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10La macchina, idolo grezzo e deforme di un mondo materialista

La macchina, idolo grezzo e deforme di un mondo materialista
La macchina, idolo grezzo e deforme di un mondo materialista

Iniziamo con una ben nota verità. Poiché Dio è l’autore della natura, tutte le leggi che governano l’universo sono un’immagine della sua saggezza e bontà. Tra queste leggi ci sono quelle della fisica, tra cui quelle della meccanica. Così, chi si dedica allo studio delle arti meccaniche e ottiene nuovi benefici per l’uomo sviluppando meccanismi sempre più perfezionati merita solo lode.

Vediamo un’altra ben nota verità. Non basta amare ciò che è buono. Le cose buone sono disposte gerarchicamente sia tra loro che in relazione a Dio. Così, pur apprezzando tutto ciò che Dio ha fatto, dobbiamo inoltre attribuire a ciascuna cosa l’esatto valore che Dio ha voluto darle.

È ragionevole, ad esempio, amare le piante. Tuttavia, sarebbe assurdo preferire le piante agli uomini. È giusto coltivare le arti. Sarebbe gravemente sbagliato sostenere che le arti debbano essere apprezzate tanto quanto la teologia.

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Le leggi della meccanica si applicano al mondo inanimato, cioè agli esseri meno elevati nell’ordine della creazione poiché non hanno grado di vita. Non potrebbe esservi disordine maggiore o più grave che per qualcuno sostenere le arti meccaniche come l’oggetto più alto e più nobile dell’intelligenza umana. Allo stesso modo sarebbe errato affermare che tutti, tutta la società umana o una qualsiasi delle sue miriadi di società e gruppi minori, debbano essere e agire “more mechanicalo ”, cioè come una macchina.

Si può giustamente apprezzare immensamente le arti meccaniche. Tuttavia, ciò non dispensa dal riconoscere la naturale superiorità di altri tipi di conoscenza, rispetto a quella a cui ci si è dedicati. Un veterinario che cerca di organizzare il mondo come un immenso allevamento di cavalli sbaglierebbe meno di un ingegnere meccanico che lo concepisce come un’immensa macchina.

La macchina, idolo grezzo e deforme di un mondo materialista
Una macchina senza funzione di Lawrence Wahlstrom

Proprio questo è l’errore di tante persone oggi. Sono deliziati, entusiasti ed entusiasti di tutto ciò che riguarda la macchina. Gli uomini si dilettano a conoscere, analizzare e migliorare ingranaggi, rivetti, molle, assi, cinghie e pulegge. Guardano alla letteratura, all’arte, alla filosofia, alla storia e alla teologia con relativa indifferenza. Tuttavia, quando si trova davanti a una macchina, come, ad esempio, il motore di un’auto o di una motocicletta, esclamerà: “O meraviglia delle meraviglie!” Non c’è un dado o una vite che non assorbirà interamente la sua contemplazione.

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Da dove viene questo atteggiamento? Ci vorrebbe troppo tempo per rispondere a questa domanda qui. Ricordiamo solo di sfuggita che le arti meccaniche si occupano esclusivamente della materia. Così, l’uomo profondamente materialista del nostro secolo ha naturalmente una particolare propensione per la meccanica.

Ovviamente questo causa gravi problemi. L’idolatria della macchina ha portato alla meccanizzazione della vita. Per due volte il Santo Padre Pio XII ha messo in guardia i fedeli da questo nuovo errore. La prima volta fu in un’allocuzione all’Azione Cattolica il 3 maggio 1951. Commentò come i membri dell’Azione Cattolica non dovessero vedere la loro organizzazione come se fosse un’immensa macchina mossa dall’elettricità di un interruttore centrale di comando. Piuttosto, ha detto che deve essere visto come un’organizzazione vivente di esseri viventi e non un insieme di parti inerti per quanto abilmente incastrate insieme.

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Ribadì infine questo pensiero nel suo radiomessaggio natalizio del 1952, uno dei suoi discorsi più brillanti e profondi e certamente paragonabile alle più belle encicliche di Leone XIII. Ha commentato come il ritmo del lavoro e del progresso umano non sia impersonale, cieco e inesorabile, come quello di una macchina, ma vivo, saggio e immensamente variabile come il governo paterno di Dio. La tendenza a organizzare meccanicamente grandi imprese come la società umana, o progetti importanti come l’Azione Cattolica, mostra fin troppo bene a quali estremi possa arrivare l’idolatria della macchina.

Nella prima immagine di questa pagina abbiamo un curioso idolo meccanico. È una macchina per non fare nulla. Questo complicato apparato che “funziona” perfettamente è stato ideato da Mr. Lawrence Wahlstrom di Los Angeles, California. Non ha scopo pratico. Il suo scopo è quello di deliziare gli amanti delle macchine, per l’immensa complessità delle sue inutili parti funzionanti. Quanti sono, forse tra i nostri lettori, che si diletterebbero nell’analizzare questa macchina eppure troverebbero noiosa la lettura di qualche verso di poesia epica o, peggio ancora, di una pagina del San Bernardo sulla Madonna!

La macchina, idolo grezzo e deforme di un mondo materialista
Rovine della cattedrale di Coventry con i piani per un’estensione.

L’altra illustrazione mostra le maestose ed eleganti rovine della cattedrale di Coventry, distrutta durante la seconda guerra mondiale. Accanto alle rovine c’è la nuova cattedrale progettata, che assomiglia molto a un’enorme fabbrica con il suo design massiccio e pesante costruito senza la minima considerazione estetica. Non richiama alla mente un tempio di Dio, destinato a incitare i fedeli con la nobiltà del suo disegno, a elevare le loro anime al Dio tre volte Santo, che è la fonte infinita e sostanziale di ogni bellezza.

Perché il progetto e la forma di questo edificio, che sarebbe più adatto per una centrale elettrica, sono stati adottati per un tempio per il quale è del tutto inadeguato?

La risposta: è l’idolatria della macchina, l’idolatria della materia...

Questo articolo è stato originariamente pubblicato nella rivista Catolicismo nell’agosto del 1953.

Plinio Corrêa de Oliveira 20 dicembre 2007

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