
“NON COMMETTERE ADULTERIO” (ESODO:2014)
“CHIUNQUE DIVORZIA DA SUA MOGLIE E NE SPOSA UN’ALTRA COMMETTE ADULTERIO, E CHI SPOSA UNA DONNA RIPUDIATA DAL MARITO COMMETTE ADULTERIO”. (LUCA 16:18)
Poiché la famiglia è la cellula fondamentale della società, quando è in crisi, tutta la società viene trascinata con essa.
Oggi la famiglia è scossa soprattutto dalla fatiscente certezza dell’indissolubilità del matrimonio e dal ruolo che questa indissolubilità svolge nella vita familiare e nell’educazione dei figli. I cattivi frutti della crisi familiare sono il numero sbalorditivo di coloro che divorziano, declassando i loro matrimoni sacri a condizioni di vita temporanee.
Anche tra i cattolici l’indissolubilità è evanescente, mentre aumentano i numeri dei divorzi e delle sentenze di nullità, dovuti non poco alla malizia di teologi e pastori liberali. Anzi, anziché adoperarsi per restituire il vero senso del matrimonio, ricordando ai fedeli il perenne e immutabile insegnamento della Chiesa al riguardo, essi addormentano le coscienze, ingannando molti che vivono in uno stato oggettivo di peccato mortale.
Purtroppo, nelle sue insinuazioni, ambiguità, omissioni e unilateralità, invece di rafforzare le sacre istituzioni del matrimonio e della famiglia, Amoris laetitia contribuisce alla loro disgregazione.
Alcuni hanno sottolineato che Amoris Laetitia ha anche molte cose buone. In questo, però, si deve sempre ricordare che il bene nasce dall’integrità di una causa ed è corrotto da qualsiasi difetto. Il male e l’errore mescolati con il bene e la verità sono più dannosi che da soli. Perché, come ci ricorda Papa Leone XIII (1878-1903),
Non ci può essere niente di più pericoloso di quegli eretici che ammettono quasi l’intero ciclo della dottrina, eppure con una parola, come con una goccia di veleno, infettano la vera e semplice fede insegnata da nostro Signore e tramandata dalla tradizione apostolica.
I. È lecito occuparsi di questo problema?
Mentre esponeva argomenti correlati, Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira osservava:
Un cattolico che ama il papato e quindi è fortemente protettivo nei confronti del carattere monarchico della Chiesa potrebbe porci una domanda preliminare: è lecito approfondire tali questioni? Non sarebbe più pio accettare come infallibile tutto ciò che dicono i Papi e anche i vescovi?
Noi risponderemmo che i fedeli non dovrebbero guardare alla Chiesa come non l’ha fatta Nostro Signore stesso. Se ci sono dubbi su un punto così fondamentale della dottrina cattolica, è compito delle pubblicazioni cattoliche chiarirli, perché la dottrina della Chiesa non è esoterica.
È con questo spirito che ora analizzeremo alcuni aspetti di questo importante documento del magistero ordinario del Papa.
II. La “tesi di Kasper”
L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia (d’ora innanzi “AL”) è la conclusione di un’accesa discussione tra teologi, cardinali, vescovi e laici iniziata con l’intervento del cardinale Walter Kasper al Concistoro Straordinario di febbraio 2014, proseguita con la Terza Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi di ottobre 2014, e poi con quella di ottobre 2015 XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
Ciò che ha scioccato il clero e i laici cattolici è stato il fatto che nel suo discorso, che papa Francesco ha elogiato come “teologia serena”, un modo di “fare teologia in ginocchio”. Il cardinale Kasper ha proposto qualcosa di contrario alle parole di Nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo e a tutta la tradizione della Chiesa, qualcosa di contrario agli avvertimenti di San Paolo, cioè che i cattolici divorziati e risposati civilmente possano ricevere la Santa Comunione.
Oltre a libri e articoli di grande peso storico e teologico scritti da cardinali, vescovi, sacerdoti e laici che confutano la “tesi Kasper”, oltre 800.000 firme sono state raccolte in tutto il mondo da Filial Appeal, una coalizione di TFP e altre organizzazioni. Oltre 200 cardinali e vescovi hanno firmato anche questo Filiale Appello chiedendo al Papa di dire una parola chiarificatrice che dissipi tanta confusione.
I fedeli cattolici possono resistere all’errore nell’insegnamento della Chiesa?
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III. La legge di Dio non è applicabile a tutti?
In definitiva, AL accetta la “tesi di Kasper”, non solo nella nota 351 del paragrafo 305, ma in tutto il ragionamento confuso e ambiguo dell’Esortazione.
Lasciando da parte il sociologismo del documento, la sua argomentazione teologico-morale si basa sul principio che la Legge Divina e la Legge Naturale non possono essere applicate universalmente a tutte le persone perché queste Leggi devono essere adattate alle circostanze specifiche della vita di ogni individuo e alle sue coscienze soggettive . AL minimizza il carattere normativo del diritto naturale, presentandolo solo come “fonte di ispirazione oggettiva per il processo profondamente personale di prendere decisioni” (n. 305).
Essendo gli esempi così numerosi che sarebbe impossibile citarli tutti qui, ci limitiamo a questa citazione che riassume l’intera argomentazione:
Se consideriamo l’immensa varietà di situazioni concrete come quelle che ho citato, è comprensibile che né il Sinodo né questa Esortazione potessero prevedere un nuovo insieme di canoni generali di carattere e applicabili a tutti i casi. Ciò che è possibile è semplicemente un rinnovato incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che riconosca che, poiché «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi», le conseguenze o gli effetti di una regola non devono necessariamente essere sempre lo stesso. (N. 300)

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Secondo AL, i fattori che esonerano le persone dalla colpa del peccato in foro interno sono tali, che i divorziati risposati e le coppie conviventi non dovrebbero più presumersi pubblici peccatori:
Quindi non si può più semplicemente dire che tutti coloro che si trovano in una qualsiasi situazione “irregolare” vivono in stato di peccato mortale e sono privi della grazia santificante. (N. 301)
A causa di condizionamenti e attenuanti, è possibile che in una situazione oggettiva di peccato — che può non essere soggettivamente colpevole, o pienamente tale — una persona possa vivere in grazia di Dio , possa amare e possa anche crescere nella vita di grazia e carità, ricevendo a tal fine l’aiuto della Chiesa. (N. 305)
“Non più”? Cos’è che non ci permette più di presumere che le coppie “irregolari” siano peccatrici pubbliche? È qualcosa di nuovo rispetto alla dottrina tradizionale e alla prassi pastorale della Chiesa?
Durante il suo volo di ritorno dalla Grecia, a Papa Francesco è stato chiesto da un giornalista se ci sono ora nuove possibilità concrete che non esistevano prima della pubblicazione di AL. La risposta del Papa è stata enfatica: «Posso dire di sì; periodo
Ma come spiegare questo cambiamento, quando pensiamo alle parole del Divin Redentore: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35)?
IV. Preparare la strada per l’offerta della Santa Comunione agli adulteri
Se tali persone sono in stato di grazia mentre sono ancora adultere, perché non dovrebbero ricevere la Santa Comunione? Con questo sofisma, in una nota a quel paragrafo, AL conclude che possono ricevere la comunione, “in certi casi”:
In certi casi , questo può includere l’aiuto dei sacramenti. Per questo “voglio ricordare ai sacerdoti che il confessionale non deve essere una camera di tortura, ma piuttosto un incontro con la misericordia del Signore” (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ricordo anche che l’ Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma una potente medicina e nutrimento per i deboli» (ibid., 47: 1039). (n. 305, nota 351)
Nonostante la poca chiarezza della nota a piè di pagina, se la consideriamo nel contesto del paragrafo 305 – che tratta delle coppie irregolari – diventa chiaro che “i deboli” che devono essere aiutati con i sacramenti sono queste coppie illegittime. Anche che l’affermazione che la S. casi” a quelle coppie irregolari.
Papa Pio XI: Quanto è vantaggiosa l’indissolubilità del matrimonio?
Ora, all’argomento che “l’Eucaristia ‘è… una potente medicina e nutrimento per i deboli’”, e quindi dovrebbe essere data alle persone che sono “deboli” a causa del peccato, fu già risposto da San Tommaso d’Aquino come segue:
Ogni medicina non si adatta a ogni stadio della malattia; perché il tonico dato a coloro che si stanno riprendendo dalla febbre sarebbe dannoso per loro se dato mentre sono ancora nella loro condizione febbrile. Così anche il Battesimo e la Penitenza sono come farmaci purganti, dati per togliere la febbre del peccato; mentre questo sacramento [della Santa Eucaristia] è una medicina data per rafforzare, e non dovrebbe essere dato se non a coloro che sono liberati dal peccato.
V. La coscienza sostituisce la legge morale
L’argomentazione di AL di cui sopra, che tenta di giustificare la somministrazione della Santa Comunione a persone in stato di pubblico adulterio, si basa su, o meglio ripete, i vecchi errori dell’“Etica Situazionale”, che nega l’applicazione universale delle Leggi Morali. “Situazione” è la “parola chiave” di AL ed è usata ottantotto volte. L'”etica della situazione”, però, è stata condannata innumerevoli volte dai papi.
Ad esempio, Papa Pio XII, in un discorso del 1952 alla Federazione Mondiale della Gioventù Cattolica Femminile, disse:
[Queste nuove morali] potrebbero essere chiamate “esistenzialismo etico”. [Essi] non si basano su leggi morali universali come i Dieci Comandamenti ma su condizioni o circostanze concrete e reali in cui si deve agire e secondo le quali la coscienza individuale deve giudicare e scegliere.
[La] nuova etica è così contraria alla fede e ai principi cattolici, che anche un bambino che conosce il catechismo se ne renderà conto.
La dottrina infallibile e immutabile della Chiesa
sulla contraccezione si trova in mezzo a una crescente opposizione
Inoltre, Giovanni Paolo II nell’Enciclica Veritatis Splendor , citando in nota la condanna del 1956 della “Situation Ethics” da parte della Congregazione del Sant’Uffizio, spiega che,
La coscienza formula così l’obbligo morale alla luce della legge naturale: è l’obbligo di fare ciò che l’individuo, attraverso l’operato della sua coscienza, sa essere un bene che è chiamato a fare qui e ora. L’universalità della legge e il suo obbligo sono riconosciuti, non soppressi, una volta che la ragione abbia stabilito l’applicazione della legge nelle concrete circostanze presenti . Il giudizio di coscienza afferma “in modo definitivo” se un certo particolare comportamento è conforme alla legge ; formula la norma prossima della moralità di un atto volontario, “applicando la legge oggettiva a un caso particolare”.
Ora, leggiamo in AL che,
[I] la coscienza individuale ha bisogno di essere meglio incorporata nella prassi della Chiesa in certe situazioni che non incarnano oggettivamente la nostra comprensione del matrimonio. (N. 303)
[Un] pastore non può sentire che basta semplicemente applicare leggi morali a chi vive in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre da scagliare contro la vita delle persone. Questo racconterebbe il cuore chiuso di chi è abituato a nascondersi dietro gli insegnamenti della Chiesa , “sedendo sulla cattedra di Mosè e giudicando a volte con superiorità e superficialità casi difficili e famiglie ferite”. In questa stessa linea, la Commissione Teologica Internazionale ha osservato che “ il diritto naturale non può essere presentato come un insieme di regole già costituite che si impongono a priori al soggetto morale; piuttosto, è una fonte di ispirazione oggettiva per il processo profondamente personale di prendere decisioni. (N. 305)
VI. Omissione del male intrinseco
AL inoltre non menziona un principio fondamentale della morale cattolica che è il concetto di male intrinseco , cioè atti che sono cattivi in sé, indipendentemente dalle circostanze, come insegna tutta la tradizione morale cattolica.
L’Enciclica Veritatis Splendor , di Giovanni Paolo II, richiama brevemente questo principio fondamentale della morale:
81. Nell’insegnare l’esistenza di atti intrinsecamente cattivi , la Chiesa accoglie l’insegnamento della Sacra Scrittura. L’apostolo Paolo afferma enfaticamente: “Non v’ingannate: né immorali, né idolatri, né adulteri , né pervertiti sessuali , né ladri, né avari, né ubriaconi, né oltraggiatori, né ladri erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6,9-10). Se gli atti sono intrinsecamente cattivi, una buona intenzione o circostanze particolari possono diminuire il loro male, ma non possono rimuoverlo.
Questi atti, e l’adulterio è uno di questi, di per sé non possono comunque essere buoni, indipendentemente dalle circostanze o intenzioni con cui vengono praticati, come spiega anche Veritatis Splendor :
[Un]n proposito è buono quando ha come fine il vero bene della persona in vista del suo fine ultimo . Ma gli atti il cui oggetto «non è ordinabile» a Dio e «indegni della persona umana» sono sempre e comunque in contrasto con quel bene.
VII. L’adulterio è analogo al matrimonio?
Un’analogia è una relazione che si stabilisce tra realtà diverse che hanno tuttavia qualcosa in comune. Esiste dunque una qualche analogia tra lo stato di adulterio o concubinato e quello di matrimonio, poiché in ogni caso un uomo e una donna vivono insieme in uno stato di intima comunione.
Ma da questa analogia materiale non si può trarre una conclusione morale sullo stato di adulterio e matrimonio legittimo perché, pur avendo qualcosa in comune dal punto di vista materiale, sono due realtà morali diverse e opposte: una virtuosa e l’altra viziosa. Come dice san Tommaso, «rispetto a ciò che appartiene direttamente all’essenza della virtù, il suo contrario è il vizio».

Sebbene AL riconosca che non esiste alcuna analogia possibile tra il cosiddetto “matrimonio” tra persone dello stesso sesso e il vero matrimonio (n. 251), dopo aver parlato dell’ideale cristiano del matrimonio, afferma quanto segue sullo stato di adulterio e concubinato:
Alcune forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre altre lo realizzano in modo almeno parziale e analogo . I Padri sinodali hanno affermato che la Chiesa non trascura gli elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non corrispondono più al suo insegnamento sul matrimonio. (N. 292)
Come nell’insieme di AL, la costruzione della frase è sinuosa e confusa ma suggerisce che le situazioni coniugali irregolari contengono già “elementi costruttivi”, come se quegli elementi potessero essere separati dallo stato di peccato in cui sono inseriti, sebbene la grazia possa usali come occasione per condurre la persona alla conversione.
Non c’è dubbio che le persone nello stato di peccato possono fare del bene. Ma è semplicemente un bene naturale , poiché mancano della grazia santificante, richiesta per meriti soprannaturali. Se le cose andassero diversamente si precipiterebbe in una forma di pelagianesimo in cui l’uomo può fare un bene soprannaturalmente meritorio senza l’aiuto della grazia.
Come insegna san Tommaso, «non c’è merito per chi non ha la grazia».
Ma tutta la “pastorale” (leggi teologia) di AL si basa sul principio che gli adulteri e le persone in concubinato non sono membri morti della Chiesa, ma membra vive, vivificate dallo Spirito Santo. Quindi AL dice:
[I] battezzati divorziati risposati civilmente hanno bisogno di integrarsi più pienamente nelle comunità cristiane nei più svariati modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell’integrazione è la chiave della loro cura pastorale, una cura che permetta loro non solo di rendersi conto di appartenere alla Chiesa come corpo di Cristo, ma anche di sapere che in essa possono fare un’esperienza gioiosa e feconda. Sono battezzati; sono fratelli e sorelle; lo Spirito Santo riversa nei loro cuori doni e talenti per il bene di tutti . (N. 299)
VIII. Lo Spirito Santo ispira il femminismo?
L’egualitarismo prevalente nella nostra società porta a teorie femministe. In generale, tuttavia, gli autori presentano il femminismo moderno come originato da intellettuali marxisti come Simone de Beauvoir, Shulamith Firestone, Betty Friedan e il gruppo di marxisti della “Scuola di Francoforte”, che teorizzarono il “marxismo culturale”. AL cita lo psicoanalista marxista Eric Fromm, della Scuola di Francoforte.
Il femminismo distrugge la naturale armonia tra uomo e donna e instaura una “battaglia dei sessi” analoga alla lotta di classe marxista che la ispira. Sebbene in teoria possa esistere un femminismo non marxista, non è quello che prevale oggi.
L’espressione stessa, femminismo, non suggerisce forse una rivolta contro l’ordine determinato da Dio, l’armonia tra uomo e donna?
Il femminismo attuale è rivolto principalmente contro il “patriarcato”, la “cultura patriarcale” e il “maschilismo”, come applicazione dei principi egualitari.
Sorprende quindi vedere papa Francesco adottare un termine carico di spirito anticattolico e antitradizionale, pur mostrando un vago riserbo. Lui dice:
Certamente apprezzo il femminismo, ma quello che non richiede uniformità o nega la maternità. (n. 173)
E AL attribuisce il movimento femminista a un’azione dello Spirito Santo:
Se sono sorte alcune forme di femminismo che dobbiamo considerare inadeguate, dobbiamo tuttavia vedere nel movimento delle donne l’opera dello Spirito per un più chiaro riconoscimento della dignità e dei diritti della donna. (N. 54)
Allo stesso modo, AL adotta il vocabolario femminista e critica le “culture patriarcali”:
La storia è gravata dagli eccessi delle culture patriarcali che consideravano le donne inferiori …. (N. 54)
E AL presenta coloro che criticano il femminismo come “maschilisti”:
C’è chi ritiene che molti dei problemi di oggi siano sorti a causa dell’emancipazione femminile. Questo argomento però non è valido, «è falso, non vero, una forma di maschilismo». (N. 54)
Inoltre, AL adotta una prospettiva femminista per interpretare San Paolo, e lo accusa di essere influenzato da una “cultura patriarcale”!
Paolo scriveva nel contesto di una cultura patriarcale in cui le donne erano considerate completamente subordinate agli uomini…. (n. 154).
Ogni forma di sottomissione sessuale deve essere chiaramente respinta. Ciò include tutte le interpretazioni improprie del brano della Lettera agli Efesini in cui Paolo dice alle donne di “essere sottomesse ai propri mariti” (Ef 5,22). Questo brano rispecchia le categorie culturali del tempo ma la nostra preoccupazione non è per la sua matrice culturale ma per il messaggio rivelato che veicola. (n. 156)
Difendere la cittadella del matrimonio
Il messaggio rivelato che questo testo scritturale veicola è sempre stato interpretato come la necessità che la società coniugale – come ogni altra società – abbia un’autorità che la unifichi. Altrimenti regna la discordia.
Esempio di questo insegnamento si trova in Casti Connubii , la mirabile enciclica del 1930 di Papa Pio XI sulla famiglia, che ricorda:
La società domestica… comprende sia il primato del marito rispetto alla moglie e ai figli, sia la pronta sottomissione della moglie e la sua obbedienza volontaria, che l’Apostolo raccomanda con queste parole: “Le donne siano sottomesse ai loro mariti come al Signore, perché il marito è capo della moglie e Cristo è capo della Chiesa” (Ef 5,22).
Non c’è nulla di tirannico o di assolutista in questa sottomissione, osserva Pio XI; può subire qualche variazione nel tempo e quando il marito cessa di adempiere alla sua funzione propria, allora dovrebbe essere assunta dalla moglie. “Ma”, insiste Papa Pio XI, “la struttura della famiglia e la sua legge fondamentale, stabilita e confermata da Dio, devono sempre e ovunque mantenersi intatte”.
Infatti, quando viene a mancare questa gerarchia tra i coniugi, come accade nei nostri tempi egualitari, qualsiasi disaccordo tra i coniugi può facilmente avvelenarsi e portare al divorzio. Questa è una delle cause più comuni dell’odierna epidemia di divorzi, anche tra i cattolici.
IX. Coniugi casti o sprofondati nel piacere?
La Chiesa ha sempre usato estrema modestia quando ha a che fare con l’intimità nel matrimonio. Basti ricordare la già citata enciclica di Papa Pio XI, il cui titolo stesso è un programma di vita: Casti Connubii (Cast Wedlock) .
L’intimità degli sposi, dice il Papa,
devono essere distinti dalla castità in modo che marito e moglie si comportino in tutto con la legge di Dio e della natura, e si sforzino di seguire sempre la volontà del loro più saggio e santo Creatore con il massimo rispetto verso l’opera di Dio.
Il contrasto tra la modestia di Casti Connubii e l’erotismo di AL non potrebbe essere maggiore. Ad esempio, quest’ultimo recita:
[L’amore tra marito e moglie] è una “unione affettiva”, spirituale e sacrificale, che unisce il calore dell’amicizia e la passione erotica… (n. 120)
Uno dei sottotitoli di AL è rivelatore del nuovo gergo ecclesiastico: “La dimensione erotica dell’amore” (n. 150).
In tempi in cui si è perso ogni senso del pudore e dell’amore per la castità, in cui le persone sono bombardate di richiami erotici da tutte le parti, dedicare lunghi paragrafi all'”erotismo” dell’amore coniugale significa minare ulteriormente un istituto già malconcio del matrimonio.
Esaltando così l’erotismo, AL critica la dottrina tradizionale e la prassi pastorale perché pongono “ un’insistenza quasi esclusiva sul dovere della procreazione ” (n. 36). E, più avanti, si legge, « il matrimonio non è stato istituito unicamente per la procreazione dei figli » (n. 125), pur riconoscendo discretamente che «l’unione coniugale è ordinata alla procreazione ‘per sua stessa natura’» (n. 80). )
X. Il “fumo di Satana” nella Chiesa
L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia ha seminato confusione tra clero e fedeli, riportando alla mente le parole del 29 giugno 1972 di Papa Paolo VI sul “fumo di Satana” che è entrato nella Chiesa.
Amoris laetitia non fa le dovute distinzioni tra ordine naturale e soprannaturale, tra peccato e virtù, bene e male. Favorisce tutto il miasma delle dottrine secolariste e dell’edonismo dominante.
Ma, forse, l’affermazione più grave fatta da AL è che,
Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! (N. 297)
Suggerisce che se una persona rimane “per sempre”, cioè per anni, in uno stato stabile di peccato, non può più essere “condannata” come peccatrice. Come se un lungo periodo nel peccato potesse legittimarlo! Inoltre, almeno implicitamente, AL nega l’esistenza dell’Inferno, o l’eterna consegna ad esso. Le parole di Nostro Signore sono chiare però:
Allontanatevi da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.
XI. L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia è inaccettabile
In queste brevi osservazioni stiamo semplicemente evidenziando alcuni punti che parlano da soli ai cattolici istruiti, il pubblico specifico a cui ci rivolgiamo. Tuttavia, quanto detto è sufficiente per concludere che la “nuova morale” presentata in Amoris laetitia è incompatibile con il perenne insegnamento morale della Chiesa.
Il documento, infatti, reintroduce errori già condannati, come “Situation Ethics” e “Intentional Morals”. Questo rende Amoris Laetitia inaccettabile.
È inaccettabile non solo per i suoi gravi errori, ma per le sue insinuazioni, ambiguità, omissioni e unilateralità, tutte orientate a favorire il relativismo morale e dogmatico espresso, ad esempio, nella “tesi di Kasper”, che si applica non solo alle situazioni adultere ma anche alle unioni omosessuali. I cattolici che vogliono rimanere fedeli al loro Battesimo dovrebbero quindi rifiutarlo.
Mentre queste considerazioni sono fatte con il massimo rispetto per l’augusta persona del Sommo Pontefice, per mantenere l’integrità della fede e dei costumi nelle presenti circostanze la verità deve essere mostrata nella sua interezza.
XII. Fiducia nella Divina Provvidenza per mezzo di Maria Santissima
È in queste ore di crisi che dobbiamo avere la massima fiducia nella Divina Provvidenza e ricorrere più che mai all’intercessione di Maria Santissima, Sposa dello Spirito Santo e Madre della Chiesa. Teniamo duro, perché Nostro Signore non ci abbandonerà: “Ecco, io vengo presto: tieni fermo ciò che hai, affinché nessuno ti tolga la tua corona” (Apoc. 3:11).
Luiz Sérgio Solimeo 4 maggio 2016