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1Il Sinodo panamazzonico: verso una nuova “Chiesa dal volto amazzonico”

Il Sinodo panamazzonico: verso una nuova “Chiesa dal volto amazzonico”
Il Sinodo panamazzonico: verso una nuova “Chiesa dal volto amazzonico”

Ormai è chiaro: i promotori del Sinodo Panamazzonico che si terrà a Roma in ottobre vogliono rileggere la Chiesa dalle fondamenta. Vogliono rimodellare la sua dottrina, i sacramenti, la costituzione e la disciplina secondo uno stile “amazzonico”. Parlano di una nuova “Chiesa dal volto amazzonico”, diversa dalla Chiesa degli ultimi duemila anni.

Tali ambizioni sono i tipici sogni riformisti di tutti gli eresiarchi che hanno causato tanta afflizione nella Chiesa negli ultimi secoli. Dai modernisti ai teologi della liberazione, tutti hanno cercato di “reinventare la Chiesa”. Sembra che questo vecchio sogno stia per avverarsi proprio nel cuore del cristianesimo.

Secondo il documento preparatorio pubblicato dal Vaticano, l’obiettivo del Sinodo è “forgiare una Chiesa dal volto amazzonico” attraverso una “cultura dell’incontro” con le tribù primitive della foresta, assumendo la loro “armonia” e “sobrietà”. La Chiesa, prosegue il documento, deve subire una profonda “conversione ecologica” ispirata alla “saggezza antica dei popoli amazzonici”. Il Sinodo “ascolterà i popoli indigeni… come primi interlocutori di questo Sinodo [che] è di vitale importanza per la Chiesa universale”.

Credo che questa sia la prima volta nella storia della Chiesa che il Vaticano convoca un sinodo di vescovi per imparare dalle tribù primitive come deve essere la Chiesa di Cristo! Non ci si può fidare di tali lezioni perché la voce di questi “popoli indigeni” è sempre mediata da organizzazioni legate all’estrema sinistra “indigenista”, una propaggine radicalizzata della stessa teologia della liberazione condannata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

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Questo proposto rimodellamento della Chiesa tocca ogni aspetto della vita della Chiesa: la sua “dimensione biblico-teologica”, “dimensione sociale”, “dimensione ecologica”, “dimensione sacramentale”, “dimensione profetica” e “dimensione ecclesiale-missionaria”.

Prendiamo ad esempio le proposte legate ai “ministeri dal volto amazzonico”.

Il documento preparatorio afferma che la “Chiesa dal volto amazzonico deve cercare un modello di sviluppo… alternativo”. Afferma che c’è “urgente necessità di valutare e ripensare i ministeri che oggi sono chiamati a rispondere agli obiettivi di ‘una Chiesa dal volto amazzonico e una Chiesa dal volto autoctono’”.

Propone quindi “nuovi ministeri”, individuando, ad esempio, “il tipo di ministero ufficiale che può essere conferito alle donne, tenendo conto del ruolo centrale che le donne svolgono oggi nella Chiesa amazzonica”. Il documento propone anche “nuove vie” per celebrare l’Eucaristia, tenendo presente che “tutto il Popolo di Dio partecipa al sacerdozio di Cristo”.

Questo rimodellamento della Chiesa tocca così i Sacramenti, reinterpretandoli secondo una visione ecologista-immanentista che sostiene che “l’universo si dispiega in Dio, che lo riempie completamente”.

Così, il documento preparatorio afferma che «i sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura è assunta da Dio». Non si riceve un Dio trascendente e infinito attraverso i Sacramenti, ma piuttosto un Dio immanente nella natura. In questo modo, ci viene detto che «nell’Eucaristia la comunità celebra un atto di amore cosmico… in cui gli esseri umani, insieme al Figlio di Dio incarnato e a tutta la creazione, rendono grazie a Dio».

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Un altro esempio è una reinterpretazione del Battesimo in cui l’acqua non solo sarebbe un “segno” della grazia divina (come insegna la teologia tradizionale), ma sarebbe essa stessa impregnata di divinità. Così, “poiché l’acqua del Battesimo purifica i battezzati da tutti i peccati, la sua celebrazione permette alla comunità cristiana di assumere il valore dell’acqua e del ‘fiume’ come fonte di purificazione, facilitando così l’inculturazione dei riti legati all’acqua che vengono dall’antica saggezza dei popoli amazzonici.

La parte del documento preparatorio che desta maggiore preoccupazione è il ruolo centrale che attribuisce agli stregoni amazzonici. Questi “saggi anziani” presumibilmente “promuovono l’armonia delle persone tra loro e con il cosmo”. I popoli indigeni “sono una memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: la protezione della nostra casa comune”. Secondo il documento vaticano, dobbiamo imparare la “vita buona” della nostra condizione umana convertendoci all’“ ecologia integrale ”, che essa identifica con il Regno di Dio.

Se è vero ciò che insegna la Scrittura ( Sal 95,5 ), che “ omnes dii gentium daemonia ” (tutti gli dèi delle genti sono diavoli), allora dobbiamo chiederci chi è il vero ispiratore di questa “Chiesa dal volto amazzonico viso.”

Giulio Loredo 23 giugno 2019

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