggiamenti egualitari in cui il potere effettivo risiederebbe nella “base”, cioè nei comuni fedeli.

“Una Chiesa che ascolta”

Secondo Francesco, «una Chiesa sinodale è una Chiesa che ascolta». Così, invece di Ecclesia docens (la Chiesa che insegna) avremmo una Ecclesia audiens (una Chiesa che ascolta).

Come sarebbe questa “Chiesa che ascolta”? Papa Francesco dice che sarebbe una Chiesa dove tutti ascolterebbero tutti :

Il popolo fedele, il collegio dei vescovi, il Vescovo di Roma: tutti in ascolto reciproco, e tutti in ascolto dello Spirito Santo, «Spirito di verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli «dice a le Chiese» (Ap 2,7).

Così, la “Chiesa che ascolta” sarebbe una Chiesa direttamente guidata dallo Spirito Santo, nel modo sostenuto dalle Chiese pentecostali, attraverso una continua manifestazione del Paraclito, che indicherebbe la via e insegnerebbe la dottrina direttamente a tutto il “popolo di Dio”. “

La “Chiesa sinodale”, una piramide rovesciata

Ora, se lo Spirito guida direttamente la Chiesa e tutti ─ dal Papa fino ai semplici fedeli ─ “ascoltano” ciò che Egli dice e comunicano in un dialogo permanente con tutti gli altri le dottrine che devono professare e gli orientamenti che la Chiesa deve seguire, il tradizionale cade a pezzi la nozione della Chiesa come società perfetta strutturata in modo gerarchico e monarchico per istituzione divina. Sarebbe diventata una chiesa egualitaria, una società di uguali.

Coerentemente con il principio democratico, se tutti sono uguali, il potere si trova nella maggioranza; viene dalla base, dalla gente. E questo sembra essere il concetto di papa Francesco, il quale non esita a dire che «in questa Chiesa [sinodale], come in una piramide rovesciata, il vertice si trova sotto la base», ricordando i condannati errori del febronianesimo e del Sinodo giansenista di Pistoia.

Resta connesso alla “Base” e parti dalle persone

Parlando delle organizzazioni dei sinodi diocesani ─ che egli sostiene siano il “primo livello dell’esercizio della sinodalità ” ─ Papa Francesco prosegue mostrando la forza creatrice della “base” della piramide:

“Solo nella misura in cui queste organizzazioni si mantengono legate alla ‘base’ e partono dalle persone e dai loro problemi quotidiani, può cominciare a prendere forma una Chiesa sinodale…”

L’“ascolto” dello Spirito Santo, seppure egualitario, avrebbe tre livelli: primo, l’ascolto del popolo di Dio; poi, ascoltando i vescovi; e infine al Papa. Quest’ultimo “ascolto” sarebbe più intenso poiché secondo il discorso di Francesco il Papa è “il testimone supremo della fides totius Ecclesiae ”, al quale spetta “parlare come ‘pastore e maestro di tutti i cristiani’”.

Una “Chiesa sinodale” confusa e capovolta
Fu a San Pietro individualmente e non al Collegio Apostolico che Nostro Signore Gesù Cristo affidò la direzione della Sua Chiesa. “E io ti dico: che tu sei Pietro; e su questa pietra edificherò la Mia Chiesa… E ti darò le chiavi del regno dei cieli…”

Nonostante l’affermazione secondo cui il Papa “parla[s] come ‘pastore e maestro di tutti i cristiani’” non è chiaro se questa funzione di insegnamento è ricevuta direttamente da Nostro Signore o emana dal processo collettivo di “ascolto”. Se il potere nella piramide rovesciata viene dalla base, quest’ultima ipotesi sembra essere quella più probabile.

Quo Vadis, Domine?

D’altra parte, il termine “ascoltare” lo Spirito Santo è molto ambiguo perché suggerisce che Egli continua a “parlare” come ai tempi degli Apostoli, nel senso che la Rivelazione ufficiale non è compiuta e che i dogmi evolvono continuamente. Entrambe le proposizioni sono errori condannati da san Pio X come parte dell’eresia modernista.

Il Collegio Apostolico, non Pietro, è il Capo della Chiesa?

Papa Francesco fa la sorprendente affermazione che «Gesù ha fondato la Chiesa ponendo a capo di essa il Collegio apostolico» e che il ruolo di san Pietro è solo quello di confermare i fratelli come primus inter pares .

Le parole di Nostro Signore trasmesse da San Matteo non lasciano ombra di dubbio sul fatto che la Roccia su cui Egli edificherà la Sua Chiesa è San Pietro individualmente e non il Collegio Apostolico. Fu a san Pietro individualmente che Gesù affidò la direzione della sua Chiesa.

“Benedetto sei tu, Simon Bar-Jona: perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro; e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. E io ti darò le chiavi del regno dei cieli. E tutto ciò che legherai sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto anche in cielo” (Matteo 16:17-19).

La costante Tradizione della Chiesa ha interpretato queste parole nel senso che Gesù ha affidato direttamente a san Pietro l’incarico di Pastore supremo della sua Chiesa.

Equilibrio tra distacco interiore e stima per lo sfarzo esteriore del proprio ufficio

Francesco non distingue nettamente tra l’aspetto interiore della vita spirituale del detentore dell’autorità nella Chiesa e l’aspetto esterno, giuridico e istituzionale corrispondente all’esercizio dell’ufficio ricevuto da Cristo.

Così egli applica l’esortazione di Nostro Signore ai Suoi discepoli ad essere (a differenza delle autorità pagane) miti e umili come Lui (Matteo 20:25-27) in senso legale e istituzionale per suggerire che le autorità ecclesiastiche dovrebbero spogliarsi del loro potere istituzionale e degli stessi onori dovuti al loro ufficio per stabilire un sistema egualitario nella Chiesa.

Questa non è né la tradizione della Chiesa né era il modo in cui innumerevoli santi Papi concepivano l’esercizio dell’autorità. Così San Pio X, che fu un perfetto esempio di umiltà, mantenne un equilibrio tra il distacco interiore e l’apprezzamento per lo sfarzo esteriore che circondava l’esercizio del suo augusto ufficio.

L’umiltà non si contrappone alla magnanimità

Non c’è contraddizione tra la vera umiltà e la magnanimità propria di un prelato cattolico. Un teologo francese, padre Pierre Adnès, nel Dictionnaire de Spiritualité spiega:

La vera umiltà «non rende cieco l’uomo alle qualità, alla forza e ai poteri che sono in lui. Sa riconoscerle, apprezzarle al giusto valore e utilizzarle. Almeno da questo punto di vista, l’umiltà non si oppone alla magnanimità ». L’uomo umile, prosegue, fa fruttificare i doni ricevuti ma li rapporta sempre a Dio, fonte di tutti i doni; quanto a se stesso, «si considera un servo inutile».

Chiesa sinodale: “Significative implicazioni ecumeniche”

«L’impegno di costruire una Chiesa sinodale», dice Francesco, «ha notevoli implicazioni ecumeniche».

Una di queste implicazioni è considerare il Papa semplicemente come un primus inter pares , non diversamente dai patriarchi orientali scismatici. Così Francesco dice che nella “Chiesa sinodale” il Papa è “uno dei battezzati” che, “all’interno del Collegio episcopale [è] come Vescovo tra i Vescovi” con la missione “di guidare la Chiesa di Roma”.

Per questo, sottolinea Francesco, occorre «una conversione del papato»; cita il suo predecessore Giovanni Paolo II che affermava che occorreva trovare un nuovo modo di esercitare il Primato, “aperto a una situazione nuova”.

Come conciliare gli auspicati cambiamenti nella struttura della Chiesa con l’insegnamento tradizionale dei Papi? Nel Decreto Lamentabili Sane Exitu , San Pio X condannò l’errore modernista che diceva:

“La costituzione organica della Chiesa non è immutabile; ma la società cristiana, così come la società umana, è soggetta a una continua evoluzione”.

Piuttosto, la Chiesa è monarchica per istituzione divina, e il Papa ha il pieno potere di insegnare, guidare e santificare come si afferma, ad esempio, nella Professione di Fede che il Secondo Concilio di Lione (1274) impose a Michele Paleologo:

“Anche questa stessa santa Chiesa Romana detiene il supremo e completo primato e potere spirituale sulla Chiesa cattolica universale, che riconosce veramente e umilmente di aver ricevuto con pienezza di potere dal Signore stesso nel beato Pietro, capo o capo degli Apostoli il cui successore è il Romano Pontefice”.

Preghiamo Maria Santissima, perché ci assista in questi tempi di confusione.

Luiz Sérgio Solimeo 9 dicembre 2015

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