
Ecco la versione integrale della Preghiera a San Michele Arcangelo secondo Papa Leone XIII che oggi pochissimi cattolici conoscono nella sua forma originaria. La preghiera, scritta nel 1867, presto divenuta celebre, fu più particolarmente applicata, a partire dal 1930 e secondo il desiderio di Pio XI, per la conversione della Russia comunista. Leone XIII invitava a recitarla spesso:
“Gloriosissimo Principe degli eserciti celesti, San Michele Arcangelo, difendici nel combattimento e nella lotta che conduciamo ‘contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef 6, 12)’. Vieni ad aiutare gli uomini che Dio ha creato incorruttibili, fatti a Sua immagine e somiglianza, (Sp 2,23) e ricomprati a prezzo così caro della tirannia del diavolo (1 Cor 6, 20). Combatti oggi, con l’armata degli angeli beati, le battaglie del Signore come hai combattuto una volta il capo dell’orgoglio, Lucifero, e i suoi angeli ribelli; [affinché essi] ‘non prevalsero e non ci fosse più posto per loro in Cielo’. Fu precipitato questo ‘grande drago, l’antico serpente, colui che chiamiamo il diavolo e Satana, colui che sconvolge il mondo intero: fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli’ (Ap 12, 8-9).
Questo antico nemico e omicida (Gv 8, 44) si è ribellato veementemente. “Mascherato da angelo di luce” (2 Co 11,14), con tutta l’orda degli spiriti maligni, percorre e invade la terra in profondità per cancellare da essa il Nome di Dio e del suo Cristo, per rubare, per uccidere e per perdere con la morte eterna le anime destinate alla corona di gloria eterna. Il veleno della sua malizia, come un fiume ripugnante, il drago malefico lo fa scorrere negli uomini dallo spirito depravato e dal cuore corrotto; spirito di menzogna, spirito d’empietà e di bestemmia; soffio mortale della lussuria, di tutti vizi e iniquità. Nemici molto furbi hanno messo le loro mani empie su tutto quello che la Chiesa, sposa dell’Agnello immolato, ha di più prezioso e l’hanno saturata di amarezza. Là dove si stabilirono la Sede del beato Pietro e il Pulpito della Verità per la luce delle nazioni, là hanno posto il trono dell’abominio, della loro empietà; così che colpendo il pastore, possano disperdere il gregge. Sii dunque presente San Michele Arcangelo, capo invincibile presso il popolo di Dio, contro gli assalti delle forze spirituali del male e dà loro la vittoria! Sei tu che la Santa Chiesa venera come suo custode e padrone. Tu che la Chiesa si glorifica di avere come difensore contro le potenze criminali della terra e dell’inferno. Sei tu colui a cui il Signore ha affidato le anime dei redenti per introdurli nella felicità celeste. Scongiura il Dio della pace di schiacciare Satana affinché esso non possa più incatenare gli uomini né nuocere alla Chiesa. Presenta le nostre preghiere all’Altissimo affinché si manifesti prestissimo per noi la misericordia del Signore (Ps 78,8 – quid?). Afferra il drago, l’antico serpente, cioè il diavolo e Satana, e caccialo incatenato ai piedi di Gesù crocifisso perché non possa mai più sedurre le nazioni (Ap 20,3). Perciò, con la tua mano forte e la tua protezione, appoggiati sulla grazia del nostro battesimo (il prete aggiungerà “e appoggiati sull’autorità sacra del nostro ministero”) […], intraprendiamo con fiducia e sicurezza, nel Nome di Gesù Cristo, nostro Dio e Signore, di respingere gli attacchi e le furberie del demonio”.
Che la Tua misericordia, Signore, si eserciti su di noi.
R: Nella misura della nostra speranza in Te.
Signore, esaudisci la mia preghiera.
R: E che il mio grido giunga fino a Te.
Preghiamo:
Dio e Padre del Nostro Signore Gesù Cristo, invochiamo il Tuo Santo Nome e
supplichiamo la Tua bontà: che, per l’intercessione di Maria Immacolata, Madre di Dio e Sempre Vergine, di San Giuseppe, sposo della stessa Santa Vergine, di San Michele Arcangelo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, Tu degni di concederci il Tuo soccorso contro Satana e contro tutti gli altri spiriti impuri che si aggirano nel mondo per nuocere al genere umano e per perdere le anime.
Per lo stesso Gesù Cristo Nostro Signore, Amen”.

COME E’ NATA QUESTA PREGHIERA
Il 20 febbraio 1878 al termine di un conclave durato solo 36 ore il cardinale Gioacchino Pecci fu eletto papa e prese il nome di Leone XIII ( 1810- 1903). Molte persone, oggi anziane, ricordano che, prima della Riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il celebrante ed i fedeli si mettevano in ginocchio, alla fine di ogni messa, per recitare una preghiera alla Madonna ed una al Principe degli Angeli, scritta dal papa Leone XIII, che diceva:
“San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”.
Il Papa del collegamento dei cattolici francesi alla Repubblica ed alle grandi encicliche sociali che, pur non passando per un pontefice reazionario, riconosce la mano di Lucifero nelle crisi che scuotono il mondo. Egli rende obbligatorio, alla fine di ogni Messa, la recita di una preghiera a San Michele per reclamare il suo soccorso contro gli Angeli ribelli.
Ma cos’è accaduto? “Io non mi ricordo esattamente in quale anno è accaduto… un bel mattino, il grande papa Leone XIII aveva celebrato la Santa Messa ed assisteva ad una Messa di ringraziamento, come sua abitudine. Improvvisamente, lo si vide alzare bruscamente la testa, e fissare intensamente qualcosa al di sopra della testa del celebrante. Egli aveva lo sguardo fisso, senza battito di ciglia ma esprimendo un sentimento di terrore e di meraviglia, il suo volto cambiava colore ed espressione. Accadeva qualcosa di strano e di grande. Finalmente, come ritornando in se stesso, e dandosi con la mano un colpo leggero ma energico, si alzò. Lo si vide recarsi nel suo studio personale… I suoi familiari lo seguirono, impressionati ed ansiosi. Gli chiedevano premurosamente: “Santo Padre, non vi sentite bene? Avete bisogno di qualcosa? – Nulla, nulla”, rispose, e si rinchiuse. In capo ad una mezz’ora, egli fece chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e, tendendogli un foglio, gli disse di farla stampare e di farla pervenire a tutti gli Ordinari del mondo. Che conteneva ? La preghiera che noi recitiamo alla fine della Messa con il popolo, e che comporta la supplica a Maria e l’ardente invocazione al Principe della Milizia celeste, implorando Dio di precipitare Satana nell’Inferno” (La preghiera fu instaurata nel 1886; E’ la testimonianza resa dall’abate Pecchenino, riportata da La Civiltà Cattolica, nel 1930).
Secondo il suo segretario particolare, Monsignor Rinaldo Angeli, Leone XIII, quel mattino, aveva avuto una visione che l’aveva agghiacciato di orrore. Egli aveva visto innumerevoli demoni, ridenti e trionfanti, riunirsi al di sopra di Roma, come un gregge di corvi, ed investire la Città con la loro presenza maledetta. Il papa aveva avuto l’intuito che occorreva pregare ardentemente San Michele di respingerli. Nel 1987 Giovanni Paolo II, in visita al santuario di San Michele Arcangelo, sul monte Gargano, ebbe a dire: “Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell’Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In questa lotta, l’Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro le tentazioni del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”.
Nel 1994, il Papa san Giovanni Paolo II ebbe a dire, riguardo alla famosa preghiera a San Michele di Leone XIII:
“Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”.

SAN MICHELE ARCANGELO DIFENSORE DELLA GLORIA DI DIO MIKAEL “CHI E’ COME DIO”
IL MISTERO DELLA CREAZIONE Dio, essendo assoluto ed eterno Amore, non aveva bisogno di nessuna creatura che Gli rendesse omaggio e riconoscesse la sua illimitata grandezza. Però, nella Sua misericordia, ha voluto creare, non per accrescere la Sua gloria, intrinseca e sempiterna, ma per manifestare il Suo amore onnipotente e “comunicare la Sua gloria” agli esseri da Lui creati, facendoli partecipare alla Sua verità, alla Sua bontà e alla Sua bellezza. Un’immensa moltitudine di creature le più diverse e varie – esseri visibili e invisibili, intelligenti o sprovvisti di ragione, disposti in una meravigliosa gerarchia – costituisce allora l’Ordine dell’universo, riflesso della perfezione adorabile dell’Essere infinito, che si sarebbe manifestato totalmente solo nella pienezza dei tempi, col suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, il Verbo eterno incarnato.
Il Dottor Angelico, San Tommaso D’Aquino, spiega che “ogni effetto rappresenta qualcosa della sua causa”. Così, in tutte le creature possiamo trovare vestigia dell’eterna Sapienza che le ha tratte dal nulla…
Ma Dio ha voluto specchiarsi soprattutto nell’uomo, creandolo a Sua immagine. Nel costituirlo di un corpo corruttibile e di un’anima immortale, lo ha reso anello di congiunzione tra la materia e il mondo spirituale.
IL MONDO ANGELICO Tuttavia, in vetta a questa grandiosa gerarchia, “superando in perfezione tutte le creature visibili”, Dio ha collocato la natura angelica: spiriti puri, intelligenti e capaci di amare, pieni della grazia divina dall’inizio della loro esistenza, all’alba del primo mattino della creazione. Distribuiti ed ordinati da Dio in nove Cori – Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli e Angeli – costituiscono l’esercito della Gerusalemme celeste ed hanno ricevuto la triplice missione di perpetui adoratori della Santissima Trinità, esecutori dei divini disegni e protettori del genere umano.
Immensa ed incalcolabile è questa corte del Signore. “Per caso possono essere contate le sue schiere?”, chiede il Libro di Giobbe (25, 3). E il profeta Daniele, sorpreso, scrisse: “Mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano” (Dn 7, 10). Comunque, ognuno di questi spiriti possiede una personalità propria, inconfondibile e specifica, non essendone stato creato uno uguale all’altro.
LA PROVA DEGLI SPIRITI CELESTI
Comunque, prima di poter contemplare, per tutta l’eternità, l’essenza di Dio, gli angeli dovevano passare per una prova, e nonostante l’altissima perfezione della loro natura, “non potevano dirigersi a questa beatitudine con la propria volontà, senza l’aiuto della grazia di Dio”. Davanti a loro le sembianze dell’Essere infinito rimanevano come avvolte in penombra e soltanto i suoi riflessi erano capaci di alimentare l’ardente amore delle legioni del Signore.
Come affermano Tertulliano, San Cipriano, San Basilio, San Bernardo ed altri santi, la prova che ha deciso il destino eterno degli spiriti angelici è stato l’annuncio dell’Incarnazione del Verbo, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, che avrebbe dovuto nascere dalla Vergine Maria. Possiamo immaginare, allora,che un fremito di stupore abbia percorso le schiere delle milizie celesti quando hanno conosciuto intuitivamente, con un’azione di Dio, il piano della Salvezza: il Creatore eterno, inaccessibile, onnipotente, si sarebbe unito ipostaticamente alla natura umana, elevandola così fino al trono dell’Altissimo; una donna, la Madre di Dio, sarebbe diventata mediatrice di tutte le grazie, sarebbe stata esaltata sopra i cori angelici e coronata Regina dell’universo! L’inesplicabile sorgeva davanti agli angeli come la vetta e il centro dell’opera della creazione. La prova era arrivata. Amare senza intendere! Amare sopra ogni cosa Dio Altissimo che in una sublime manifestazione del suo amore aveva tratto dal nulla tutte le creature! Riconoscere, in un supremo slancio d’adorazione e sottomissione, la superiorità infinita della Bontà assoluta ed eterna! Era questo l’atto che avrebbe confermato gli spiriti angelici nella grazia divina e li avrebbe introdotti nella visione beatifica per tutta l’eternità.
LA PRIMA RIVOLUZIONE DELLA STORIA
Lucifero, però, il primo dei Serafini ,”colui che porta la luce” dubitò… Forse che Dio ignorava la natura perfettissima degli angeli e preferì unirSi ad un essere umano, tanto inferiore a loro nell’ordine delle creature? Lui, il più alto dei Serafini, sarebbe stato costretto ad adorare un uomo? “Quest’unione ipostatica dell’uomo con il Verbo gli parve intollerabile e desiderò che fosse realizzata con lui”, afferma Cornelio a Lapide. Sì, proprio soltanto a lui, Lucifero, “il perfetto dal giorno della creazione” (Ez 28, 15), Dio avrebbe dovuto unirSi ed in questo modo costituirlo come mediatore unico e necessario tra il Creatore e le creature. Così, “colui che dal nulla era stato fatto angelo, comparandosi, pieno di superbia, col suo Creatore, pretese rubare ciò che era proprio del Figlio di Dio”, concluse San Bernardo. “L’angelo ha peccato volendo essere come Dio” e il principe della luce è diventato tenebra. Si è fatto udire il primo grido di rivolta della storia della creazione: “Non servirò! Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, mi farò uguale all’Altissimo” (cfr Is 14, 13-14).
IL DIFENSORE DELLA GLORIA DI DIO
Echeggiò, allora, un urlo nel Cielo: “Chi è come Dio?”. Tra l’angelo ribelle e il trono dell’Onnipotente si ergeva “uno dei primi principi” (Dn 10, 3), un Serafino incomparabilmente più splendente e forte di quello che era stato “colui che portava la luce”. Chi era costui che osava sfidare il più alto degli angeli e ora rifulgeva invincibile, rivestito del “potere della giustizia divina, più forte di tutta la forza naturale degli angeli”? Chi era costui? Fiamma viva d’amore, fuoco di zelo e umiltà, esecutore della divina giustizia. “Chi è come Dio?” –
Questo simbolo di fedeltà, che in ebraico si dice Mi-ka-el, passò ad essere il nome di quel Serafino che con la sua impareggiabile carità fu il primo ad alzarsi in difesa della Maestà offesa.
Michael, Michele: nome che esprime, nella sua sonora brevità, la lode più completa, l’adorazione più perfetta, il riconoscimento più pieno d’amore della trascendenza divina e la confessione più umile della contingenza della creatura.
LA PRIMA BATTAGLIA DI UNA GUERRA ETERNA
“Scoppiò in Cielo una grande battaglia” (Ap 12, 7). Lotta tra angeli e demoni, lotta della luce contro le tenebre, della fedeltà contro la superbia, dell’umiltà e dell’ordine contro l’orgoglio e il disordine. “Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago, e il drago combatteva insieme con i suoi angeli contro di lui” (Ap 12, 7). Satana, sconvolto dall’orgoglio e “ostinato nel suo peccato, trascinò un terzo” (Ap 12, 4) degli spiriti angelici, sommergendoli con sé nelle tenebre eterne della rivolta. Tuttavia, questi non hanno prevalso, né il loro posto si è più trovato nel Cielo. E’ stato precipitato quel grande drago, che si chiama demonio e satana, e sono stati precipitati con lui i suoi angeli (cfr Ap 12, 8-9) negli abissi tenebrosi dell’inferno (cfr 2Pt 2, 4). Un immenso clamore ha riempito l’universo: come sei caduto dal cielo, o astro risplendente, che brillavi nel nascere del giorno? (cfr Is 14, 12). La tua superbia è stata abbattuta fino agli inferi! (cfr Is 14, 11). Mentre il serafino ribelle era visto “cadere dal cielo come la folgore” (Lc 10, 18) ed essere condannato al fuoco inestinguibile, “preparato per lui e i suoi angeli” (Mt 25, 41), San Michele era elevato dal Re eterno alla vetta della gerarchia degli angeli fedeli e diventava il “gloriosissimo principe della milizia celeste”, com’è designato dalla liturgia della Santa Chiesa Cattolica.
IL NUOVO CAMPO DI BATTAGLIA
Ristabilito l’ordine nei cieli angelici, il campo di battaglia dov’è proseguita la lotta tra la luce e le tenebre è diventata la terra degli uomini. L’angelo detronizzato è riuscito a sedurre i nostri primi padri a peccare, come lui, contro l’Altissimo, volendo essere come dei (cfr Gn 3, 5), e il Signore Dio ha dichiarato guerra al tentatore: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua” (Gn 3, 15). A partire da questo momento una lotta ardua contro il potere delle tenebre rasenta la storia dell’umanità. Iniziata all’origine del mondo, durerà fino all’ultimo giorno, secondo le parole del Signore. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve lottare sempre per aderire al bene. In questo combattimento, oltre alle armi decisive della grazia di Dio, che riceviamo in sovrabbondanza per mezzo dei sacramenti, gli uomini contano sull’aiuto e la protezione degli angeli. Al principe della Gerusalemme celeste è affidata la guida di tutte le legioni angeliche nella lotta contro la forza dell’inferno, per la salvezza delle anime. Così, San Michele continua sulla terra la lotta trionfale che ha iniziato nel Cielo.
PROTETTORE DEL POPOLO ELETTO E DELLA SANTA CHIESA
E’ stato San Michele l’angelo tutelare del popolo di Israele.
Nelle Sacre Scritture, è lui menzionato per la prima volta nel Libro di Daniele. Questo profeta, scrivendo le rivelazioni ricevute dall’angelo Gabriele sul combattimento per liberare il popolo eletto dalla servitù ai persiani, afferma che nessuno lo difenderà “se non San Michele, il vostro principe” (Dn 10, 21). Aggiunge, nel narrare le tribolazioni delle epoche venture: “A quel tempo, sorgerà Michele, il grande principe, che vigila sui figli del tuo popolo” (Dn 12, 1). Il serafino della fedeltà non ha cessato di proteggere il popolo di Israele e di vegliare sulla fede della Sinagoga fino al momento supremo della morte di Gesù. Si è oscurato il sole e sono sopravvenute le tenebre, la terra ha tremato, si sono crepate le rocce e il velo del Tempio – monumentale tessuto di giacinto, porpora e scarlatto che copriva l’entrata dell’impenetrabile “Santo dei Santi” – si è strappato in due parti, dall’alto in basso (cfr Mt 27, 51; Mc 15, 38; Lc 23, 45). Ci narra il famoso storico ebreo, Flavio Giuseppe, che dopo questi avvenimenti gli stessi sacerdoti del Tempio hanno udito dentro al recinto sacro una misteriosa voce che gridava ripetute volte: “Usciamo da qui!”. San Michele, la sentinella di Israele, abbandonava definitivamente il Tempio dell’Antica Alleanza, inutile ora, perché l’unico e vero sacrificio si era appena consumato in cima al Calvario. Dal cuore trafitto dell’Agnello Immacolato nasceva la Santa Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, Tempio eterno dello Spirito Santo.
A partire da questo istante, Michele il trionfatore, il primo adoratore del Verbo incarnato, è diventato anche il vigile protettore dell’unica Chiesa di Dio. A questo proposito ha scritto il cardinale Schuster:
“Dopo la funzione di padre legale di Gesù Cristo, che corrisponde a San Giuseppe, non c’è in terra nessun ministero più importante e più sublime di quello conferito a San Michele: protettore e difensore della Chiesa”.
Padre Pedro MORAZZANI ARRAIZ, E. P., da Salvami Regina degli Araldi del Vangelo n° 52, Settembre 2007, pp. 18-21
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