Infine, Il Mio Cuore Immacolato Trionferà!

1Il cielo, la speranza delle nostre anime

Il cielo, la speranza delle nostre anime
Il cielo, la speranza delle nostre anime

La speranza sta abbandonando sempre più la terra…

Tutto è complicato; la vita diventa più difficile e pesante, con una prospettiva economica sempre più cupa.

«Ma la nostra cittadinanza è nei cieli», ci ricorda san Paolo (Filippesi 3,20). E san Pietro, Principe degli apostoli, ci esorta a sperare nella nostra eredità celeste: “ un’eredità incorruttibile, immacolata e incorruttibile, conservata per voi nei cieli. ” (1 Pietro 1:3-4).

È quando volgiamo lo sguardo al Cielo che le ombre di questa terra svaniscono e rinasce in noi la fiducia e la gioia di vivere.

Ovviamente non ci riferiamo ai cieli azzurri (a volte grigi e carichi di minacce) che ci avvolgono. Stiamo parlando del Paradiso celeste, il luogo della felicità eterna dove i giusti godono della visione di Dio, della compagnia della Mater, degli angeli e dei santi.

Un faro che illumina la vita cristiana

Il pensiero del Cielo è come un faro che illumina tutta la vita cristiana. Ci ricorda il nostro fine ultimo e ci orienta. Il paradiso è il nostro fine ultimo. Questo fine dovrebbe dirigere tutta la nostra attività, e dobbiamo riferire tutto ad esso se vogliamo comprendere bene le cose.

Sviluppare il desiderio del Cielo è ovviamente un modo per affermare con più fermezza la vittoria della propria volontà quando oscilla tra il bene e il male. Quanto più cresce nell’anima la stima dei beni celesti, tanto più spregevoli appaiono le delizie del peccato. Soprattutto nei momenti di depressione morale e di grave tentazione, dobbiamo rafforzare tutte le energie della nostra anima e specialmente la nostra attrazione per i beni eterni, che soli possono contrastare il nostro fascino per le creature.

Cielo: Speranza delle nostre anime
La rivelazione fornisce solo un’idea della felicità eterna attraverso immagini e simboli.

In gran parte un mistero

Il paradiso, tuttavia, rimane in gran parte un mistero per noi.

L’Apocalisse fornisce solo un’idea della felicità eterna attraverso immagini e simboli, ma non descrive com’è il Paradiso celeste. Per questo, nella sua infinita misericordia, Dio non solo ci ha donato, mediante la Rivelazione, gli elementi essenziali per nutrire la nostra fede, ma ha anche provveduto a soddisfare questa esigenza della psicologia umana.

Visioni e Rivelazioni

Così, ha concesso ad alcune anime visioni e rivelazioni private che, pur non godendo di uno status ufficiale e non aggiungendo nulla al deposito della fede, aiutano a ravvivare la devozione degli uomini e ad aumentare la loro fiducia. Evidentemente tali visioni e rivelazioni devono essere prese con la prudenza e la circospezione raccomandate dalla Chiesa per evitare le illusioni della propria fantasia e gli inganni del demonio.

Riguardo al Cielo, Dio ha alzato un po’ questo misterioso sipario che ci separa dall’aldilà mostrando ad alcune anime privilegiate, in termini simbolici, alcuni aspetti meravigliosi del Paradiso celeste. Voleva che non solo avessimo le verità che dobbiamo sapere sulla Dimora Celeste, ma anche, per così dire, assaporassimo un assaggio della sconfinata e infinita felicità di cui godremo lì.

San Giovanni Bosco
San Giovanni Bosco ebbe una
visione del Cielo.

Una visione di San Giovanni Bosco

San Giovanni Bosco ebbe una visione del Paradiso sotto forma di sogno, che raccontò ai suoi ragazzi durante una delle sue famose “colloqui della buonanotte”.

Nel 1876 gli apparve in sogno il suo discepolo recentemente scomparso san Domenico Savio. San Giovanni Bosco diceva ai suoi allievi:

Come sai, i sogni vengono nel sonno. Così durante le ore notturne del 6 dicembre, mentre ero nella mia stanza – se leggevo o camminavo avanti e indietro o riposavo nel mio letto, non sono sicuro – ho iniziato a sognare.

Meraviglioso Giardino

Improvvisamente mi sembrò di trovarmi su un piccolo tumulo o poggio, sull’orlo di un’ampia pianura così vasta che l’occhio non poteva oltrepassare i suoi confini persi nella vastità. Tutto era blu, blu come il mare più calmo, anche se quello che vedevo non era acqua. Assomigliava a un mare di vetro lucidato e scintillante. Sotto, dietro e su entrambi i lati si estendeva una distesa di quella che sembrava la spiaggia del mare.

Viali ampi e imponenti dividevano la pianura in grandi giardini di indescrivibile bellezza, ciascuno interrotto da boschetti, prati e aiuole di varie forme e colori.

"Ogni specie e ogni singola pianta brillava di uno splendore tutto suo."
“Ogni specie e ogni singola pianta brillava di uno splendore tutto suo.”

Nessuna delle piante che conosciamo potrebbe mai darti un’idea di quei fiori, anche se c’era una sorta di somiglianza. L’erba stessa, i fiori, gli alberi e i frutti erano tutti di singolare e magnifica bellezza. Le foglie erano d’oro, i tronchi ei rami erano di diamanti, e ogni minimo dettaglio era in armonia con questa ricchezza. I vari tipi di piante erano innumerevoli.

Ogni specie e ogni singola pianta brillava di una brillantezza propria. Sparsi per quei giardini e sparsi per tutta la pianura vedevo innumerevoli edifici la cui architettura, magnificenza, armonia, imponenza e grandezza erano così unici che si poteva dire che tutti i tesori della terra non potessero bastare per costruirne uno solo. Se solo i miei ragazzi avessero una casa del genere, mi sono detto, quanto l’adorerebbero, quanto sarebbero felici e quanto si divertirebbero a stare lì! Così correvano i miei pensieri mentre guardavo l’esterno di quegli edifici, ma quanto maggiore doveva essere il loro splendore interiore!

Una melodia incantevole

Mentre me ne stavo lì a crogiolarmi nello splendore di quei giardini, ho improvvisamente sentito una musica dolcissima, una melodia così deliziosa e incantevole che non potrei mai descriverla adeguatamente. … Centomila strumenti suonati, ognuno con il proprio suono, unico e diverso da tutti gli altri, e ogni suono possibile animava l’aria con le sue onde risonanti.

"Improvvisamente ho sentito una musica dolcissima."
“Improvvisamente ho sentito una musica dolcissima.”

Mescolati con loro c’erano le canzoni dei coristi.

In quei giardini ho visto una moltitudine di persone che si divertivano allegre, alcune cantando, altre suonando, ma ogni nota aveva l’effetto di mille strumenti diversi che suonavano insieme. Nello stesso tempo, se si può immaginare una cosa del genere, si potrebbero sentire tutte le note della scala cromatica, dalle più gravi alle più alte, ma tutte in perfetta armonia. Ah sì, non abbiamo niente al mondo da confrontare con quella sinfonia.

Piacere più profondo

Si poteva dire dall’espressione di quei volti felici che i cantanti non solo provavano il più profondo piacere nel cantare, ma ricevevano anche una grande gioia nell’ascoltare gli altri. Più cantavano, più pressante diventava il loro desiderio di cantare. Più ascoltavano, più vibrante diventava il loro desiderio di ascoltare di più…

Mentre ascoltavo affascinato quel coro celeste vidi avvicinarsi a me una moltitudine infinita di ragazzi. Molti ne riconobbi essere stati all’Oratorio e nelle altre nostre scuole, ma la maggior parte di essi mi erano totalmente estranei. Le loro schiere interminabili si avvicinarono, capeggiate da Domenico Savio, subito seguito da padre Alasonatti, padre Chiali, padre Guilitto e molti altri chierici e sacerdoti, ognuno alla testa di un drappello di ragazzi…

Una gioia più radiosa

Una volta che quella schiera di ragazzi si è allontanata di circa otto o dieci passi da me, si sono fermati. Ci fu un lampo di luce molto più brillante di prima, la musica si interruppe e un silenzio sommesso calò su tutto. Una gioia molto radiosa circondava tutti i ragazzi e brillava nei loro occhi, i loro volti ardenti di felicità. Mi guardavano e mi sorridevano molto amabilmente, come per parlare, ma nessuno diceva una parola.

Domenico Savio si fece avanti di un passo o due, standomi così vicino che, se avessi teso la mano, l’avrei sicuramente toccato. Anche lui taceva e mi guardava con un sorriso…

Alla fine parlò Domenico Savio. “Perché te ne stai lì in silenzio, come se fossi quasi devitalizzato?” chiese. “Non sei tu che un tempo non temevi nulla, resistendo a calunnie, persecuzioni, ostilità, avversità e pericoli di ogni genere? Dov’è il coraggio? Di ‘qualcosa!”

Calore amorevole

Mi costrinsi a rispondere balbettando: “Non so cosa dire. Sei Domenico Savio?”

“Sì, io sono. Non mi riconosci più?”

“Come mai sei qui?” chiesi ancora sconcertato.

Savio parlava affettuosamente. “Sono venuto a parlare con te. Abbiamo parlato insieme così spesso sulla terra! Non ricordi quanto mi amavi, o quanti segni di amicizia mi hai dato e quanto sei stato gentile con me? E non ho ricambiato il calore del tuo amore? Quanta fiducia ho riposto in te! Allora perché sei impacciato? Perché stai tremando? Vieni a farmi una domanda o due!

Dimora della Felicità

Facendo appello al mio coraggio, ho risposto: “Sto tremando perché non so dove sono”.

«Sei nella dimora della felicità», rispose Savio, «dove si prova ogni gioia, ogni delizia».

“È questa la ricompensa del giusto?”

“Affatto! Qui non godiamo di una felicità soprannaturale, ma solo naturale, anche se grandemente amplificata”.

“Potrei avere il permesso di vedere un po’ di luce soprannaturale?”

“Nessuno può vederlo fino a quando non è arrivato a vedere Dio così com’è. Il più debole raggio di quella luce colpirebbe istantaneamente uno morto, perché i sensi umani non sono abbastanza robusti per sopportarlo.

Visione beatifica: la ricompensa straordinariamente grande

Qui finisce la narrazione del sogno di San Giovanni Bosco.
In questa visione, attraverso i simboli, al santo venivano mostrati solo aspetti naturali della felicità celeste. Non ha potuto contemplare l’essenza della beatitudine celeste, che è la visione beatifica. Anche le cose materiali più belle sono solo simboli di cose spirituali; e il piacere che ci procurano non può essere paragonato ai piaceri spirituali.

San Paolo diceva che sulla terra vediamo Dio come in uno specchio, invece in cielo lo vedremo faccia a faccia (1 Corinzi 13:12). Poiché “Dio è carità” (1 Gv 4,8) non possiamo conoscerlo nel grado e nell’intensità della visione beatifica senza amarlo al massimo grado e capacità della nostra natura perfetta. Partecipando alla Sua essenza, attraverso questa conoscenza intuitiva, partecipiamo all’Amore che è la Sua stessa natura. Dio stesso promise ad Abramo che sarebbe stato lui stesso la sua “ricompensa straordinariamente grande” (Genesi 15:1).

Il desiderio del Cielo orienta le nostre vite per raggiungere questa felicità che le nostre anime desiderano. Per questo la Santa Madre Chiesa, in una delle rogazioni delle Litanie di Tutti i Santi, ci fa supplicare per il desiderio delle cose celesti: «Innalza la nostra mente a desiderare le cose del cielo, Signore, esaudisci la nostra preghiera».

Un’ancora per le nostre anime

Inoltre, il desiderio del cielo accresce la nostra speranza, la virtù teologale per cui desideriamo e attendiamo di raggiungere la beatitudine eterna. Questa virtù è così importante che san Paolo la presenta come parte essenziale della propria armatura per affrontare grandi lotte: “l’elmo che è speranza di salvezza” (1Tess 5,8). E lo chiama “un’ancora dell’anima” (Ebrei 6:19).

Tra le fitte nubi che figurativamente ricoprono la terra, pensiamo di più al Cielo e accendiamo così la nostra speranza.

Luiz Sérgio Solimeo 29 gennaio 2013

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