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17Implicazioni teologiche e canoniche della Dichiarazione firmata da Papa Francesco ad Abu Dhabi

Implicazioni teologiche e canoniche della Dichiarazione firmata da Papa Francesco ad Abu Dhabi - “Il pluralismo e la diversità delle religioni... sono voluti da Dio”
Implicazioni teologiche e canoniche della Dichiarazione firmata da Papa Francesco ad Abu Dhabi

“Il pluralismo e la diversità delle religioni… sono voluti da Dio”

Il Documento sulla fratellanza umana firmato da Papa Francesco durante il suo Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti (3-5 febbraio 2019) contiene affermazioni “direttamente contrarie alla fede cattolica”. Ciò ha gravi implicazioni teologiche e canoniche.

Papa Francesco ha firmato il documento insieme all’imam dell’Università musulmana Al-Azhar, al Cairo, in Egitto, il 4 febbraio.

Dio non può volere false religioni

La dichiarazione, intitolata Un documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, contiene le consuete affermazioni retoriche prive di applicazione pratica, tipiche di questo tipo di documenti. Tuttavia, contiene anche numerosi errori dottrinali e inesattezze. Data la sua gravità, ci concentreremo sulla seguente proposizione che contraddice formalmente la dottrina cattolica: “Il pluralismo e la diversità delle religioni… sono voluti da Dio nella sua sapienza”.

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Dio non può volere l’esistenza delle false religioni perché non può volere sia la verità che l’errore, il bene e il male. Se così fosse, Egli sarebbe un essere contraddittorio, e un essere contraddittorio non può essere Dio, che è Sapienza eterna, verità suprema e bontà.

Sarebbe assurdo se Dio volesse una religione trinitaria come quella cattolica e allo stesso tempo antitrinitaria come l’Islam, l’ebraismo moderno o, del resto, religioni come il buddismo e l’animismo che non credono nemmeno in un Dio personale. Per fare solo due esempi di incompatibilità tra l’unica vera religione e le tante false: Dio non può approvare contemporaneamente la monogamia e la poligamia, il divorzio e l’indissolubilità del matrimonio.

Sia la ragione umana che la Rivelazione divina rifiutano la contraddizione in Dio: «Non avrai dei stranieri davanti a me» (Es 20,3).

La ragione per cui Dio permette l’esistenza delle false religioni e di altri mali non è perché li desidera. Nella sua enciclica Libertas Praestantissima , Papa Leone XIII spiega chiaramente:

“Dio stesso nella sua provvidenza, benché infinitamente buono e potente, permette che il male esista nel mondo, in parte perché non venga impedito un bene maggiore, e in parte perché non ne derivi un male maggiore ”.

“Ripudio della fede cattolica”

Il dottor John Lamont dà un titolo incisivo alla sua analisi della dichiarazione di Abu Dhabi, “Francesco e la Dichiarazione congiunta sulla fratellanza umana: un pubblico ripudio della fede cattolica”. Egli sostiene che “presa nel suo significato normale, l’affermazione che il pluralismo e la diversità delle religioni sono volute da Dio nella sua saggezza è direttamente contraria alla fede cattolica . Il pluralismo e la diversità delle religioni è un male, e come tale non può essere voluto da Dio”.

Concludendo la sua analisi, il dottor Lamont scrive: “Questa dichiarazione di Papa Francesco è quindi un chiaro e pubblico ripudio della fede cattolica. Ne conseguono una serie di altre denunce più o meno chiare e pubbliche di questo genere. Si è detto abbastanza di questo rifiuto della fede; è ora che si faccia qualcosa al riguardo”.

“Un Papa perde automaticamente il suo ufficio petrino quando professa un’eresia”

Non meno incisivo nella sua valutazione è stato il Prof. Joseph Seifert. Da filosofo, egli mostra la logica assurdità dell’affermazione firmata da Papa Francesco: «Infatti, se Dio davvero ‘vuole tutte le religioni’, allora deve odiare soprattutto la Chiesa cattolica per la sua pretesa di essere una, cattolica. , e Chiesa apostolica e perché rifiuta nei suoi dogmi e nei suoi insegnamenti magisteriali perenni ogni relativizzazione della religione cristiana che trasformerebbe il cristianesimo in una delle tante religioni contraddittorie”.

Il Prof. Seifert afferma inoltre che se Papa Francesco non ritratta questa dichiarazione, può essere considerato un eretico e, come tale, perdere il papato:

Abbiamo quindi tutti buoni motivi per sperare che Papa Francesco revochi una sentenza che costituisce una rottura totale sia con la logica che con l’insegnamento biblico ed ecclesiale .

Se non lo fa, temo che possa applicarsi il diritto canonico secondo il quale un Papa perde automaticamente il suo ufficio petrino quando professa un’eresia, soprattutto quando professa la somma totale di tutte le eresie .

Niente nell’Apocalisse impedisce a un Papa di professare eresia

La possibilità che un papa professi un’eresia, come menzionato dal Prof. Seifert, non è nuova, come possono immaginare i lettori che non hanno familiarità con l’argomento. L’ipotesi teologica di un Papa eretico si ritrova nella tradizione teologica e canonica di autori classici come Cajetan, Suarez, San Roberto Bellarmino, Billot, Ballerini, Wernz-Vidal e altri.

Questa ipotesi è stata riproposta dal Prof. Arnaldo Xavier da Silveira in un libro recentemente pubblicato in inglese: Can a Pope be…a heretic? − L’ipotesi teologica di un papa eretico.

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Dopo aver studiato più di cento autori illustri, tra cui due Dottori della Chiesa (i santi Roberto Bellarmino e Alfonso Liguori), l’autore ha concluso che non c’è nulla nell’Apocalisse che affermi l’impossibilità che un papa cada nell’eresia quando non insegna ex cathedra .

Seguendo san Roberto Bellarmino, Wernz-Vidal, Ballerini e altri, Xavier da Silveira afferma che una volta che l’eresia del papa diventa pubblica e famigerata, conosciuta dai fedeli, egli perde il suo ufficio ipso facto, cioè per il fatto stesso di professare l’ eresia.

San Roberto Bellarmino: “Il Papa manifestamente eretico cessa da solo di essere Papa”

Riportiamo un brano tratto da quest’opera di san Roberto Bellarmino: «[Il] Papa manifestamente eretico cessa da solo di essere Papa e capo [della Chiesa], così come cessa di essere cristiano e membro del corpo della Chiesa; e per questo può essere giudicato e punito dalla Chiesa. Questa è l’opinione di tutti gli antichi Padri, i quali insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente ogni giurisdizione”.

Il Dottore della Chiesa spiega che chi ha cessato di essere membro della Chiesa, a causa di eresia manifesta, non può esserne il capo: «Ora, chi non è cristiano non è membro della Chiesa, e un eretico manifesto è non cristiano, come insegnano chiaramente san Cipriano ( lib . 4, epist. 2), sant’Atanasio ( Ser . 2 cont. Arian .), sant’Agostino ( lib. de grat. Christ . cap. 20), san Girolamo ( cont. Lucifero .) e altri; pertanto, l’eretico manifesto non può essere Papa. 

In precedenza, san Roberto Bellarmino osservava che «l’argomento a favore dell’autorità si fonda su san Paolo (Epist. ad Titum, 3) che ordina che l’eretico sia evitato dopo due avvertimenti, cioè dopo essersi mostrato manifestamente ostinato – cioè prima alcuna scomunica o sentenza giudiziaria”.

Non una deposizione ma un’abdicazione, una tacita dimissione

Xavier da Silveira spiega: «Per il santo gesuita nessuno depone il Papa, ma egli stesso abbandona la Chiesa visibile manifestando la sua eresia . Quindi perde il Pontificato anche se rimane nei Palazzi Apostolici e cerca di mantenere sia il suo incarico che il governo della Chiesa. Questa è un’abdicazione una tacita rinuncia , poiché rinnegare la Fede è un atto incompatibile con il Papato”.

Chi potrebbe lanciare al Papa l’avvertimento di cui parla San Paolo?

Secondo Pietro Ballerini (1698-1769), eminente teologo italiano, poiché questo avvertimento non è un atto di giurisdizione (giuridicamente nessuno è al di sopra del papa e quindi nessuno può giudicarlo), ma bensì di carità, chiunque può farlo esso, anche un laico, poiché «qualsiasi suddito può, mediante la correzione fraterna, avvertire il proprio superiore» poiché «per qualunque persona, anche un privato, valgono le parole di San Paolo a Tito: ‘Evita l’eretico’».

È bene ricordare che non solo le parole dette o scritte, ma anche « atti, gesti, atteggiamenti e omissioni possono caratterizzare un eretico ».

In che modo questa posizione differisce dal sedevacantismo

Secondo Xavier da Silveira, il principale errore dei sedevacantisti è quello di decidere che la Santa Sede è vacante senza tener conto dei passi necessari raccomandati dai teologi per arrivare a questa conclusione e, soprattutto, «senza prestare attenzione al principio che in una società visibile e perfetta come la Chiesa, i fatti fondamentali della sua vita, come l’acquisizione o la perdita della leadership, devono essere conosciuti al corpo sociale”. In altre parole, con la sua visibilità, la Chiesa richiede che sia l’elezione che le dimissioni di un papa siano sufficientemente pubbliche da diventare note ai comuni fedeli.

D’altra parte, è necessario tenere presente il principio enunciato da sant’Alfonso dei Liguori secondo cui finché un papa gode dell’accettazione universale del clero e dei fedeli, continua a ricoprire la sua carica. In tal caso la Sede di Pietro non è vacante.

Il silenzio di Francesco di fronte alle accuse

Sarebbe troppo lungo ricordare tutte le interpellanze o richieste di chiarimenti rivolte a papa Francesco e alle quali egli si è rifiutato di rispondere. Evitando ogni menzione dei loro autori, li accusò di essere ipocriti, “dottori della legge”, “farisei”, “pelagiani”, ecc.

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Ricordiamo solo due di queste interpellanze o richieste di chiarimenti. Il 19 settembre 2016, quattro cardinali − Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner − hanno inviato al papa cinque domande chiamate dubia ( in latino ” dubbi “) chiedendogli di chiarire le affermazioni contenute nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia che si oppongono alla dottrina cattolica. Poi, il 16 luglio 2017, quarantacinque studiosi cattolici (250 nel conteggio finale delle firme) hanno pubblicato unaCorrectio filialis de haeresibus propagatis, in cui identificavanocome false ed ereticheAmoris Laetitia.

Ci si chiede se l’incapacità di Papa Francesco di dare una risposta chiara e diretta a queste iniziative dottrinali, pur continuando a fare affermazioni incompatibili con la fede cattolica e la tradizione della Chiesa, non lo lasci in una situazione piuttosto scomoda riguardo alla sua ortodossia.

Il fatto che non si preoccupi di essere visto come eretico nonostante lo scandalo che ciò provoca porta molti a chiedersi se non si ritrovi già nella situazione del papa eretico esaminata da san Roberto Bellarmino e da tanti altri teologi antichi e recenti.

Si comprende quindi la domanda posta dal prof. Joseph Seifert: “Temo che possa applicarsi il diritto canonico secondo il quale un Papa perde automaticamente il suo ufficio petrino quando professa un’eresia, soprattutto quando professa la somma totale di tutte le eresie ”.

La questione è stata sollevata e deve essere dibattuta.

Luiz Sergio Solimeo 27 febbraio 2019

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