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2Ambiguità, eresia e odio di Dio

All’uomo non è stata data la parola per nascondere i suoi pensieri, ma per esprimere la verità. Tuttavia, per diffondere i loro errori, gli eretici nascondono le profondità del loro pensiero, ammantandole di oscurità per essere comprese solo dagli iniziati.

Ambiguità ed eresia

Ambiguità, eresia e odio di Dio
Ambiguità, eresia e odio di Dio

In generale, un eretico usa le ombre dell’ambiguità per ingannare i fedeli, così come i gufi e altri rapaci notturni approfittano dell’oscurità della notte per sorprendere la loro preda. Così fecero gli eretici giansenisti, che tentarono di sfuggire alla condanna attraverso successive metamorfosi. I loro trucchi non sfuggirono alla vigilanza di Papa Pio VI. Nella sua Bolla Auctorem Fidei , del 28 agosto 1794, così denuncia i promotori del Sinodo di Pistoia:

“Essi conoscevano bene l’arte maligna dei novatori, i quali, temendo di offendere le orecchie dei cattolici, si sforzano di coprire le loro ingannevoli insidie ​​con parole fraudolente affinché l’errore, nascosto tra il senso e il significato (S. Leone Magno, Lettera 129 , di l’edizione Baller), si insinua più facilmente nella mente delle persone e — avendo alterato la verità della frase mediante una brevissima aggiunta o variante — fa in modo che la testimonianza che doveva portare la salvezza, possa invece, dopo un certo sottile mutamento , portare alla morte”.

In Dubio pro Reo?

L’ambiguità protegge un eretico dalla condanna? Lo risparmia dalla denuncia?

Alcuni cattolici credono che se una proposizione è suscettibile di una buona interpretazione, nonostante il suo manifesto cattivo significato, nessuna misura canonica può essere presa contro di essa o contro il suo autore. “In dubio pro reo”, dicono.

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Infatti, se si tratta di una singola affermazione ambigua, o solo di poche, possono essere attribuite alla cattiva scelta delle parole, a una goffa improvvisazione, alla stanchezza oa qualche altra ragionevole spiegazione di questo tipo.

Quando però le ambiguità sono continue, ripetute e, per di più, accompagnate da atti, gesti, atteggiamenti e omissioni che confermano l’errata interpretazione delle affermazioni, allora si può legittimamente concludere che questo è il loro vero significato. In questo caso non ci sono più dubbi sul loro significato. Pertanto, l’assioma in dubio pro reo non vale.

Smascherare l’eresia mimetizzata “sotto il velo dell’ambiguità”

Pertanto, come afferma Papa Pio VI, è necessario smascherare l’eresia che si camuffa «sotto il velo dell’ambiguità». Questo viene fatto esponendo il suo vero significato:

“Contro queste insidie, che purtroppo si rinnovano in ogni epoca, non fu posto miglior mezzo che quello di smascherare frasi che, sotto il velo dell’ambiguità, avvolgono una pericolosa discrepanza di sensi, indicando il significato perverso sotto il quale si trova l’errore che il La dottrina cattolica condanna”.

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Proprio questo ha fatto San Pio X con il Modernismo. Nella sua enciclica Pascendi Dominici Gregis, il Papa ha mostrato come le affermazioni ambigue, confuse e sospette dei modernisti formassero un sistema coerente ed eretico se analizzate nel loro insieme e dalla prospettiva della loro sottostante filosofia immanentista:

“È uno degli espedienti più abili dei modernisti (come sono comunemente e giustamente chiamati) presentare le loro dottrine senza ordine e disposizione sistematica, in modo sparso e disgiunto, in modo da far sembrare che le loro menti fossero in dubbio o esitazione, mentre in realtà sono abbastanza fissi e risoluti. Per questo sarà utile, Venerabili Fratelli, riunire qui i loro insegnamenti in un unico gruppo, e far notare le loro interconnessioni, e passare così all’esame delle fonti degli errori, e prescrivere rimedi per scongiurare i risultati malvagi.

Oltre a smascherare il significato eretico sottostante di affermazioni ambigue, occorre analizzare gli atti, i gesti, gli atteggiamenti e le omissioni di chi è sospettato di eresia per vedere se confermano o meno la deviazione dottrinale e l’intenzione di favorire l’errore.

Eresia e odio di Dio

Per comprendere meglio la gravità dell’insegnamento ambiguo, dobbiamo considerare la gravità del peccato di eresia.

Nei nostri giorni dominati dal relativismo, e con il dialogo ecumenico e interreligioso presentato come la nuova norma della fede, le nozioni di verità ed errore, di bene e di male, si fanno sempre più sfumate. Con questo, la nozione della gravità dell’eresia e delle sue conseguenze è stata quasi persa.

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Il peccato di eresia partecipa del più grave dei peccati, l’odio di Dio. Perché l’eresia, essendo un rifiuto della verità rivelata, costituisce un atto di rivolta contro Dio, per la cui autorità noi crediamo in ciò che Egli ha rivelato. Rifiutando la verità rivelata, un eretico si sostituisce a Dio.

San Tommaso d’Aquino spiega che «l’eresia è una specie di incredulità, propria di coloro che professano la fede cristiana, ma ne corrompono i dogmi». L’eresia «diviene volontaria per il fatto che un uomoodia la veritàche gli viene proposta». Pertanto, «è evidente che l’incredulità trae la sua peccaminosità dall’odio di Dio, la cui verità è oggetto di fede». A sua volta, l’odio di Dio «è il più grave dei peccati» ed «è principalmente un peccato contro lo Spirito Santo».

“Senza fede è impossibile piacere a Dio”

L’eresia distrugge la vita soprannaturale, poiché separa l’eretico dalla fonte della grazia, che è Dio. L’eretico “intende acconsentire a Cristo, ma fallisce nella scelta di quelle cose in cui acconsente a Cristo, perché sceglie non ciò che Cristo ha veramente insegnato, ma i suggerimenti della sua mente “. Di conseguenza, anche se un eretico accetta alcune verità rivelate, la sua fede non è un atto di obbedienza a Dio, ma un atto di adesione a ciò che ha scelto. Così, scavalca la Divina Volontà con la sua. La sua fede è puramente umana, priva di valore soprannaturale.

Orbene, San Paolo insegna – e questo insegnamento è ripetuto dal Magistero della Chiesa – che “senza fede è impossibile piacere a Dio” (Ebrei 11:6). Pertanto, aderendo all’eresia e abbandonando la fede soprannaturale, l’eretico rompe con Dio, perde la vita soprannaturale e prende la via della dannazione eterna.

Un eretico deve essere evitato

Data l’estrema gravità del peccato dell’eresia e il pericolo di essere influenzato da un eretico, l’Apostolo rivolge ai Galati un serio monito: voi, sia anatema” ( Galati 1:8 ).

Completa il suo pensiero nella Lettera a Tito: “L’uomo che è eretico, dopo la prima e la seconda ammonizione, evita : sapendo che lui, che è tale, è sovvertito, e peccato, essendo condannato dal proprio giudizio ” (Tito 3:10–11).

Allo stesso modo, San Giovanni, l’Apostolo del Divino Amore, ha comandato: “Se qualcuno non rimane nell’insegnamento di Cristo… non dovete riceverlo nella vostra casa e neppure salutarlo ” (2 Gv 9-10).

Ambiguità e odio di Dio

L’ambiguità dottrinale e morale, soprattutto negli atti e nei documenti del Magistero — è cosa gravissima, che va trattata con la stessa severità di un’eresia professata apertamente. Anzi, ancor più rigorosamente, poiché si fa strada surrettiziamente. L’ambiguità nasconde l’eresia e conduce all’eresia. In altre parole, porta i fedeli all’odio di Dio.

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Luiz Sérgio Solimeo 31 maggio 2019

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