Infine, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!

1Sullo scopo del matrimonio e sull’impossibilità del divorzio

Apologetica cattolica n. 44

Cos’è il matrimonio?

Il matrimonio, uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica, è un sacramento al servizio della comunità. Il matrimonio è stato istituito da Dio nel giardino dell’Eden e Nostro Signore Gesù Cristo ha elevato il matrimonio alla dignità di sacramento, nel senso che dona grazie santificanti e attuali. Il sacramento del matrimonio simboleggia e rende presente l’amore di Dio attraverso l’amore per tutta la vita, fedele e fecondo di un uomo e di una donna ( vedi anche qui ). La relazione sponsale di una moglie e di un marito è espressa dall’aiuto reciproco, dall’amicizia, dall’amore sacrificale (donazione di sé), dall’intimità sessuale e dalla gerarchia e dai ruoli appropriati stabiliti da Dio per una famiglia. Il matrimonio può essere solo tra un uomo e una donna.

Il matrimonio è stato donato da Dio all’uomo e alla donna per essere una testimonianza pubblica del loro amore. È permanente (fino alla morte di uno dei coniugi), monogamo e incondizionato. Richiede un dono totale di sé da parte di ciascuno dei coniugi all’altro. Dio protegge questo sacramento con la sua grazia, permettendo alla coppia di crescere nella loro unione reciproca. La coppia deve aprirsi all’amore di Dio aprendosi al dono dei figli. La relazione dell’uomo e della donna è parallela a quella di Cristo e della sua Chiesa.

In poche parole, il matrimonio è un contratto, con il quale un uomo e una donna stabiliscono tra loro un’unione per tutta la vita ed è per sua natura ordinato alla procreazione e all’educazione della prole. Il fine (scopo) primario per cui esiste il matrimonio è allevare figli, che popoleranno il Cielo.

Coloro che sono alla ricerca di una spiegazione tradizionale del Sacramento del Matrimonio, con particolare attenzione al Catechismo Romano e al Catechismo di Baltimora, dovrebbero iscriversi al corso di preparazione al matrimonio autodidattico offerto da CatechismClass.com. (1)
 
Il divorzio non esiste per un cattolico

Il Catechismo Romano , dopo aver spiegato lo scopo del matrimonio, si rivolge ai vantaggi dell’indissolubilità del matrimonio:

“Se il matrimonio potesse essere sciolto con il divorzio, le persone sposate non sarebbero quasi mai prive di cause di disunione, che sarebbero giornalmente fornite dall’antico nemico della pace e della purezza; mentre, al contrario, ora che i fedeli devono ricordare che, sebbene separati nel vitto e nel vitto, rimangono nondimeno legati dal vincolo del matrimonio senza alcuna speranza di sposare un altro, sono proprio per questo resi meno inclini a liti e discordie. E anche se a volte accade che marito e moglie si separino e non riescano più a sopportare la mancanza della loro unione, si riconciliano facilmente con gli amici e tornano alla loro vita comune.

Il matrimonio è un’istituzione permanente che termina solo con la morte di uno dei coniugi. Un coniuge non può divorziare da un altro poiché ha fatto voto di vivere insieme fino alla morte. Il nostro Divino Signore ha sottolineato l’impossibilità del divorzio:

“Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre; e si unirà a sua moglie. E loro due saranno in una sola carne. Perciò ora non sono due, ma una sola carne. Ciò dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi. (…) E disse loro: Chiunque ripudia sua moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei. E se la moglie ripudia il marito e si sposa con un altro, commette adulterio». (Marco 10:6–9, 11–12)

Le parole di Cristo sono chiare. Coloro che lasciano il coniuge, anche se il governo accetta il loro divorzio, sono ancora sposati. Risposandosi civilmente, vivono in uno stato di adulterio. Poiché l’adulterio è un peccato mortale, coloro che si trovano in questo stato non possono avvicinarsi per ricevere il Santissimo Sacramento, veramente Nostro Signore Gesù Cristo stesso, a meno che non si confessino sacramentalmente e correggano la loro vita. Ricevere la Santa Comunione nello stato di tale peccato è un sacrilegio. Non c’è eccezione per coloro che sono “risposati” civilmente.

“Perciò chiunque mangerà questo pane o berrà indegnamente il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ma uno metta alla prova se stesso: e così mangi di quel pane e beva del calice. Perché chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria giustizia, non discernendo il corpo del Signore». (I Corinzi 11:27–29).

Padre Francois Knittel, in una spiegazione sull’impossibilità della Santa Comunione per i divorziati risposati civilmente, spiega:

“I divorziati risposati ( per approfondire vedi qui ) vivono dunque in uno stato opposto a quello voluto da Cristo e spiegato da san Paolo. Questo stato permanente e pubblico di peccato grave li rende indegni di ricevere la Comunione e incapaci di riceverne i frutti ([ Summa Theologica di S. Tommaso d’Aquino], III, q. 80, a. 4). Se questo stato è noto, il sacerdote è tenuto a rifiutare loro pubblicamente la Comunione (III, q. 80, a. 6). Se riescono comunque a ricevere la Comunione, commettono peccato mortale di sacrilegio (III, q. 80, a. 4)». (2)

Con parole simili, la saggezza del Catechismo di Baltimora spiega che il divorzio non incide minimamente sull’indissolubilità del Sacramento del Matrimonio:

“Il divorzio concesso dai tribunali o da qualsiasi potere umano non rompe il vincolo del matrimonio, e chi si serve di tale divorzio per risposarsi mentre vive l’ex marito o moglie commette un sacrilegio e vive nel peccato di adulterio. Il divorzio civile può dare una ragione sufficiente perché le persone vivano separate e può determinare i loro diritti riguardo al mantenimento, al controllo dei figli e ad altre cose temporali, ma non ha alcun effetto sul vincolo e sulla natura spirituale del Sacramento . (D. 1024)”

 
Conclusione

Coloro che sono divorziati risposati civilmente sono in uno stato oggettivo di peccato mortale e, di conseguenza, non possono avvicinarsi all’altare. Devono rettificare la loro condizione per timore che le loro anime siano perse e condannate all’Inferno. Solo i cattolici in stato di grazia possono ricevere la Santa Comunione. Coloro che sono divorziati civilmente ma non risposati possono ancora ricevere la Santa Comunione purché vivano una vita casta, poiché agli occhi di Dio sono ancora sposati con il coniuge dal quale sono civilmente divorziati.

Si noti inoltre che questo non vieta di ricevere la Santa Comunione a coloro che sono “risposati” se hanno un annullamento valido. Un annullamento è una dichiarazione che non sono mai stati effettivamente sposati per cominciare; quindi, si stanno davvero sposando per la prima volta. Anche se la società secolare può considerarli ‘divorziati e risposati’, dopotutto, agli occhi di Dio, non si erano mai sposati prima.

Abbiamo il dovere di pregare per coloro che vivono nello stato di adulterio. Preghiamo per dar loro la forza di lasciare la loro difficile situazione e tornare allo stato di grazia perché “né fornicatori, né idolatri, né adulteri… possederanno il regno di Dio”. (I Corinzi 6:9)

(1)https://www.catechismclass.com/shop/lessons_detail.php?id=234

(2)https://acatholiclife.blogspot.com/2005/10/can-divorced-and-remarried-catholics.html

Fonte: Il Centro di Fatima

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da gianluca05

Pace: l’altra condizione della Madonna di Julio Loredo Da quando Papa Francesco ha annunciato che consacrerà la Russia (e l’Ucraina) al Cuore Immacolato di Maria, insieme a tutti i vescovi del mondo – ai quali ha rivolto un preciso appello in questo senso – tutto il mondo cattolico vive nell’attesa di questo storico evento. C’è chi, mosso da spirito pio, vede nel gesto pontificio una soluzione definitiva che metterà fine alla guerra, porterà alla conversione della Russia e al risanamento morale del mondo moderno. Altri, invece, mossi da spirito critico, vi segnalano possibili omissioni e contraddizioni. In ogni caso, bisogna rimarcare come l’annuncio di Papa Francesco – mettendo Fatima al centro degli avvenimenti contemporanei – abbia toccato una fibra profonda nell’opinione pubblica mondiale. L’atto di Francesco si collega a una precisa richiesta fatta dalla Madonna a Fatima nel 1917. Parlando ai pastorelli, la Madonna volle parlare al mondo intero, esortando tutti gli uomini alla preghiera, alla penitenza, all’emendazione della vita. In modo speciale, Ella parlò al Papa e alla sacra Gerarchia, chiedendo loro la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato. Queste richieste, la Madre di Dio le fece di fronte alla situazione religiosa in cui si trovava il mondo intero all’epoca delle apparizioni. La Madonna indicò tale situazione come estremamente pericolosa. L’empietà e l’impurità avevano a tale punto preso possesso della terra, che per punire gli uomini sarebbe esplosa quella autentica ecatombe che fu la Grande Guerra 1914-1918. Questa conflagrazione sarebbe terminata rapidamente, e i peccatori avrebbero avuto il tempo di emendarsi, secondo il richiamo fatto a Fatima. Se questo richiamo fosse stato ascoltato, l’umanità avrebbe conosciuto la pace. Nel caso non fosse stato ascoltato, sarebbe venuta un’altra guerra ancora più terribile. E, nel caso che il mondo fosse rimasto sordo alla voce della sua Regina, una suprema ecatombe, di origine ideologica e di portata universale, implicante una grave persecuzione religiosa, avrebbe afflitto tutti gli uomini, portando con sé grandi prove per i cattolici: “La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa (...) I buoni saranno martirizzati. Il Santo Padre dovrà soffrire molto”. “Per impedire tutto questo – continua la Madonna – verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace”. Dopo un periodo di estrema tribolazione e di terribili castighi “come non si sono mai visti” (santa Giacinta di Fatima), la Madonna promette il trionfo finale: “Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace”. Ancor oggi gli esperti discutono sulla validità o meno delle varie consacrazioni fatte da Pio XII e da Giovanni Paolo II. La Madonna aveva posto tre condizioni: che la consacrazione fosse fatta dal Sommo Pontefice, che menzionasse la Russia, e che fosse fatta in unione con tutti i vescovi del mondo. In un modo o nell’altro, a tutte le consacrazioni – 1942, 1952, 1982, 1984 – mancava almeno una di delle condizioni. Dopo aver affermato perentoriamente che la consacrazione del 1984, fatta da Giovanni Paolo II, non era valida, la veggente suor Lucia aveva cambiato opinione, attestando invece la sua conformità a quanto richiesto dalla Madonna. Questa è la posizione più diffusa negli ambienti della Chiesa e fra i fedeli in generale. Non vogliamo entrare in un tema tanto complesso. Facciamo però notare che, alla Cova da Iria, la Madonna indicò due condizioni, entrambe indispensabili, perché si allontanassero i castighi con cui ci minacciava. Una di queste condizioni era la consacrazione. Supponiamo che sia stata fatta nel modo richiesto dalla santissima Vergine. Rimane la seconda condizione: la divulgazione della pratica della comunione riparatrice dei primi cinque sabati del mese. Ci sembra evidente che questa devozione non si è propagata fino a oggi nel mondo cattolico nella misura desiderata dalla Madre di Dio. E vi è ancora un’altra condizione, implicita nel messaggio ma anch’essa indispensabile: è la vittoria del mondo sulle mille forme di empietà e di impurità che oggi, molto più che nel 1917, lo stanno dominando. Tutto indica che questa vittoria non è stata ottenuta, e, al contrario, che in questa materia ci avviciniamo sempre più al parossismo. Così, un mutamento di indirizzo dell’umanità sta diventando sempre più improbabile. E, nella misura in cui avanziamo verso questo parossismo, diventa più probabile che avanziamo verso la realizzazione dei castighi. A questo punto bisogna fare una osservazione, e cioè che, se non si vedessero le cose in questo modo, il messaggio di Fatima sarebbe assurdo. Infatti, se la Madonna affermò nel 1917 che i peccati del mondo erano giunti a un tale livello da richiedere il castigo di Dio, non parrebbe logico che questi peccati siano continuati ad aumentare per più di mezzo secolo, che il mondo si sia rifiutato ostinatamente e fino alla fine di prestare ascolto a quanto gli fu detto a Fatima, e che il castigo non arrivi. Sarebbe come se Ninive non avesse fatto penitenza e, nonostante tutto, le minacce del profeta non si fossero realizzate. Per di più, la stessa consacrazione richiesta dalla Madonna non avrebbe l’effetto di allontanare il castigo se il genere umano dovesse restare sempre più attaccato alla empietà e al peccato. Infatti, fintanto che le cose staranno così, la consacrazione avrà qualcosa di incompleto. Insomma, siccome non si è operato nel mondo l’enorme trasformazione spirituale richiesta alla Cova da Iria, stiamo sempre più avanzando verso l’abisso. E, nella misura in cui avanziamo, tale trasformazione sta diventando sempre più improbabile. Applaudiamo l’atto di Papa Francesco e ci sommiamo toto corde a esso se seguirà i requisiti posti dalla Madonna a Fatima. Tuttavia, finché a questo atto non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro l’immoralità dilagante – aborto, omosessualità, LGBT, mode indecenti, pornografia, gender e via dicendo – la semplice consacrazione della Russia – per quanto gradita alla Divina Provvidenza – non allontanerà il castigo. Mi sia permesso di sollevare un’altra perplessità, e non di piccolo peso. A Fatima la Madonna indicò, come l’elemento allora più dinamico del processo rivoluzionario che portava l’umanità verso l’abisso, gli “errori della Russia”, ossia il comunismo, che proprio nell’Unione Sovietica trovò la sua sede e fuoco di espansione. Non ci sarà una vera conversione finché questa ideologia non sarà rigettata in ogni sua manifestazione. Ora, proprio in questo campo il pontificato di Papa Francesco si è contraddistinto per la sua prossimità all’estrema sinistra: dalla vicinanza alla dittatura cubana, al sostegno ai “movimenti popolari” latinoamericani di matrice marxista, senza dimenticare i contatti col patriarca Kiryll, che della dittatura sovietica fu fedele servitore e propagandista. Anche qui, salvo miglior giudizio, ci sembra che, finché all’atto di venerdì a San Pietro non seguirà una vera e propria crociata spirituale contro il comunismo e i suoi epigoni, la sola consacrazione della Russia non fungerà da toccasana per risparmiare una catastrofe alla civiltà contemporanea. Fonte: TFP - Tradizione Famiglia Proprietà -