
Per cominciare anche solo a comprendere la natura di San Giuseppe, Patrono della Chiesa universale, dobbiamo tenere presenti due fatti impressionanti. San Giuseppe è il vergine-sposo di Nostra Signora e il padre-custode di Nostro Signore.
Il marito deve essere proporzionato alla moglie. Sposa di San Giuseppe è la Beata Vergine Maria, la più perfetta di tutte le creature, capolavoro dell’opera del Creatore. Nella sua incomparabile persona troviamo la somma di tutte le virtù di tutti gli angeli e santi, anzi di tutta la creazione fino alla fine dei tempi. Anche queste povere considerazioni, ovviamente, non riescono a trasmettere adeguatamente la sublime perfezione della Santissima Madre di Dio.
Novena a San Giuseppe, con Meditazioni Quotidiane
Tra tutti gli uomini, Dio ha scelto un uomo degno di amare e onorare come suo sposo la Madre del suo Figlio unigenito. Era un marito proporzionato alla moglie innamorato di Dio, della purezza, della sapienza, della giustizia, in ogni virtù. San Giuseppe era quell’uomo.
Tuttavia rimane qualcosa di ancora più incomprensibile. Il padre deve essere proporzionato a suo figlio e, come abbiamo notato, il Figlio per il quale Dio cercava un padre terreno non era altro che Suo.
Non poteva esserci che un uomo adatto a una responsabilità così tremenda, l’uomo che Dio creò proprio per questa vocazione e la cui anima Egli incoronò con ogni virtù. Anche quell’uomo era San Giuseppe.
San Giuseppe è proporzionale alla Beata Madre e al suo Divin Figlio. Quale omaggio più grande potremmo rendergli? È al di là del nostro potere immaginare la grandezza dell’esaltazione di san Giuseppe.
Le parole non possono esprimere la profondità della sua penetrazione nell’anima santissima della Madonna e il grado della sua intimità con il Verbo Incarnato.
Sant’Antonio da Padova è comunemente raffigurato con Gesù Bambino in braccio. Poiché il Divino Bambino ha riposato tra le sue braccia per pochi istanti, riteniamo Sant’Antonio particolarmente beato. Eppure quante volte San Giuseppe ha tenuto tra le braccia Gesù Bambino?
Quelle di San Giuseppe furono le labbra pure che insegnarono a Gesù e risposero alle sue domande. Pensiamo alla falegnameria di San Giuseppe a Nazaret, dove un figlio impara il mestiere del padre.
Se riesci a concepire un uomo con la purezza, l’umiltà e la saggezza per governare la Sacra Famiglia come suo signore, puoi iniziare ad apprezzare la virtù sublime di San Giuseppe. Ma come reagirono i contemporanei di San Giuseppe di fronte a questa grandezza? San Luca fornisce una chiara testimonianza. “Ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia; perché non c’era posto per loro nell’albergo». (Luca 2:7)
Queste ultime parole rivelano un’amara verità. Nel loro meschino egoismo, gli uomini trovano difficile accettare ciò che è grande, tanto meno ciò che è divino. Potremmo pensare che agli uomini piaccia affrontare questioni importanti. In effetti alcuni uomini godono di queste cose, ma in modo superficiale ed egoistico. Ciò che attrae gli uomini non è tanto la grandezza quanto la mediocrità, un misto di bene e male in cui predomina il male.
Si capisce allora perché i locandieri di Betlemme non fossero disposti a far posto alla Sacra Famiglia. San Giuseppe e Maria mostrarono loro la più tenera bontà. La loro maestà era inconfondibile, anche nella loro povertà.
Tuttavia la distinzione è accettabile solo quando è accompagnata dalla ricchezza, poiché quest’ultima perdona la prima. Inoltre, l’avidità incita all’adulazione, che prende il posto del rispetto. Così, quando bussa alla porta un uomo povero e di grande rango, non c’è posto. Ci sarebbero voluti solo cinque minuti per organizzare un’ampia sistemazione per i ricchi mediocri, ma nella locanda non c’era posto per San Giuseppe o per sua moglie con Bambino. E anche se avessero saputo che il Bambino era il Messia promesso, non li avrebbero comunque ricevuti. Come ci ricorda giustamente Donoso Cortes, “Lo spirito umano ha fame di assurdità e peccato”.
Il Bambino Gesù somigliava alla Madonna. Era la prefigura del Redentore. Anche San Giuseppe gli somigliava, ma nell’albergo non c’era posto per la Sacra Famiglia. Così la storia registra il primo rifiuto del popolo ebreo. Nostro Signore bussa alle porte – ai cuori – degli uomini attraverso la paterna intercessione di san Giuseppe e viene rifiutato.
San Giuseppe, principe della casa di Davide, la famiglia reale da cui sarebbe venuta la Speranza delle Nazioni, bussa alla porta ed è respinto. Ma in questo rifiuto sta la sua gloria. Facendo un altro passo verso il martirio, conduce la sua augusta sposa in una povera stalla, dove nascerà il Signore dell’Universo.
A questa gloria se ne aggiungerebbero molte altre: la gloria di essere considerato una persona di poco valore; la gloria di prendere su di sé l’umiliazione, l’ignominia e l’obbrobrio che sarebbero caduti su Nostro Signore; o la gloria di essere disprezzato dagli uomini per la grandezza della sua anima. Ancora oggi; quella stessa gloria ci porta a implorare: “San Giuseppe, martire della grandezza, prega per noi!”
Plinio Corrêa de Oliveira 20 dicembre 2007
Articoli correlati:
Servire un Dio “svegliato” più potente del denaro
Dieci anni di papa Francesco: “Un disastro, una catastrofe”